«Tornerete nelle vostre case a testa alta»

Discorso del capo della Resistenza libanese segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah

Traduzione italiana a cura di Rivista Eurasia
dalla versione francese del Centre d'information sur la Résistance en Palestine.
Fonte: Voltaire, édition internationale.
Link versione italiana http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/Discorso_integrale_del_cap.shtml
Link versione francese http://www.voltairenet.org/article142581.html


Nella sua allocuzione diffusa il 29 luglio 2006, nel 18° giorno dell'aggressione che colpisce il Libano, sheikh Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, ha tenuto a dare coraggio ai suoi compatrioti. Li ha informati della consistenza delle perdite subite dal nemico e ha loro assicurato che la Resistenza che egli conduce non mira alla vittoria del suo partito, ma a quella dell'intero popolo libanese.

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso...

Fratelli, sorelle, amici miei,

In questo diciottesimo giorno di barbara aggressione sionista del Libano, di barbara aggressione statunitense-sionista del Libano, è mio dovere rivolgermi di nuovo a voi per esporre i numerosi punti legati politicamente, militarmente a questo attuale scontro, come sul piano popolare ed ufficiale al Libano ed alla nazione e, infine, dedicherò una risposta ai combattenti che hanno inviato una lettera diffusa ieri.

Inizierò dalla situazione sul campo, perché quello che succede lì rappresenta l'elemento decisivo, di primo piano sull'evoluzione dello scontro, dei nuovi fatti politici e dei tentativi di cercare delle vie di uscita dalla crisi. Prima cosa di cui parlare sono i felici esiti della tenacia leggendaria della Resistenza del Libano, del popolo libanese e di tutto il Libano, con tutte le sue confessioni, le sue regioni, le sue formazioni ed istituzioni.

E' chiaro, finora, che il nemico sionista non ha potuto realizzare alcuna avanzata militare, e questo non sono io a dirlo: loro lo dicono, il mondo intero lo dice e lo dicono anche gli analisti politici e militari. Quando essi parlano della prosecuzione della guerra, dicono che il nemico cerca di realizzare un successo militare che gli permetterebbe di entrare in una regolazione politica. Tutti finora riconoscono che il nemico non ha realizzato alcun successo militare. Quanto alla distruzione delle infrastrutture, agli assassini di civili, all'esodo delle popolazioni e alla distruzione delle case, queste non sono azioni militari nel senso militare del termine, è azione barbara e selvaggia. Non bisogna consentire che essa porti un utile sul piano politico. Il nemico non ha finora conseguito alcun vero successo militare ma, al contrario, ha incassato numerose cocenti sconfitte militari, sul piano militare ha ricevuto colpi terribili, fino ad ora.

In sintesi, la più importante nave da guerra delle sue forze marittime è stata distrutta. Questo sul piano marittimo: le sue forze di marina hanno ricevuto un colpo duro e umiliante. Per quanto riguarda le forze di terra, quella principale, l'unità Golani, ha subito una cocente disfatta. Anche uno dei suoi ufficiali superiori ha detto che le forze distrutte sui lati di quel triangolo dell'eroismo, della bravura, del coraggio e della dignità, il triangolo Maroun el-Ras, Bint Jbayl e Aytaroun, costituivano il fior fiore di tale unità Golani, il che significa che l'élite dell'esercito israeliano è stata interamente distrutta, uccisa o ferita, e intaccata psicologicamente.

Potete vedere alcune foto (perché certi soldati sono stati trasportati in barelle stando distesi sul loro ventre? Perché le loro ferite erano alla schiena) di quell'élite fuggita come ratti sul campo di battaglia.

A livello di forze aeree, la limitatezza degli elicotteri nel movimento e il basarsi totalmente sugli aerei militari e anche gli attacchi, le migliaia di tonnellate [di esplosivi], le distruzioni di ponti, autostrade, abitazioni e strade, lo stesso assassinio di civili, non hanno permesso all'arma aerea israeliana di impedire il bombardamento delle sue colonie. Al contrario, il bombardamento è entrato ampiamente nella fase « al di là di Haifa». A causa delle sue sconfitte ed incapacità, il nemico tenta di nascondere le sue perdite. Non siamo noi a nascondere le nostre.

Le nostre informazioni sul campo confermano che le sue perdite sono più importanti di quanto esso gradualmente annunci. Perché il nemico oggi impone una censura sui media e su tutto quello che vi si dice, al fine che il suo popolo non sappia, che il suo popolo non veda la consistenza delle perdite materiali, umane e morali del nemico; anche i sondaggi di opinione che esso annuncia, come confermato dai nostri servizi informativi dall'interno, sono costruiti e fanno parte della guerra psicologica, ma vi sono delle realtà che il nemico non può nascondere al suo popolo, né al nostro popolo né al mondo.

