Un invito ai Palestinesi a battersi per la prospettiva di un solo Stato

di William Hughes
e-mail: liamhughes@comcast.net


E' ora che i Palestinesi abbandonino l'idea dei due Stati come soluzione del conflitto. Lo sostiene il dottor Saree Makdisi, scrittore, professore e autore di frequenti commenti sul conflitto israelo-palestinese. La soluzione dei due Stati, dice, fa il gioco di Israele come potenza dominante e occupante. "La soluzione di un unico Stato metterebbe in evidenza come l'Israele sionista non sia altro che un'impresa coloniale di insediamento su basi assolutamente razziste ... uno Stato per un popolo a spese di un altro popolo".

"[I sionisti israeliani] stanno imponendo un sistema ... di Apartheid ai cittadini musulmani e cristiani dei territori Occupati" - Jimmy Carter, ex presidente USA (1)

"Penso che la situazione sia ormai più che matura perchè i Palestinesi ... [abbandonino] il paradigma di fondo degli israeliani [la soluzione di due Stati dominati da Israele] e con voce unanime presentino al mondo il loro paradigma per la soluzione di un unico Stato". Così si è espresso il dottor Saree Makdisi, stimato scrittore, professore all'Università della California e autore di molti commenti sul conflitto israelo-palestinese, parlando il 29 gennaio 2007 al Palestine Center di fronte a una sala gremita di pubblico. La sua conferenza è stata presentata anche su C-Span (società statunitense di TV via cavo di informazione politica, NdT). Il dottor Makdisi è un arabo-americano e sta attualmente lavorando a un libro intitolato "Palestina senza Road Map".

“I Palestinesi – così argomenta Makdisi - dovrebbero dire: 'Non ci può essere un governo senza uno Stato da governare e, dato che non c'è uno Stato palestinese, non c'è nemmeno un governo palestinese. Una parte del nostro popolo vive in esilio, una parte è minoranza oppressa, un'altra ancora subisce l'occupazione militare. Ma noi siamo un popolo solo e non accetteremo soluzioni che non ci rendano giustizia come a un unico popolo. Israele è una potenza occupante che ha pesanti responsabilità verso il popolo a cui ha deciso di imporre un'occupazione militare per quarant'anni. Israele, come dimostrano i discorsi nevrotici e direi anche osceni di crisi demografica, nega i diritti umani e politici fondamentali dei Palestinesi a cui ha dato nominalmente la cittadinanza e nega i diritti umani e politici fondamentali dei Palestinesi in esilio, che hanno diritto di ritornare nella patria da cui loro o i loro genitori sono stati espulsi con la violenza nel 1948. Noi siamo disposti a condividere il paese con gli ebrei di Israele e a convivere con loro in pace e giustizia, ma vogliamo un governo veramente democratico e laico, che sia governo per tutti e consideri tutti i cittadini uguali di fronte alla legge. Insomma, noi Palestinesi rivendichiamo il diritto di vivere come esseri umani normali secondo le norme comunemente accettate nel XXI secolo'.”(2)

Un discorso di questo tipo, sottolinea Makdisi, “è assai più forte della debolezza autoinflitta del discorso palestinese [attuale] che mendica la pietà di Israele. Ma questo non è il suo unico vantaggio: il fatto è che, dato il discorso israeliano attuale … produrrebbe reazioni di panico … di cui le reazioni isteriche [dei sionisti] al libro di Jimmy Carter ("Palestine, Peace Not Apartheid") sono un piccolo assaggio. Vedere per credere." (2)

Makdisi fa a questo punto un quadro delle profonde paure che emergono in Israele sulla questione principale di carattere demografico e cita in proposito lo stesso Ehud Olmert che, con il venti per cento circa della popolazione costituito attualmente da “non ebrei”, fa un quadro fosco di quel che succederebbe se gli Israeliani fossero costretti ad accettare la soluzione di un unico Stato. Le affermazioni di destra estrema di Olmert, primo ministro di Israele dal 2006, risalgono al novembre 2003, quando il regime sionista era guidato da Sharon, attualmente in coma.

Ed ecco le parole di Olmert, riprese da Makdisi, pronunciate nel 2003: “Non ho il minimo dubbio che ben presto il governo di Israele dovrà affrontare il problema demografico con la massima serietà e risolutezza. Sarà questo problema, più di ogni altro, a imporci le soluzioni che dovremo adottare. Non possiamo aspettare all'infinito. Un numero crescente di Palestinesi non mostra interesse per una soluzione negoziata che porti a due Stati perchè punta a trasformare l'essenza del conflitto da un paradigma algerino a uno di tipo sudafricano (3), da una lotta contro l'occupazione, come dicono loro, a una lotta per 'un uomo, un voto', una lotta cioè molto più limpida e popolare e in definitiva assai più forte… Per noi significherebbe la fine dello stato ebraico.” (2) (parole di Olmert).

