Nasce “AFAFRICA”,
la forza aerea USA
per il continente Africa

Antonio Mazzeo

25 novembre 2008
Fonte: http://www.agoravox.it/Nasce-AFAFRICA-la-forza-aerea-USA.html


Sembrano proprio voler fare sul serio le forze armate USA in Africa. A dodici anni dalla sua disattivazione, torna in vita il 17th AF (Seventeenth Air Force), il 17° Stormo dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti d’America. E assume il nome altisonante di “AFAFRICA” e la direzione della neocostituita componente aerea statunitense per il continente africano. Il 17° AF è divenuto operativo meno di un mese fa presso la grande base aerea di Ramstein, Germania, agli ordini del nuovo comando per le operazioni nel continente africano, Africom. “Si tratta di 400 militari dell’US Air Force che stanno già ricevendo un primo addestramento specifico per contribuire al robusto programma di cooperazione alla sicurezza, secondo la visione strategica del Comando USA per l’Africa”, ha commentato il colonnello Keith Cunningham del 17th Air Force. “Prevediamo di raggiungere una piena capacità operativa tra il 2009 e il 2010, ma già adesso siamo l’elemento guida per le operazioni aeree di Africom”. Noto per aver coordinato negli anni ’80 l’installazione in tre basi europee dei GLCM (Ground Launched Cruise Missile), i missili Cruise a capacità nucleare – tra queste quella di Comiso, in Sicilia -, il 17th Air Force avrà adesso come principale funzione il trasporto aereo di uomini, mezzi e armamenti dall’Europa al continente africano. Il 17° Stormo dell’US Air Force si è dotato di una struttura organizzativa interna basata sul neocostituito 404th Air Expeditionary Group e sul 42nd Expeditionary Airlift Squadron, squadrone di trasporto aereo proveniente dalla base aerea di Maxwell-Gunter, Alabama. Quest’ultimo gruppo di volo vanta numerosi interventi nei più recenti scacchieri di guerra internazionali. Durante la prima guerra del Golfo, i suoi bombardieri B-52 eseguirono per 960 missioni contro l’Iraq, sganciando in soli 44 giorni oltre 12,588,766 libre di bombe. Il 42° Squadrone USA è inoltre operativo in Africa già da alcuni anni, avendo effettuato diverse missioni a favore della “Combined Joint Task Force – Horn of Africa”, la speciale forza operativa che Washington ha insediato a Gibuti. Lo squadrone ha pure partecipato ad esercitazioni multinazionali come la “Flintlock” in Mali e la “Enduring Freedom – Trans Sahara” in diversi paesi dell’africa settentrionale e occidentale. AFAFRICA ha già ricevuto in dotazione due velivoli cargo C-130 “Hercules”, provenienti dalla base aerea di Little Rock, Arkansas, dove, l’1 ottobre 2008 (lo stesso giorno dell’attivazione del Comando Africom in Germania), è stato ricostituito il 19th Airlift Wing. Questo gruppo per il trasporto aereo ha già iniziato ad operare sulle rotte Usa-Europa-Africa, ma non è nuovo nello scacchiere africano. Dal 1955 al 1961 ha operato infatti stabilmente presso le basi aeree marocchine di Sidi Slimane e Ben Guerir. Trasferito successivamente in Arkansas, il gruppo ha assunto i compiti di trasporto aereo e rifornimento, ricoprendo un ruolo determinante nelle invasioni statunitensi dell’isola di Grenada (1983) e di Panama (1989). Dopo l’intervento diretto nella prima guerra contro l’Iraq, il 19th Airlift Wing fu dislocato in alcune basi europee per assicurare il rifornimento in volo dei caccia della Nato durante la campagna militare in Bosnia dell’autunno 1995. Il gruppo rimase operativo in Europa sino alla fine dei bombardamenti USA e Nato contro la ex Repubblica di Yugoslavia (1999). Secondo il Comando della 17^ Forza Aerea USA di Ramstein, già a partire dal prossimo anno i C-130 Hercules saranno sostituiti da una nuova versione del velivolo, il C-130J, dotato di migliore flessibilità e maggiori capacità di trasporto. Ad AFAFRICA sarà pure assegnato uno squadrone operativo con i nuovi aerei da trasporto C-17. “Se si vola dalla Germania e si prende un C-130, sono necessarie diverse soste intermedie durante il trasferimento verso l’Africa”, ha dichiarato il generale Tom Hobbins, in forza al nuovo comando delle forze aeree USA. “Quando però saremo in grado di utilizzare in questo scenario i C-17, si potrà raggiungere lo Zambia senza aver bisogno di rifornirsi in volo. Per l’US Air Force la principale ragione di questo programma di acquisizione di velivoli con raggio d’azione maggiore, è quella di poter offrire un supporto a forze dell’esercito più leggere e più veloci, nelle loro missioni alle basi europee dell’est Europa, e attraverso l’intero continente africano”. In vista del rafforzamento delle proprie responsabilità operative, Air Forces Africa ha pure pianificato di trasferire stabilmente presso la base di Camp Lemonier, Gibuti, gli uomini e i mezzi di un altro gruppo di trasporto aereo, il 449th Air Expeditionary Group. Dotato anch’esso di velivoli C-130 “Hercules”, il 449° Gruppo ha già sostenuto importanti attività logistiche per le forze terrestri USA che operano in Corno d’Africa. Il trasporto non sarà comunque l’unico settore d’intervento di Air Forces Africa. Il Comando del 17th Air Force ha già pianificato per il 2009 la propria partecipazione ad una trentina di esercitazioni addestrative con le forze aeree dei paesi africani partner. Due attività finalizzate alla “promozione della sicurezza aerea nel continente” sono già state realizzate in Marocco e Nigeria nei mesi di ottobre e novembre 2008. “Grazie all’addestramento e all’interazione del personale sosteniamo gli africani nell’edificazione di una sicurezza aerea sostenibile”, ha commentato il generale Ronald R. “Ron” Ladnier, comandante del 17th Air Force USA. “E noi saremo sempre più impegnati ad aiutare i nostri partner in Africa a sviluppare le loro capacità militari”.