Quando, cari fratelli e care sorelle, lungo tutto il confine arabo-israeliano, quand'è che due milioni di Israeliani sono stati costretti a sfollare o a rimanere dentro rifugi per un periodo di 18 e più giorni ? Questo numero aumenterà con l'allargamento della fase « al di là di Haifa», perché il bombardamento di Afoula e della sua base militare non è che l'inizio di questa fase e ci sono numerose città del centro che saranno i bersagli della fase « al di là di Haifa », se continuerà la barbara aggressione sul nostro paese, sul nostro popolo e sui nostri villaggi.

Può essere forse nascosta l'ampiezza delle importanti perdite finanziarie, economiche che quell'entità ha subito, ma questo aspetto lo lascio spiegare dagli specialisti in materia, tuttavia la perdita più importante è quella che tocca la visione, la fiducia e il morale di quell'entità nei confronti della sua dirigenza e del suo esercito « invincibile », dei suoi sofisticati apparati di sicurezza e della loro capacità di affrontare un popolo numericamente debole ed un paese la cui superficie e le cui possibilità sono limitate ed una Resistenza popolare dai mezzi limitati, tanto dal punto di vista umano che materiale, ma ferma nella sua determinazione e nella sua fede.

E ciò che ci fanno capire le parole di Shimon Peres quando affermano che per Israele si tratta di una battaglia per la vita o per la morte. Non vuole dire che la Resistenza del Libano entrerà in Palestina o libererà la Palestina o cancellerà l'entità oppure l'annienterà, ma egli comprende che questa formidabile tenacia libanese e questo coraggio, se sono coronati dalla vittoria, faranno morire l'arroganza, la tracotanza, l'insolenza e lo spirito sul quale è basata la sua entità e, di conseguenza, a quell'entità non resterà alcun futuro.

E la storia della vita e della morte in battaglia che porta attualmente avanti Israele; quando il popolo di quello Stato provvisorio perde la sua fiducia nel suo leggendario esercito, comincia la fine di quell'entità, perché Israele è uno Stato fondato per un esercito. Israele non è un esercito per uno Stato e quando loro sentono che quell'esercito è divenuto incapace, debole, sconfitto e umiliato e perdente, certamente la questione è una questione di vita o di morte.

Fratelli, sorelle, la sola possibilità data al nemico è fare pressione sul Libano, sulla Resistenza, sullo Stato e sul popolo, accrescendo la sofferenza umana e sociale, rendendo profughe il massimo di persone, uccidendo i civili, distruggendo ancora le case e le infrastrutture. Esso spera di poter utilizzare questa sofferenza per fare politicamente pressione su tutti, per realizzare attraverso la politica quello che è stato incapace di realizzare con la forza militare. E questo, voi potete, come popolo, farlo fallire con la vostra pazienza, con la vostra tenacia e con la vostra perseveranza. E in questo quadro, la signorina Rice torna nella regione, per tentare nuovamente d'imporre le sue condizioni al Libano, per servire il suo progetto di « nuovo Medio Oriente » e al servizio di Israele.

L'Israeliano, dobbiamo saperlo, è pronto e maturo a fermare l'aggressione, perché comincia a temere l'ignoto e di impantanarsi ancora di più, ma chi insiste nel proseguire l'aggressione al Libano è l'amministrazione statunitense. E oggi più di ogni altro momento, Israele sembra uno strumento malleabile che esegue il progetto statunitense e la decisione statunitense. E, perché il Libano possa vincere la battaglia, c'è bisogno di una volontà politica, il che significa che il Libano necessita di una volontà politica che non sia inferiore a quella dei combattenti sul campo, né inferiore a quella dei resistenti, dei profughi e di tutti quelli che sono solidali con loro, in tutto il Libano.

Il Libano ha oggi bisogno di una volontà nazionale che unisca affinché i sacrifici non siano vani. Noi teniamo ad assicurare questa volontà e questa solidarietà, teniamo, in questa fase, a che il governo sia forte affinché assuma le proprie responsabilità nazionali in favore del Libano e del suo popolo, teniamo a collaborare con il governo e con tutte le correnti e forze politiche per presentare un Libano unificato e coerente intorno a chi protegge e assicura i suoi interessi nazionali ed agiamo su questa base ma, certamente, viene chiesto al governo di agire a partire da ciò che esprimono i Libanesi, la Resistenza, l'unità, la grandezza, mentre essi non badano alle loro ferite ed affermano di essere pronti al sacrificio. Tutti noi dobbiamo sapere che, malgrado questa distruzione e a causa della nostra resistenza, ci troviamo di fronte ad un'occasione storica per il Libano di liberare finalmente ogni minimo lembo della sua terra, di recuperare i suoi prigionieri, di garantire la propria sovranità nazionale e, né il nostro cielo, né il nostro mare, né il nostro onore, né il nostro essere, da ora in avanti potranno più essere minacciato da violazioni o da aggressioni sioniste.

