Dopo Pontida e la scissione di Renzi
Un attacco a tenaglia per impedire ulteriori cambiamenti

Ci si domandava perchè, dopo la formazione del governo Conte bis, De Benedetti avesse sentito il bisogno di farsi intervistare da TV7 per esprimere la sua contrarietà al nuovo governo e perchè, anticipando questa posizione, il quotidiano La Repubblica di sua proprietà avesse aperto un fuoco di fila nella stessa direzione. Anche chi segue il dibattito politico sui media ha potuto rilevare che l'area filopiddina degli 'esperti' e commentatori politici, a partire da Cacciari, manifestava tutto il suo scetticismo verso il governo Conte.

   Ma come, vien da dire, ora che il PD è rientrato al governo di che si lamentano costoro? Certamente disturbava il fatto che il capo del governo fosse Conte, come lo era stato in precedenza, succedendo a sé stesso. Non solo, c'era anche il fatto che i 5 Stelle facendo il governo col PD non hanno rinunciato al loro programma anche se l'hanno inserito in un contesto che tiene conto, in Italia come in Europa, della situazione che si è determinata dopo lo strappo di Salvini.

   Il fatto è che il PD, per questioni di rilancio e non avendo altra sponda che i 5 Stelle, ha dovuto misurarsi, obtorto collo, con un programma di cambiamento. Questo ha dunque preoccupato gli ambienti 'perbene' che per questo hanno messo in conto anche la prospettiva di un governo di destra liberista e in contrasto con Bruxelles, ma limitatamente a ragioni di concorrenza interna all'UE. Poi è venuto il colpo di fulmine dell'uscita dal PD di Renzi insieme a un gruppo di suoi accoliti. E a questo punto si delinea chiaramente quella che si può definire una manovra a tenaglia che dovrebbe relegare in un limbo l'azione del nuovo governo prima di farlo annegare.

   Nel considerare queste cose, che sono sotto gli occhi di tutti, è naturale porsi la domanda: si può uscire dalla tenaglia e tentare di dare un senso al nuovo governo Conte? Inutile anticipare la risposta, perchè essa dipende non da noi, ma dai fatti che il governo sarà in grado di produrre. A noi spetta invece il compito di capire e definire se in questo contesto ha un senso una prospettiva che non sia quella che siamo abituati a chiamare opposizione virtuale, nelle sue varie versioni, una prospettiva cioè che si dialettizzi con la fase 'riformista' del governo Conte su alcuni temi programmatici.

   Noi siamo partiti dall'idea di raccogliere su un'ipotesi di Fronte politico costituzionale una forza di movimento che dislochi in avanti, su obiettivi precisi, un settore della società che essendo lontana dal PD e non rientrando nell'area di partito dei 5 Stelle possa, in piena autonomia, svolgere un ruolo incisivo. Adesso però, di fronte ai nuovi avvenimenti - la sfida salviniana di Pontida e il ricatto di Renzi - c'è un problema politico nuovo e urgente da affrontare. L'efficacia di qualsiasi azione dipenderà dalla capacità di sviluppare una coscienza di massa della necessità di misurarsi, non sul terreno programmatico ma su quello direttamente politico, con i due nemici che condizionano la situazione: il salvinismo e il nocciolo duro del liberismo di cui sono espressione Renzi e i suoi. Mantenendo la proposta del Fronte politico costituzionale bisogna tener ferma la barra e sapersi muovere di conseguenza su questo terreno.

Aginform
17 settembre 2019