Africom raddoppia.
L’Italia ospiterà i comandi
per le operazioni USA in Africa

Antonio Mazzeo

4 dicembre 2008
Fonte: http://www.carta.org/campagne/dal+mondo/16019


Napoli e Vicenza ospiteranno due componenti di Africom, il nuovo comando delle forze armate Usa per gli interventi nel continente africano. Il ministro degli esteri, Franco Frattini, ha confermato le indiscrezioni che erano trapelate un mese fa in Spagna sull’intenzione del Pentagono di trasferire il comando centrale della nuova struttura militare da Stoccarda a Rota (Cadice) e/o Napoli, per avvicinarlo allo scacchiere operativo africano. Ma l’Italia stavolta raddoppia: oltre che sulle infrastrutture che la Marina USA possiede a Capodichino, Gricignano e Gaeta, Africom potrà contare sulle basi dell’US Army di Camp Ederle e Dal Molin, Vicenza.

Ripetendo il copione che caratterizza ogni scelta di politica militare, sono tante le menzogne e le omissioni del governo italiano. Nel corso di una conferenza stampa, presente l’ambasciatore statunitense in Italia Ronald Spogli, il ministro Frattini ha dichiarato che le due componenti di Africom che saranno ospitate a Napoli e Vicenza, “operano nel quadro della Nato”. Ebbene, Africom è stato istituito lo scorso anno dell’amministrazione Bush senza consultare gli alleati atlantici. Il Pentagono ha deciso unilateralmente le finalità dell’intervento in Africa (lotta al terrorismo, addestramento e armamento dei paesi partner) e i tempi di attivazione del comando transitorio di Stoccarda (Germania), delle basi e delle unità destinate ad intervenire in Africa. Le operazioni (molte delle quali segrete) e le esercitazioni che si realizzano nel continente sono gestite esclusivamente da personale statunitense. Fare riferimento alla Nato per le operazioni USA in Africa è solo un modo per occultare la piena sudditanza di Roma a Washington. Franco Frattini ha pure affermato che la scelta del governo italiano è stata presa dopo “aver informato anche i paesi africani che hanno espresso grande supporto a questa decisione”. Come dire che mentre Parlamento e popolo italiano sono tenuti all’oscuro dei piani che consolidano il paese nel principale trampolino di guerra degli Stati Uniti, la Farnesina dissemina in Africa funzionari e diplomatici per ottenere il consenso per comandi e reparti che solo Gibuti, Liberia e Marocco sono disponibili ad ospitare.

Il ministro degli esteri ha pure aggiunto che “non ci saranno truppe da combattimento americane assegnate su base permanente” a Napoli e Vicenza, ma solo “componenti civili”. Frattini, cioè, enfatizza le finalità di “assistenza umanitaria” del nuovo comando USA, occultando ciò che ha fortemente irritato il Congresso e buona parte delle organizzazioni non governative degli Stati Uniti. A Stoccarda solo una decina di persone assegnate ad Africom non sono dipendenti del Dipartimento della Difesa, mentre più di mille sono i militari di aeronautica, esercito, marina, guardia coste e corpo dei marines degli Stati Uniti d’America.

Frattini, bontà sua, precisa che “i problemi dell’Africa non si risolvono con truppe da combattimento”, e che nel malaugurato caso in cui ci fosse bisogno di esse, “queste proverranno dalla Germania ma non dall’Italia”. Ma non vengono forse dalle basi tedesche di Bamberg e Scweinfurt i reparti della 173^ Brigata Aviotrasportata che raggiungeranno Vicenza quando saranno conclusi i lavori all’aeroporto Dal Molin?

Come denunciato dalla “Rete Nazionale Disarmiamoli!”, la Farnesina ha pure omesso di ricordare che l’Italia ospita già altre basi destinate alla nuova politica bellica di Washington, Camp Darby e Sigonella, quest’ultima sede della centrale d’intelligence per le attività “anti-terrorismo” in Africa settentrionale ed occidentale. “Joint Task Force JTF Aztec Silence” è il nome della forza speciale creata dal Dipartimento della Difesa per condurre dalla Sicilia missioni di sorveglianza terrestre, aerea e navale e finanche vere e proprie operazioni di bombardamento contro obiettivi civili e militari nella regione del Sahel.

All’ambasciatore statunitense Ronald Spogli va riconosciuta maggiore sincerità. “Gli obiettivi dei nuovi comandi Africom – ha dichiarato - vertono su sicurezza e incremento dell’assistenza umanitaria, attraverso quattro attività: prevenzione dei conflitti; promozione della crescita economica; controllo dei flussi migratori e prevenzione del terrorismo”.

Per Spogli, la creazione dei due comandi subordinati di Napoli e Vicenza “favorirà la cooperazione Italia-Usa, come già si sta facendo nell’ambito delle iniziative G8 per l’addestramento delle forze di peacekeeping e nelle azioni contro la pirateria a largo delle coste somale”. Una strizzatina d’occhio agli accordi multimilionari sottoscritti dai complessi militari-industriali dei due paesi e all’ex premier Romano Prodi, nominato dall’ONU quale responsabile degli interventi di “peacekeeping” in Africa.

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