A tutti i Libanesi:

l'essenziale è che noi resistiamo per essere, se Dio vuole, vittoriosi e vincitori; lo saremo, se Dio lo vorrà. E vorrei commentare le cose che sento e leggo da alcuni giorni a proposito della vittoria, della sua dedica. Ho letto numerosi articoli, ho sentito parecchie interviste politiche e la domanda posta era: che cosa accadrà se la Resistenza uscirà vittoriosa ? E ho pure sentito certe personalità di certe correnti politiche, e non dico le direzioni di queste correnti, alcune persone che hanno tentato di suscitare tra la loro base la paura delle conseguenze della vittoria della Resistenza. Risponderò in modo categorico.

Per prima cosa, il Libano e il suo popolo hanno un'esperienza di questa Resistenza della vittoria del 2000 e di come essa ha agito. Poi, già fin d'ora, io confermo che la vittoria sarà per tutto il Libano, con tutte le sue regioni, le sue confessioni, le sue correnti e le sue istituzioni ufficiali e popolari, in primo luogo al Libano, naturalmente; e la vittoria sarà una vittoria per ogni Arabo, per ogni musulmano, per ogni cristiano e uomo onesto di questo mondo che si sia opposto a quest'aggressione e abbia difeso il Libano con la parola o con l'azione o con il suo sostegno. In particolare, la vittoria sarà per i membri della Resistenza e per i suoi simpatizzanti, potente motore per l'amore e per la concordia con tutti i Libanesi e, in particolare per quelli che li hanno sostenuti e li hanno aiutati, tanto a livello politico che mediatico, per coloro che li hanno accolti e onorati da Saida al Monte Libano, da nord e da sud, a Beiruti verso il nord e la Bekaa. Questa vittoria sarà un catalizzatore per la ricostruzione di un Libano, più bello di quanto sia mai stato, un Libano bello ma forte, un Libano bello ma degno. Questa vittoria sarà un catalizzatore per l'unità e la complementarietà e non un fattore di dominazione e di orgoglio, questa vittoria sarà un potente volano per concretizzare la nostra unità nazionale che il nostro popolo ha realizzato in questi giorni, grazie ai valori di Gesù, la pace sia su di lui, e ai valori del messaggero di Dio, Muhammad, preghiere e pace siano su di lui, ai valori dell'aiuto reciproco, della solidarietà, dell'amicizia, della fraternità, dell'inquietudine condivisa, della cooperazione e dell'amore che tutte le persone hanno manifestato in modo molto conciso e responsabile. Ed io spero che certi non si dilunghino nelle loro spiegazioni. Io affermo ai Libanesi che non bisogna che certi tra voi abbiano paura della vittoria della Resistenza ma, piuttosto, bisogna aver timore della sconfitta. Così si comporta ogni persona patriottica. Fratelli e sorelle, noi assistiamo a movimenti popolari sempre più importanti nei paesi arabi e musulmani e altrove, in solidarietà con il Libano e con la Palestina. Questo ci rafforza, ci rallegra e ci rende felici e noi li ringraziamo per tutto questo e apprezziamo tutto ciò che fanno. In questo quadro, possono uscire parole, posizioni, discorsi per danneggiare l'unità dei ranghi e lo spirito battagliero. Non dobbiamo esserne colpiti o essere spinti a reagire. Guardiamoci da ogni reazione non appropriata, Perché reazioni erronee possono servire al nostro nemico e al nemico del nostro paese e della nostra nazione. Rivolgo i miei più vivi ringraziamenti a tutti gli ulema e muftì del mondo musulmano, a tutti i dirigenti dei movimenti islamici del mondo che hanno fronteggiato questi tentativi di sedizione e di divisione dei ranghi dei musulmani in particolare durante questa sensibile fase. Quanto ai governi ed ai regimi, noi non abbiamo chiesto a nessuno di battersi con noi, né di difenderci ; tutto quello che abbiamo loro chiesto è solo di non fornire una copertura all'aggressione del nostro paese e del nostro popolo e, anche se potrebbero fare molto per il Libano, il minimo sarebbe impegnare le loro possibilità e le loro energie e utilizzare le loro amicizie per far cessare senza meno quest'aggressione. In ogni caso, quando ci sarà un'evoluzione positiva verso il Libano nell'atteggiamento di ogni Stato arabo e quando questo Stato apporterà il suo aiuto ed il suo sostegno e dedicherà i suoi sforzi a far cessare la guerra, noi riceveremo questo in tutta amicizia, con tutti i ringraziamenti e l'apprezzamento.

