Libano: intrigo internazionale

Simone Santini

12 Maggio 2008
Fonte: www.clarissa.it
Link: http://www.clarissa.it/esteri_int.php?id=934


Sembra superata la crisi in Libano che rischiava di sprofondare il paese nella guerra civile, ma la tensione corre ancora sul filo. L'attuale premier Siniora, considerato illegittimo dalle opposizioni, ha accusato il partito Hezbollah, sciita e filo-iraniano che controlla il sud del paese, di un tentato golpe. Al contrario, Nasrallah, il leader sciita, e il suo alleato il generale Aoun (componente cristiana), sostengono che il governo abbia promosso una vera e propria dichiarazione di guerra contro l'opposizione, che ha reagito.

Nel mirino due atti del governo: la rimozione del comandante dell'aeroporto di Beirut accusato di non aver impedito a Hezbollah di piazzare telecamere nella zona degli atterraggi, secondo Hariri (leader della componente sunnita filo-occidentale) per preparare attentati contro istituzioni libanesi nemiche; il tentativo di dichiarare illegale e smantellare la rete di telecomunicazioni di Hezbollah, struttura risultata decisiva quando la scorsa estate il Partito di Dio respinse militarmente l'attacco di Israele che invase il Libano.

Il putch delle milizie di Hezbollah, che hanno occupato la capitale ma consegnandola poi nelle mani dell'esercito regolare, ha mostrato la volontà di Nasrallah di reagire con veemenza alla situazione creatasi, senza tuttavia spingersi a prendere il potere, ciò che avrebbe avvitato la crisi fino ad un punto di non ritorno.

Fin qui la ricostruzione ufficiale. L'analista indipendente francese Thierry Meyssan, presidente di VoltaireNet ed autore di numerosi saggi su questioni di informazione militare e geopolitica, fornisce alcune indicazioni di intelligence che se confermate aprirebbero squarci su una diversa e inquietante verità.

Secondo Meyssan, Hezbollah avrebbe reagito ad una provocazione tentata dagli Stati Uniti per destabilizzare definitivamente il Libano. Nella notte tra il 25 e il 26 aprile dei commandos americani sarebbero dovuti atterrare a Beirut con la missione di uccidere Hassan Nasrallah: che il colpo fosse riuscito o meno, questo avrebbe precipitato la situazione nel caos e consentito l'intervento di truppe Onu e poi della Nato.

Si chiarisce dunque lo scenario spionistico sull'aeroporto. Hezbollah avrebbe piazzato le proprie telecamere, scoperti evidentemente i piani d'attacco, per prevenire o annientare l'azione dei commandos con il beneplacito del comandante della struttura. E lo smantellamento minacciato della sua rete di telecomunicazioni potrebbe essere stata una conseguenza della capacità di Hezbollah di "ascoltare" e sventare i piani avversari, così come eliminare un supporto logistico fondamentale in caso di nuova guerra, civile o contro Israele, o eventualmente contro truppe di intervento della Nato. Se Meyssan non cita la fonte delle sue rivelazioni (probabilmente intelligence dello stesso Hezbollah), la sua ricostruzione ha comunque una coerenza. Inoltre l'analista fornisce due dati oggettivi del tentativo di destabilizzazione in atto: gli omicidi dei due capi militari delle componenti dell'opposizione, François el-Hajj del Partito Patriottico Libero del generale cristiano Aoun, presumibilmente per mano della CIA, avvenuta a Beirut il 12 dicembre scorso, e di Imad Mugniyeh di Hezbollah, eliminato a Damasco il 12 febbraio, si pensa dal Mossad.

Quest'ultima vicenda aveva aperto un ulteriore capitolo con intrecci spionistici degni di un film. Come riportato da Peace Reporter, pare che la talpa all'interno del regime siriano non fosse altro che il potente capo dei servizi segreti Asef Shawkat, nonché cognato del presidente Bashar Assad. Shawkat sarebbe stato arrestato nei mesi scorsi in segreto ma la notizia trapelò e fu diffusa dall'emittente Al-Arabiya. L'uomo pare fosse anche pronto a prendere il potere in seguito ad una congiura di palazzo e sarebbe stato al centro di una rete spionistica tra Arabia Saudita, Israele e Stati Uniti. Anche in questo caso sarebbe stata l'intelligence di Hezbollah (evidentemente estremamente efficace) a rivelare al presidente siriano Assad la vera natura di suo cognato Shawkat dopo l'assassinio del suo capo militare a Damasco.

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