In occasione della manifestazione del 28 marzo avevamo già affrontato la questione della "coalizione sociale" proposta da Landini, inquadrandola nel contesto delle contraddizioni aperte dalle offensive di Renzi contro la sinistra sindacale e sociale. A distanza di soli due mesi, ci sembra che la proposta abbia già perduto tutta la sua carica potenziale. Lo scrive sul suo blog con condivisibile chiarezza Aldo Giannuli nel commento che qui riproduciamo.

Landini: lasciamo perdere...

Aldo Giannuli, 28 maggio 2015 [qui]

Volutamente, dopo aver scritto un solo articolo molto perplesso su Landini e sulla sua "coalizione sociale", ho taciuto per mesi. Le perplessità, invero, aumentavano e si mutavano in giudizi negativi, ma non volevo essere accusato di esser prevenuto, di sparare alla schiena di un tentativo in fasce ecc.

Ora, a distanza di due mesi e con la recente dichiarazione programmatica (il programma vero e proprio, nel dettaglio, è stato annunciato per le prossime settimane, dopo che le apposite commissioni di studio avranno prodotto qualcosa) mi pare di aver maturato un giudizio abbastanza preciso: politicamente la coalizione di Landini non esiste. Anzi, ad essere più precisi, è Landini a non esistere politicamente.

Di questa fantomatica coalizione sociale “questo solo possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

La prima perplessità sorge proprio dai contraenti il patto: una coalizione sociale è fatta (lo dice la parola stessa) da forze sociali che devono avere loro sedi di raccolta, espressione e decisione, come, ad esempio, era negli anni settanta per le assemblee studentesche, i consigli di fabbrica e di zona, le leghe dei disoccupati, ecc. Dove sta scritto che i precari, le casalinghe, i pensionati, i senzacasa, i lavoratori ecc. debbano essere rappresentati dall’Arci, da Libera o da Emergency? Le associazione sono un pezzo della società civile, ma non sono la società civile tout court e, per di più, hanno apparati strutturati esattamente come i partiti, i sindacati ecc, quindi non offrono garanzie di una maggiore aderenza democratica alla volontà dei propria aderenti. Comunque, sorvoliamo.

Ma questa coalizione (che per ora è solo un cartello di sigle) che fa? Liste elettorali? No, questo è stato subito escluso dai promotori. Né poteva essere diversamente: come potrebbe l’Arci, in cui ci sono precise componenti legate al Pd, a Sel, a Rifondazione ecc., proporre un cartello elettorale concorrente alle formazioni politiche che la compongono? Ed anche Libera o le altre associazioni, hanno iscritti che si collocano nelle più diverse posizioni politiche, per cui una partecipazione elettorale autonoma della loro associazione potrebbe andare incontro ad un forte dissenso interno ed anche all’abbandono dell’associazione da parte di molti iscritti. Dunque: pace! Non è di questo che si può parlare.

Allora come si esprime questa coalizione? Attraverso Referendum e proposte legge di iniziativa popolare? Potrebbe andare, ma, normalmente, prima si decide quali referendum (o quali proposte di legge) occorre fare e poi si compone il comitato promotore, qui, invece, avremmo un comitato referendario che si costituisce per scoprire che referendum promuovere. Un po’ strano vero? Oppure si tratta di promuovere forme di lotta come scioperi generali e lotte sociali? Anche questo può andare però, scusa, Landini, ma se non riesci a convincere neanche le altre categorie della tua confederazione, pretendi di proporre queste forme di lotta con associazioni che hanno altro scopo sociale?

Ve li vedete quelli dell’Arci mettersi alla testa di cortei ed organizzare blocchi di merci o scioperi anomali?

Magari si pensa ad altre forme di lotta, dallo sciopero del rosario alla lotta armata, quello che vi pare, ma fatecelo sapere cosa è questo strano animale che avete messo insieme ed a che serve.

Quindi, anche sotto questo profilo, la cosa convince poco. Ma veniamo all’indirizzo programmatico che è stato riassunto in tre o quattro frasi. Ma in realtà, ne bastava una sola: acqua fresca!

Allora diciamocela tutta: questa storia della coalizione sociale era solo un modo pomposo di chiamare il comitato elettorale di Landini in vista dello scontro interno alla Cgil per la successione alla Camusso. E’ noto che Landini pensa (pensava…) a una sorta di meccanismo di referendarie, se non proprio fra tutti gli iscritti alla Cgil, almeno fra i delegati di base e, in questo caso, un supporto organizzativo ampio poteva essere cosa utile. Ma anche questo disegno mi pare che sia andato a ramengo:

-Libera ed Emergency si sono defilate con eleganza e sono uscite dalla “coalizione”
-Sel, Rifondazione, il gruppo Civati, l’Altra Europa ecc. non si sono degnati di mandare un solo rappresentante alla conferenza di presentazione delle “indicazioni programmatiche” ed ignorano ostentatamente la cosa (mi pare che l’unico che ci creda sia il mio amico Claudio Grassi, ma direi che è poca cosa)
-La Cgil ha definito le regole di selezione dei partecipanti alla prossima conferenza di organizzazione, che, a sua volta, definirà le regole congressuali e mi pare che di primarie o simili non se ne parli proprio
-I mass media, dopo un iniziale atteggiamento di interesse a febbraio, stante il silenzio di ben 52 giorni della mitica coalizione sociale, ha perso ogni interessa alla cosa ed ha avuto una attenzione freddissima verso il recente sussulto “programmatico” e sarà anche peggio più avanti, con l’avvicinarsi della pausa estiva.

Insomma, mi pare che possiamo lasciar perdere e che Landini si sia bruciato. Sarà, ma questo mi sembra meno furbo di Ferrero.