Noi non cerchiamo liti né inimicizie, siamo alla ricerca dell'unità, della concordia, della cooperazione e della solidarietà e tutto quello che vogliamo sono il bene e la dignità per la nostra patria e per la nostra nazione e, a questo obiettivo, noi dedichiamo le nostre anime ed il nostro sangue e quanto di più caro possediamo.

Dal momento che parliamo dei governi e dei regimi, vorrei commentare le domande critiche poste in questi ultimi giorni, le quali non sono semplici domande, a proposito della Siria e dell'Iran, domande che ci sono state rivolte in questi termini : dove sono i vostri alleati in questa dura battaglia ?

Mi accontenterò di rispondere oggi, perché essi parlano della Siria e dell'Iran, che non hanno spinto nessuno contro il Libano, che non hanno contribuito ad offrire alcun copertura a questa guerra e che non hanno in nessun momento mercanteggiato la Resistenza, né in Libano,né in Palestina, né in passato, né oggi, né in futuro, mentre le porte del mercanteggiare sono aperte. Esse sono sempre, voglio dire la Siria e l'Iran, dalla parte del Libano, del suo popolo e della sua Resistenza, hanno usato tutte le loro possibilità presso loro amici nel mondo, per far cessare l'aggressione sionista del Libano; lungi da tutti i rilanci di offerte e da tutte le esibizioni, non si sono nemmeno interessate ad entrare nella crisi per trarre vantaggio sul piano regionale: essi non vogliono che il bene del Libano, del suo popolo e della sua resistenza.

E, da parte nostra, noi non vogliamo altro da loro e qui vorrei segnalare l'enorme accoglienza fatta dalla Siria, a livello della sua dirigenza, del suo governo e del suo popolo, a decine di migliaia di profughi libanesi.

Riceviamo informazioni sulla cura, sugli onori e sul degno interesse che essi ricevono, il che rende doversi i nostri ringraziamenti e la nostra fierezza : ecco che cosa ne pensiamo. Fratelli e sorelle, eccomi all'ultima parte del mio discorso che comprende una parola per ciascuno, una risposta alla lettera inviata dai combattenti della resistenza, una parola al nemico e al mondo. Alle persone, generose e tenaci, che resistono nei loro villaggi e nelle loro città e ai profughi, a tutti i pazienti e a tutti i certi della vittoria, che hanno stupito il mondo con la loro pazienza e la loro resistenza, la loro fiducia e la loro coesione, agli anziani, alle donne, ai bambini e ai malati, alle famiglie che dormono sotto il cielo, senza che vengano intaccati la loro determinazione ed il loro coraggio, che cosa potrei dirvi ? C'è una parola che equivalga alla vostra rettitudine e alla vostra resistenza ? Ve lo dico, per me stesso e a nome dei miei fratelli: le nostre anime, il nostro sangue e noi stessi siamo devoti a voi, per le vostre lacrime, per le vostre ferite, per la vostra resistenza e per la vostra fierezza.

Tornerete nelle vostre case, carissimi, a testa alta, degni come eravate e come rimarrete; non abbiamo che una sola promessa, quella della vittoria che amate. E vi dico che Dio vi ricompensa in questo mondo e nell'altro, voi, le persone più nobili, più coraggiose e più pure.

Quanto ai combattenti, dico loro: il vostro messaggio mi è pervenuto e vi ho inteso. Siete come vi avevo detto, sì, voi siete la promessa sincera, siete la vittoria che arriva con il permesso di Dio, siete la libertà per i prigionieri e la liberazione della terra, siete i difensori della patria, dell'onore e della dignità.

Fratelli miei, voi siete l'autenticità della storia di questa nazione, siete la quintessenza della sua anima, siete la sua civiltà, la sua cultura, i suoi valori, il suo amore ed il suo spirito, siete la permanenza di questo cedro sulle nostre vette e l'umiltà delle spighe di grano nelle nostre case, siete la fierezza come i monti del Libano. Al nemico e al mondo io dico: qualunque sia la durata di questa guerra, noi siamo pronti, quali che siano i sacrifici, noi vi siamo nati. Nella battaglia della volontà, noi non saremo sconfitti. A Bush e a Olmert e a tutti i tiranni e aggressori, io dico: agisci come intendi, tu non cancellerai, per Dio, la nostra memoria e non ucciderai la nostra ispirazione, quello che ti raduna sarà disperso e i tuoi giorni sono contati. Coloro che hanno agito ingiustamente impareranno un giorno quale sorte funesta li attende e quale sarà la fine gioiosa di quelli che avranno timore di Lui.

Pace e misericordia su di voi.

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