Con queste parole, dice Makdisi, “il primo ministro Olmert mostra quello che i Palestinesi potrebbero fare se mutassero di paradigma… Io mi chiedo allora: 'Che cosa aspettano i Palestinesi a fare questo passo?' Israele ha chiarito assai bene quali siano le sue intenzioni e ha lasciato trapelare più e più volte quello che sarebbe il suo 'peggiore incubo', cioè uno stato democratico e laico... Già l'idea che uno Stato democratico e laico, cioè quella che è ritenuta la forma ideale dello stato nel XXI secolo, sia visto come un 'incubo per Israele' è più eloquente di molti volumi. La domanda che ci poniamo è allora: 'Perchè mai i Palestinesi dovrebbero continuare a recitare la parte autocastrante assegnata loro da un paradigma che scaturisce dalla dominazione israeliana?'”. Makdisi propone che i Palestinesi rifiutino questa posizione di sottomissione rivendicando “un diritto che, come gli israeliani stessi riconoscono, sarebbe difficile o impossibile continuare a negare loro indefinitamente”. (2)

Assecondando la soluzione israeliana dei due Stati, dice Makdisi, “i Palestinesi hanno reso un servizio a Israele e indebolito la loro causa. E' ora che i Palestinesi con voce unanime annuncino che la soluzione dei due Stati è arrivata al capolinea. Israele deve essere smascherato per quello che è: un'impresa coloniale di insediamento su basi assolutamente razziste ... uno Stato per un popolo a spese di un altro popolo, realizzato in modi che avrebbero potuto essere accettati nel XVIII secolo, ma sono assolutamente inaccettabili nel XXI”. (2)".

C'è almeno una personalità di spicco israeliana, il popolare scrittore, giornalista e traduttore Israel Shamir, che appoggia la soluzione di un unico Stato e ritiene che Israele “dovrebbe seguire l'esempio della Nuova Zelanda, dove i nuovi arrivati Europei convivono con i nativi Maori” (4). Makdisi ritiene che fino a un terzo dei Palestinesi di Cisgiordania e Gaza siano favorevoli alla soluzione di uno Stato unico, anche se ufficialmente non se ne fa parola.

Il cosiddetto “Processo di pace” iniziato nel 1993, accusa Makdisi, non ha per finalità la pace! Gli israeliani usano regolarmente questa espressione, compresa la “Roadmap” come un astuto marchingegno, una manovra che non ha nessuna corrispondenza nella “realtà”, nella durissima esistenza che i Palestinesi devono sopportare ogni giorno sul terreno sotto le brutali Forze di Occupazione israeliane. I sionisti riescono così a dissociare “il linguaggio dalla realtà”. Per Makdisi i Palestinesi, nello scenario (leggi paradigma) controllato dagli Israeliani, non otterranno mai “una Stato indipendente”.

Ad ogni modo, secondo Makdisi, il paradigma sionista “sta perdendo la presa soffocante che aveva sull'opinione americana”. Lo dimostrerebbero gli effetti positivi del libro di ampia diffusione del Presidente Carter, nonchè la pubblicazione e ampia accettazione dell'autorevole studio accademico prodotto dai professori di Harvard Stephen M. Walt e John J. Mearsheimer (5). I sionisti, aggiunge Makdisi, “hanno certo una solida presa sul Congresso, ma in ultima analisi il Congresso dovrà seguire l'opinione pubblica” e il popolo americano sta acquistando “sempre più” coscienza del fatto che il “disastro” della Guerra in Iraq “è in qualche modo connesso con la Palestina… Gli Israeliani sanno che il tempo sta per scadere… Sanno che stanno perdendo … Nell'opinione pubblica americana si stanno gettando le premesse per 'qualcosa di nuovo'.

“La cosa importante - sottolinea per concludere Makdisi - è che la soluzione di un unico Stato non è una proposta che debba essere articolata in anticipo con accordi provvisori, commissioni e sottocommissioni… E' la realtà che abbiamo sotto gli occhi. C'è in realtà un solo Stato, [Israele]. La soluzione di uno Stato unico è stata posta in essere nel 1967 (6). C'è un solo governo che agisce in modo differenziato su due gruppi di persone che vivono nello stesso paese e conferisce a un gruppo diritti che vengono sistematicamente negati all'altro. La sola cosa che manca affinchè il mondo possa riconoscere che le cose stanno così è che i Palestinesi dicano 'E' proprio così' e riportino così nuovamente in linea, per la prima volta, 'linguaggio e realtà'”. (2)

Note

1. Jimmy Carter, "Palestine Peace Not Apartheid," p. 189.
 http://baltimore.indymedia.org/newswire/display/14375/index.php
2.  http://www.youtube.com/watch?v=4ydoVQtGhv4
3.  http://baltimore.indymedia.org/newswire/display/14183/index.php
 http://www.youtube.com/watch?v=dAKoqVTsGkU
4.  http://shamir.mediamonitors.net/
5.   link aksgnotes1.harvard.edu
  link a www.youtube.com
  link a www.youtube.com
6.  http://www.wrmea.com/
 http://www.marxists.de/middleast/schoenman/index.htm
 http://www.ameu.org/page.asp?iid=191&aid=233&pg=1
 http://www.pchrgaza.ps/
 http://www.hcef.org/index.cfm/ID/130.cfm
 http://www.endtheoccupation.org/article.php?id=1215

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