Imperialisti: giù le mani dal Sudan

Manik Mukherjee, segretario generale del Comitato di Coordinamento Internazionale Antimperialista e per la Solidarietà tra i Popoli (IAPSCC) ha partecipato alla celebrazione della giornata nazionale del lavoro in Sudan su invito del Sudan Workers Trade Union Front (SWTUF) - Fronte dei Sindacati Operai del Sudan. La conferenza è iniziata il 3 agosto a Khartum con la partecipazione di quasi 2000 delegati da 20 paesi. Riportiamo il testo dell'intervento di Mukherjee.

Fratelli, sorelle, amici

Sono venuto qui per esprimere la solidarietà del popolo dell'India al popolo sudanese nella sua lotta contro la dominazione imperialista. L'India e il Sudan hanno sofferto a lungo sotto il giogo del dominio britannico e hanno dovuto sopportare la tragedia dello spargimento di sangue fratricida istigato dalle potenze dominanti. Condividiamo il vostro dolore e siamo con voi nella lotta contro l'imperialismo. Attualmente le potenze imperialiste guidate dagli USA stano combattendo una guerra assassina contro i popoli del mondo. Dopo aver portato la devastazione in Jugoslavia, Iraq, Afganistan, rivolgono la loro attenzione ad altri paesi come il Sudan, l'Iran, la Palestina, il Libano, ecc. Il Sudan è un paese ricco di risorse naturali come petrolio, gas naturale, uranio, rame, ecc. che fanno gola alle potenze imperialiste. Per questo il Sudan è divenuto vittima degli intrighi e delle cospirazioni più classiche degli imperialisti. Il vostro è un paese di grandi diversità etniche ma per secoli i vari gruppi etnici si sono mescolati e hanno condiviso le stesse caratteristiche culturali e religiose. Ma i dominatori britannici per perpetuare il dominio coloniale e mantenere il paese in condizioni di povertà, arretratezza e debolezza adottarono la loro solita politica del divide et impera fomentando sospetti e divisioni tra i vari gruppi etnici e a causa delle loro cospirazioni e istigazioni, quando nel 1956 furono infine costretti ad andarsene, il paese precipitò in una lunga guerra civile che le potenze imperialiste, soprattutto il Regno Unito, la Francia e gli USA cercarono di alimentare e prolungare mettendo un gruppo contro l'altro

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L'ondata dei movimenti anticoloniali nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale liberò dal dominio straniero un paese dopo l'altro in tutto il mondo e anche in Africa furono instaurati governi nazionali. Ma le potenze imperialiste erano terrorizzate dalla possibilità che le enormi risorse naturali dell'Africa sfuggissero al loro controllo, perciò, quando le politiche dei governi mostravano qualche tendenza a un corso di sviluppo indipendente o i movimenti popolari assumevano pur timide posizioni anticapitaliste, gli imperialisti gli saltavano addosso, lanciando campagne destabilizzanti, operazioni repressive, veri e propri interventi militari e anche occupazioni militari e operazioni per provocare il rovesciamento dei governi. L'abbiamo visto nel Congo, in Ghana, in Guinea-Bissau, Angola, Somalia e in molti altri paesi. Gli USA sono stati in prima linea nel promuovere questi attacchi con le istituzioni controllate dagli USA, come il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, l'USAID, che hanno cercato di bloccare lo sviluppo economico dei paesi africani e di mantenerli per sempre soggetti al dominio imperialista. La rivalità tra potenze imperialiste ha poi ulteriormente incrementato le tensioni e i conflitti in Africa.

Il Sudan indipendente ha cercato di seguire una politica di sviluppo delle proprie risorse economiche affrancata dai diktat imperialisti. Non ha consentito agli USA l'accesso alle risorse petrolifere e non ha appoggiato la guerra contro l'Iraq e la successiva occupazione. Questo ha mandato in bestia gli USA che da tempo stanno perciò cercando di destabilizzare il paese. Nel 1998, con la scusa che si sarebbe trattato di un impianto per la fabbricazione di armi chimiche, lanciarono perfino un attacco missilistico contro un impianto farmaceutico del Sudan. Le accuse erano del tutto false, come fu dimostrato da una commissione di inchiesta guidata dall'ex ministro della giustizia statunitense Ramsey Clark, che è adesso il presidente della nostra organizzazione, il Comitato di Coordinamento Internazionale Antimperialista e di Solidarietà tra i Popoli (IAPSCC). Nessun indennizzo è mai stato pagato per questo attacco che distrusse l'impianto che produceva il 60% di tutti i farmaci reperibili in Sudan (Dal giornale Workers World, USA). L'architrave della politica imperialista sta nel fomentare gli antagonismi nazionali e regionali, nell'istigare un gruppo contro l'altro e sostenere una parte nel conflitto con aiuti finanziari e militari. In Sudan questa politica è stata portata avanti con molta efficacia per creare una situazione di guerra civile che si è protratta per quasi mezzo secolo. Il Sudan è stato devastato dalla guerra che ha contrapposto il nord al sud; si stima che due milioni di persone siano stati uccisi e molti altri milioni abbiano dovuto abbandonare le loro case. L'economia del Sudan ne è stata sconvolta provocando carenze di alimenti e conseguente fame e denutrizione mentre vaste sezioni della popolazione sono rimaste prive di assistenza sanitaria e di istruzione di base. Alla fine dopo lunghi negoziati nel 2005 è stato firmato a Nairobi un accordo quadro di pace (Comprehensive Pecae Treaty) e il popolo sudanese stremato ha iniziato a sperare in un periodo di pace e riconciliazione. Ma proprio mentre si stavano facendo i primi passi per cercare di risolvere pacificamente i problemi, gli USA e i loro alleati hanno attizzato il fuoco nel Darfur.

