Santi ed eroi

Siamo disgustati dall'orgia mediatica che da tempo accompagna l'agonia e forse già la morte di Giovanni Paolo II, impudicamente esposto alla pubblica morbosità e ormai vittima lui stesso del meccanismo scatenato.

Questa nostra società marcia fino al midollo, priva di prospettive e di speranze, ma carica di sfruttamento e di guerra, ha un bisogno disperato di trovare ancoraggi che forniscano l'apparenza di solidità e autorevolezza e le diano un'anima.

Dove trovarne di migliori, almeno nei paesi di più forte tradizione cattolica, che nella secolare istituzione ecclesiastica romana?

Questa istituzione, uscita degradata e assai malconcia dal crollo del mondo feudale di cui era colonna portante, si presenta oggi rigenerata e passa per così dire all'incasso per il ruolo di primo piano svolto al servizio dell'imperialismo contro il comunismo per il quale, come ha affermato recentemente Massimo Dalema, che di anticomunismo se ne intende, bisognerebbe essere particolarmente riconoscenti proprio all'ultimo papa.

Il papa del sicuro anticomunismo, punto di riferimento della reazione (non certo solo "spirituale") negli anni di Solidarnosc in Polonia e poi più vicino a noi fino allo smembramento della Jugoslavia - il papa del cattolicesimo più tradizionalista, attento a spegnere tutti i fermenti di potenziale rinnovamento ricevuti in eredità dal periodo del Concilio - il papa personificazione autorevole di una istituzione decisamente impermeabile a ogni spirito democratico, diventa così l'eroe e il santo da mostrare alla folla plaudente.

Le sue esortazioni a combattere l'ingiustizia e le sue invocazioni alla pace, espunte di ogni riferimento concreto, sono e saranno facilmente manipolate e aggirate, come sempre avviene, da parte dei poteri forti che di quella ingiustizia sono l'espressione e che della guerra hanno bisogno come dell'aria che respirano. Gli avvoltoi sono gà tutti schierati intorno al cadavere ancora caldo.

Per i cristiani devoti e disinteressati, come tante volte è avvenuto nella storia, il problema è sempre lo stesso: il signore in cui dichiarano di credere non è morto accidentalmente, non abitava in un palazzo, non era circondato da una burocrazia rapace e potente. Non ha preteso di portare la sintesi degli opposti, ma ha vissuto fino in fondo la contraddizione.

Paolo Pioppi


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