Il tempo non logora i grandi dela storia

Massimo Mazzucco

Fonte: Luogo Comune, 9 settembre 2007


Nei primissimi filmati, sei anni fa, Osama bin Laden ci appariva come un canuto saggio della montagna, se non vicino all’ora dell’Illuminazione Finale, certamente più di là che di qua.

Man mano che passava il tempo, però, il suo volto ha ripreso colore, la pelle si è fatta più liscia, e nel famoso video “della barba parlante” le sue gote sembravano addirittura più paffute.

“Và che bel che l’è - avrebbe detto mia zia - el par gnianca lù!”

Era come se i successi di Al-Queda, che la CIA continuava a decantare nel mondo in sua vece, lo avessero in qualche modo rinvigorito. Lui infatti, uomo profondamente timido nonostante le apparenze, non ha mai osato rivendicare nulla in maniera diretta. Ha sempre contato sull’aiuto dei suoi ex-amici della CIA, che lo conoscono talmente bene che appena scoppia un petardo ai giardinetti si guardano e dicono: “Mmmmmh, questo mi sa che è lui di nuovo”.

Ogni tanto però anche Osama si incattivisce, e in quei casi diventa davvero terribile: solo nel gennaio 2005 io smisi di tremare, per la paura che mi aveva messo addosso il suo messaggio del novembre precedente, quando approfittò proprio delle elezioni presidenziali per annunciare al mondo nuovi sfracelli da capogiro. Poi probabilmente si deve essere accorto che in quel modo aveva aiutato Bush a vincere di nuovo, e non avrà voluto dargli la soddisfazione di un’altra “reazione armata”: metti che questa volta veniva a cercarlo direttamente in Iran...

E intanto, noi invecchiamo e lui ringiovanisce. Le ultime foto ce lo mostrano con la barba folta folta e scura scura, come quella di un laureando in architettura un pò puzzolente ma molto simpatico. Dicono che se la tinga, ma io non ci credo: gli islamici sanno bene che Allah non ama le falsità, e Osama in quanto a Islam se ne intende. Pensa solo che prima dell’undici settembre ha mandato i suoi scagnozzi a Las Vegas a ubriacarsi, farsi di wisky e coca, e giocare d’azzardo, solo per metterli alla prova: sapeva benissimo che se fossero riusciti a fingersi degli occidentali, avrebbero ingannato tutti al check-in presentandosi con dei nomi come John Smith, Peter King, Robert Adams, e persino Priscilla Robertson. E’ stato Attà in persona che ha voluto rischiare il double-whammy: non gli bastava rischiare di mandare tutto a monte trascinandosi dietro una valigia con dentro il testamento, i manuali di volo dei Boeing, delle tute rubate della American Airlines, e le istruzioni per depilarsi le gambe prima di morire. (Forse inizialmente voleva cercare di imbarcarsi travestito da hostess).

In ogni caso, quella barba non è tinta, è sicuramente quella di Osama, che ringiovanisce a vista d’occhio. Piuttosto, il naso non mi convince: mi sa che quello nel frattempo se lo è pure rifatto. (Sai com’è, sapendo di dover tornare “a cuccare”, meglio darsi una aggiustatina).

A questo punto però bisognerà darsi una mossa, qui da noi: se non lo prendiamo in fretta, finisce che bin Laden andremo a cercarlo fra i bambini dell’asilo.

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