11 Ottobre: un corteo complicato.
Per l'opposizione di classe c'è ancora molta strada da fare

Francesco Fumarola

Fonte: mercantedivenezia
11 Ottobre 2008


L’11 Ottobre è stato il giorno delle manifestazioni di piazza. Entrambe a Roma: a Piazza Navona con Di Pietro, mattatore unico, alle prese con il Lodo Alfano che immunizza dai peccati del mondo le quattro più alte cariche dello Stato; alla Bocca della Verità, dove è terminato il lungo serpentone umano fatto di migliaia tra compagne e compagni, fratelli e sorelle, ex parlamentari cronici, burocrati confermati, mezzetacche al seguito di qualche capo carismatico, capetti senza quadri e con una basetta, millantatori di credito, tutti uniti dalla ricerca del senso perduto della propria militanza o, forse, del compianto portafogli pesante.

Al corteo organizzato da Rifondazione e Comunisti Italiani (le cui dirigenze, dopo le sberle di Aprile e le successive reciproche accuse, hanno firmato l’Appello “Per un’altra Italia, per un’altra Politica” che riproduce a grandi linee lo sfigatissimo Arcobaleno) c’erano quasi tutti (da Action al trotskystissimo Partito Comunista dei Lavoratori fatto ad immagine e somiglianza di Marco Ferrando, l’Alfa e l’Omega, da Sinistra Democratica ai Comunisti Uniti, dai Verdi alla trotskystissima Falce&Martello, ago della bilancia interna, insieme all’Ernesto multiproprietà, della nuova e variopinta segreteria PRC di Paolo Ferrero, fino ai CARC che predicano l’arrivo in città ,dalla campagna, delle masse rivoluzionarie).

Mancano all’Appello altri trotskystissimi, quali Sinistra Critica ed il Partito d’Alternativa Comunista (l’unica struttura della storia comunista a lanciare prima il Partito e poi l’ipotesi di Costituente Rivoluzionaria). Entrambi hanno scelto di disertare l’11 a favore del corteo del sindacalismo di base, fissato per il 17 Ottobre.

Motivazioni varie: a detta del PdAC oggi avrebbero manifestato, anch’io sarei tra questi, le “sinistre governiste” ovvero il calendario strettissimo costringe ad optare per uno solo dei due eventi (Sinistra Critica). Altri trotskistissimi&bordighisti purissimi come Unità Comunista hanno disertato perché trattasi di “sfilata” e di riproposizione dei “soliti riti identitari”: e, si sa, non bastano le sfilate contro Berlusconi. A suo tempo per Bordiga non bastavano manco per fermare Mussolini, speculare alla sinistra socialdemocratica. E’ fu subito fascismo.

Ma, fortunatamente, siamo solo alla farsa, essendosi a quel tempo già consumata la tragedia (immane). Da segnalare la presenza di comunisti Stalinisti ma, miracolosamente, trotskysti e stalinisti non sono venuti a contatto (anche perché, come si può capire, molti dei primi se ne sono rimasti a casa per evitare qualunque tipo di contagio). Solo così, anche oggi, la Storia dell’Umanità ha potuto continuare a procedere imperiosa. Non sono stati segnalati i Verdi Verdi.

C’era però Paolo Cento, ormai solo Presidente del Roma Club di Montecitorio, che pare frequentatissimo dai lestofanti del centrodestra, Presidente Onorario Giulio Andreotti. In questa babele di corteo, si segnalano i canti accalorati sulle note di “Bellaciao”, “Fischia il Vento”, “Bandiera Rossa” , che fanno ben sperare per una ripresa dei concetti teorici e pratici di lotta e conflitto di classe abbandonati da Bertinotti in ossequio al pacifismo gandhiano, oltre all’abbraccio di Ferrero con Bertinotti, che manda all’aria quanto ipotizzato poc’anzi.

Sul versante PdCI si segnala che Oliviero Diliberto avrebbe riferito alla stampa come “il PD non faccia opposizione”. In pochi hanno pensato fosse un invito disinteressato a farla.

Marco Rizzo ha invece comunicato che “Il grande popolo comunista è sceso di nuovo in piazza per ricostruire l’opposizione di classe in questo paese”: che fosse un grande popolo (numericamente inteso) non v’è dubbio.

Che vi fossero pure, ma non soltanto, i comunisti, ugualmente è vero. Sul fatto che questo grande popolo stesse lì per costruire oltre la semplice opposizione fisiologica anche un’ ”opposizione di classe”, manteniamo più di qualche riserva. L’opposizione di classe purtroppo viene fuori da un processo dialettico complicato e lungo, e non soltanto dalla buona volontà dei soggetti in questione, tra l’altro nemmeno la totalità di quelli che oggi hanno sfilato per le vie di Roma.

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