Siamo alla follia.
Ma vai pure avanti Nicola!

Mauro Manno

16 febbraio 2008


Da quando Sarkozy è diventato presidente della Francia, non ha cessato di sorprendere gli analisti politici e preoccupare i sostenitori di una politica di pace nel mondo. Sarkozy si è presentato immediatamente come un neoconservatore e della peggiore specie, un neoconservatore sionista.

Per prima cosa ha voluto ricucire lo strappo che l'invasione ingiustificata degli Stati Uniti all'Iraq aveva creato tra Europa e Amministrazione Bush. Poi ha chiarito che Parigi intende svolgere un ruolo attivo nella Nato a fianco degli Stati Uniti. Recentemente ha dichiarato la disponibilità della Francia ad aumentare le truppe combattenti in Afghanistan, accanto a quelle americane e britanniche, cercando di sanare le profonde contraddizioni che segnano l'alleanza e la guerra afghana, da molti ritenuta sbagliata e di fatto già perduta sul terreno. Sarkozy vuole che la Francia faccia a gara in filoatlantismo con l'Inghilterra. Charles De Gaulle deve rigirarsi nella tomba!

Sulla questione del momento -- le minacce di guerra contro l'Iran di Israele e dell'Amministrazione Bush -- Sarkozy si è apertamente schierato con il partito dell'aggressione. Ha fatto convocare l'ambasciatore iraniano a Parigi per protestare -- a nome di Israele -- quando Ahmadinejad ha dichiarato che Israele è destinato a scomparire per la sua insanabile contraddizione storica di Stato artificiale, che oltretutto non fa nulla per raggiungere un compromesso con i palestinesi (per esempio uno stato unico ed egualitario di ebrei e palestinesi), che gli permetterebbe di integrarsi in Medio Oriente. Sull'Iran, Sarkozy non si è limitato a questo e ha sostenuto che il recente rapporto delle 13 agenzie dei servizi segreti statunitensi, il quale riteneva che l'Iran non abbia un programma nucleare militare, non solo non ha fugato i dubbi ma suscita ancora più sospetti. Una scusa per aumentare la pressione (sanzioni) su Teheran (http://www.iht.com/articles/2007/12/06/europe/react.php).

Che questa politica ingiustificata di pressioni crescenti da parte di Israele, degli USA, della Gran Bretagna e ora anche la Francia somigli paurosamente alla politica di sanzioni imposte all'Iraq prima dell'invasione illegale del 2003, non è sfuggita agli analisti accorti. Si sa dove portò quella scelta sciagurata. Più l'Iran viene scagionato, non solo dalle agenzie dei servizi segreti Usa ma anche dall'organo ONU deputato al controllo della non proliferazione nucleare (IAEA), più il blocco neoconservatore mondiale e il sionismo, preme per sanzioni e per la guerra.

Come se già questo non bastasse, Sarkozy se l'è presa con i musulmani. In due occasioni, ricevendo il PM irlandese Ahern il 21 settembre 2007 e il PM svedese Reinfeldt il 3 ottobre successivo, Sarkozy si è abbandonato ad uno sfogo antiarabo e antimusulmano dei più smodati. In due monologhi confusi di circa 20 minuti l'uno, “con un linguaggio molto duro, molto diretto, e per tutto dire sconvolgente” si è scagliato “contro il gran numero di musulmani in Europa” ed ha sottolineato lo “scontro di civiltà” che oppone i musulmani all'Occidente. (vedi: http://bruxelles.blogs.liberation.fr/coulisses/2007/11/sarkozy-et-les-.html ).

Durante la campagna elettorale Sarkozy aveva definito “racaille” (immondizia) i giovani delle banlieues, in gran parte arabi nord africani. Un alto dirigente algerino ha accusato Sarkozy di antisemitismo, il che ha fatto sorridere qualche giornalista che ha notato che il presidente francese non può essere accusato di antisemitismo perché è ebreo. Ma il giornalista in questione ha solo mostrato la sua ignoranza perché è pur vero che Sarkozy è ebreo ma è un ebreo askenazita, non sefardita, per cui non è semita ma discendente dei khazari, che non erano semiti. L'accusa di antisemitismo, così ampiamente lanciata contro chi critica Israele, questa volta può ben essere rivolta a Sarkozy, non semita, che tanto ha da ridire sugli gli arabi, i quali sono senza dubbio semiti e sui musulmani. A peggiorare la situazione, qualcuno nei servizi segreti di Parigi, evidentemente scontento del capovolgimento della tradizionale politica gaullista di amicizia col mondo arabo, ha fatto circolare un documento in cui si afferma che Sarkozy ha intrattenuto, dal 1983, buone relazioni col Mossad (vedi: http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2340¶metro=esteri, oppure http://weekly.ahram.org.eg/2007/868/in2.htm ). Per questo, nel mondo arabo, la figura di Sarkozy ha suscitato preoccupazione e timore, e non certo per le sue effusioni amorose con la Bruni all'ombra delle piramidi d'Egitto.

Sorprende quindi che il portavoce del presidente Sarkozy abbia dichiarato che ora la Francia e Israele stiano vivendo un'autentica “luna di miele”? (vedi: http://www.ejpress.org/article/news/france/21928).

Ma non è questa la follia di cui vogliamo parlare.