Gli imperialisti presentano falsamente il conflitto nel Darfur come scontro razziale tra arabi e neri africani. Ma, come è stato detto, " tutte le parti coinvolte nel conflitto civile nel Darfur, sia che siano chiamati Arabi o Africani, sono in egual misura indigeni e anche neri, sono tutti musulmani e appartengono tutti alla popolazione locale." Siccità prolungata, carestia e povertà hanno precipitato la gente del Darfur in terribili ristrettezze determinando un ribollire di scontento tra i vari gruppi sulla ripartizione delle poche risorse. Gli imperialisti hanno soffiato sul fuoco per poter utilizzare i disordini e i conflitti per destabilizzare un governo 'non amico' e facilitare il loro ingresso nel paese. Le simpatie e gli appoggi dei capitalisti negli USA e in Europa sono andati ai gruppi ribelli che combattevano il governo sudanese, i quali vengono addestrati militarmente e aiutati e incitati dalle potenze imperialiste direttamente o attraverso regimi al loro servizio. E dopo aver istigato il conflitto interno gridano al genocidio nel Darfur. Le organizzazioni occidentali di destra, i portavoce dei capitalisti, e persino certi gruppi progressisti alquanto confusi lanciano invocazioni all'intervento esterno per 'salvare' il Darfur. Esponenti USA e britannici come George Bush, Condoleezza Rice, John Bolton, il generale Colin Powell, il generale Wesley Clark, Tony Blair, ecc. invocano l'intervento in Sudan per fermare il "genocidio". Siamo in presenza di uno schema costante nel modus operandi degli imperialisti. Dopo aver istigato le guerre civili e fatto in modo che si prolunghino con gli interventi diretti e appoggiando un gruppo contro l'altro, incominciano a parlare di 'crimini di guerra' e 'crimini contro l'umanità' e chiedono che i responsabili siano processati e puniti. Lo abbiamo visto in Cambogia, in Rwanda, in Jugoslavia. E le accuse vengono sempre rivolte contro la parte che più si oppone agli imperialisti. Lo stesso schema lo vediamo applicato al Sudan. I gruppi di destra negli USA e in Europa hanno lanciato un blitz di propaganda sulle sofferenze del popolo nel Darfur e invocano l'intervento militare diretto e la presenza permanente delle potenze occidentali nel Darfur per monitorare la situazione. La storia ha dato ampia dimostrazione del fatto che le cosiddette 'forze di pace' inviate per ragioni 'umanitarie' sono in realtà impiegate per favorire gli interessi imperialisti, non per la pace e la riconciliazione. Dovremmo apprendere le lezioni che vengono da quel che è successo in Corea, nel Congo, in Rwanda, in Jugoslavia.

Nel 2006, su iniziativa dell'Unione Africana, il governo del Sudan e il gruppo armato più importante del Darfur avevano firmato un accordo di pace (Darfur Peace Agreement) come avvio di un processo di risanamento e riconciliazione. Ma le interferenze imperialiste stanno bloccando la soluzione del conflitto e altri gruppi che godono dell'appoggio delle potenze imperialiste continuano ad alimentarlo. In questa situazione il Tribunale Penale Internazionale al servizio delle potenze imperialiste ha aperto un procedimento penale contro dirigenti del Sudan. Nel 2007 i giudici del Tribunale Internazionale avevano emesso mandati di cattura per crimini contro l'umanità e crimini di guerra contro due alti esponenti sudanesi. Poi recentemente, il 14 luglio di quest'anno, il Tribunale ha accusato degli stessi reati il presidente Omar Hassan al-Bashir. Esprimiamo la più forte protesta contro questa mossa odiosa. Siamo lieti che l'Unione Africana e la Lega Araba si siano opposte alla manovra del Tribunale e sottoscriviamo la dichiarazione dell'Unione Africana secondo la quale la minacciata azione penale metterebbe a rischio gli sforzi di pace nella regione del Darfur. Tutte le persone di buon senso vedono nell'azione del Tribunale un attacco alla sovranità del Sudan e il governo e il popolo del Sudan sono giustamente fermamente decisi a non sottostare a nessun ricatto politico. Lo IAPSCC chiama tutti gli antimperialisti del mondo alla solidarietà col popolo del Sudan nella sua lotta contro l'imperialismo e a sostenere la sua battaglia in difesa della sovranità. Sottolineiamo con forza che il popolo sudanese è l'unico custode del proprio paese ed è l'unico che possa determinare un percorso per affrontare i suoi problemi interni senza interferenze straniere o pressioni esterne di nessun tipo. Il popolo del Sudan è l'unico che abbia il diritto di giudicare se ci siano state violazioni dei diritti umani e di punirne gli autori. Il popolo del Sudan non ha bisogno di essere edotto dagli imperialisti su come proteggere i diritti dell'uomo. Facciamo uscire da questa sede un appello per archiviare le accuse contro il presidente al-Bashir ed esigere invece che a essere processati per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per le guerre contro l'Iraq e l'Afganistan e per la tortura dei prigionieri ad Abu Ghraib e a Guantanamo siano George Bush e i suoi collaboratori.

Viva la lotta antimperialista
viva la solidarietà tra i popoli
imperialisti giù le mani dal Sudan!


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