La sera del 13 febbraio Sarkozy, partecipando quale ospite d'onore alla cena annuale del Crif, nota organizzazione lobbistica degli ebrei francesi, ha fatto una proposta riguardante, guarda caso, la lotta all'antisemitismo. D'accordo con il presidente del Crif, Richard Prasquier, che l'antisemitismo si combatte “partendo dalla scuola”, Sarkozy, più volte calorosamente applaudito, ha affermato di aver chiesto “al governo, in particolare al ministro della Pubblica Istruzione, Xavier Dercos, di fare in modo, che in ogni anno scolastico, a partire da settembre 2008, ad ogni allievo del CM2 (10-11 anni) sia affidata la memoria di uno degli 11.000 bambini francesi vittime della shoah” (vedi: http://dailymotion.alice.it/video/x4dr5n_sarkozy-face-aux-juifs-discours-int_politics ).

Che dire di questa proposta?

Potremmo dire che i bambini francesi morti durante la seconda guerra mondiale sono molti di più degli 11.000 bambini ebrei. E perché poi limitarsi ai bambini francesi? Nella scuola francese forse non si devono ricordare i milioni di bambini tedeschi, inglesi, italiani, russi, polacchi, ecc., morti sotto i bombardamenti o comunque durante il conflitto? Un bambino è un bambino e da qualsiasi parte la sua nascita lo ha collocato, è sempre una vittima innocente. La prima delle vittime. Ma su questo fondo di ingiustizia connaturato alla religione dell'olocausto, che commemora solo, o sopra ogni altro cosa, la sofferenza degli ebrei, non vale la pena tornare a soffermarsi.

L'aspetto nuovo della proposta di Sarkozy è, se possibile, ancora più scandaloso. Non solo egli nega lo stesso diritto alla commemorazione di tutti i ragazzi, ugualmente innocenti, morti durante il secondo conflitto mondiale, ma infligge di fatto una nuova ingiusta sofferenza ai ragazzi della Francia di oggi. Associare e dall'alto, con un decreto presidenziale, la vita di un bambino dei nostri giorni alla morte di un bambino durante la seconda guerra mondiale non è solo sbagliato è aberrante. Cosa vuole Sarkozy da un ragazzo di 10 anni? A 10, oggi, si è del tutto impreparati ad affrontare i temi della morte, della guerra, degli orrori dei conflitti attualmente in corso nel mondo. Le immagini dei telegiornali li traumatizzano ed essi cercano di rifugiarsi in quel che ancora resta loro di un'innocente e rassicurante infanzia. Ma Sarkozy vuole che essi studino la vita di un ragazzo morto oltre 60 anni fa, che ne ripercorrano il dramma, ne rivivano passo passo il destino. Non basta tutto quanto si fa già per influenzare collettivamente ragazzi e adulti. Non bastano i film sull'olocausto, trasmessi inesorabilmente, i programmi televisivi, non bastano le infinite commemorazioni, i musei, le lezioni a scuola e fuori da essa, e prediche, i discorsi politici, i viaggi organizzati ad Auschwitz, e tutti gli interminabili e numerosissimi altri riti della religione olocaustica, adesso si vuole entrare ancora più profondamente nella vita di un ragazzo, portandovi la morte, il trauma, l'incubo. Si vuole entrare nell'intimo individuale di un ragazzo che non ha la capacità di gestire, resistere, respingere tutto questo. Si vuole caricare la sua coscienza in formazione di un peso insostenibile.

Un ragazzino di 10 anni sottoposto a un simile traumatico trattamento cosa deve pensare dei suoi nonni che hanno vissuto nel periodo della guerra? Cosa si vuole che pensi? Che essi sono stati complici o, nel migliore dei casi, pavidi testimoni, delle deportazioni? La storia è naturalmente molto più complessa di quanto Sarkozy e gli specialisti della memoria selettiva vogliano farci credere. I sionisti, per esempio non sono immuni da responsabilità attinenti alla sofferenza ebraica, visto che tra le due guerre, e ancora durante il secondo conflitto mondiale, svolsero una politica di collaborazione con gli antisemiti compresi i nazisti. Anche questa è storia sebbene i sionisti si sforzino di nasconderlo.

Ma perché questo uso soffocante della religione olocaustica e della sofferenza ebraica? La conoscenza dei fatti della II Guerra Mondiale non c'entra niente. Ormai è chiaro che Israele, i sionisti ma anche tanti ebrei in buona fede, catturati dal sionismo, stanno facendo un uso politico di quei fatti, per giustificare i crimini dello stato ebraico contro i palestinesi e promuovere la politica di guerra in Medio Oriente.

Alcune rare voci ebraiche si levano contro la proposta di Sarkozy. Ma sono di peso. Simone Weil ha dichiarato che questa idea è semplicemente “inimmaginabile, insostenibile, ingiusta”.

La cosa non sortirà nessun effetto, ne sono convinto, ma è significativo che Sarkozy ci abbia provato. In Italia forse una simile assurdità passerebbe perché abbiamo una classe politica servile e prona agli interessi sionistici anche a costo di traumatizzare e rovinare i nostri ragazzi. Penso in particolare ai nostri politici laici che confondono ebraismo con sionismo e antisionismo con antisemitismo.

Se poi la proposta di Sarkozy dovesse essere messa in pratica, forse potrebbe anche sortire un effetto positivo: che i francesi cioè, costretti a riaprire finalmente gli occhi, mandino nel dimenticatoio della storia la religione dell'olocausto e la memoria selettiva, restituendo alla sofferenza ebraica il giusto peso tra le tante sofferenze causate dal II conflitto mondiale. Vai pure avanti Nicola, a tirare troppo la corda alla fine si spezza!

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