Iraq, se l'ordine viene dai palazzi

Arrivano 50 corpi al giorno, dice il direttore dell'obitorio di Baghdad.
In azione i fanatici della guerra sporca e i loro legami con il potere

Sabah Ali

Il Manifesto, 14 settembre 2006


«Sunniti e sciiti, siamo tutti fratelli e non svenderemo questa terra». Nell'aprile 2003, i giorni immediatamente successivi all'occupazione americana, questo era lo slogan degli iracheni di Baghdad e dintorni.

Oggi, la morte su basi confessionali è la più quotidiana delle realtà. Le famiglie sono troppo spaventate persino per andare all'obitorio a reclamare il corpo di un figlio, per il terrore di trovare un miliziano ad attenderli appostato dietro qualche angolo. E le teste mozzate dei giovani sequestrati dietro le moschee rotolano per le strade come meloni. Secondo il direttore dell'obitorio di Baghdad, dr.Qais Hassan, a partire dai primi 5 mesi del 2006, dopo l'attentato al santuario di Samarra e le elezioni che avrebbero dovuto fermare i massacri, i corpi affluiscono nel numero di 35-50 al giorno. A Bassora, rimasta relativamente tranquilla fino alle elezioni, in cinque mesi vi sono stati più di mille morti e si dice che ci sia almeno un omicidio l'ora. All'ufficio passaporti di Baghdad, che in genere comincia a ricevere dalle 9, adesso la gente fa la fila dalle 5 di mattina, e chi arriva alle 6 viene rispedito a casa. Le famiglie scappano dagli omicidi e dalle lettere intimidatorie. Quello dei passaporti è diventato un business per gli impiegati dell'ufficio. Con la scusa che non possono compilare più di trenta richieste al giorno, arrivano a chiedere 500 dollari per un passaporto. Coloro che non si possono permettere una tale cifra non possono che restare ed andare incontro al proprio destino.

Che cosa sono questi squadroni della morte? E' ormai cosa risaputa che il ministero degli interni iracheno e l'esercito iracheno sono direttamente coinvolti negli squadroni della morte. Ci sono fiumi di testimonianze, documenti, prove e filmati in merito.

Le forme di omicidio tipiche degli squadroni hanno fatto la loro comparsa intorno al 2005, per mano dei commando della polizia irachena. Ma vale la pena di menzionare alcuni punti: che il primo governo iracheno è stato eletto nel 2005 ed era quasi del tutto a maggioranza sciita (il governo Jafari) e fu allora che vennero formati gli squadroni, composti quasi esclusivamente da gruppi sciiti, quasi tutti del Badr (il braccio armato del Consigio supremo della rivoluzione islamica in Iraq) e dell'Esercito mahdista (la milizia del movimento di Moqtad as-Sadr).

Quindi gli squadroni armati sarebbero milizie sciite in seno alle forze di sicurezza del ministero degli interni? Non esattamente. E' vero che un convoglio di uomini pesantemente armati, mascherati, vestiti di nero,che girano con macchinoni e blindati urlando contro i sunniti e sparando in aria, che attaccano singoli, negozi, che sequestrano la gente, picchiando a morte i passanti o portandoli via nei camion, non possono sembrare altro che una milizia confessionale. Eppure tutto ciò è soltanto una parte della storia.

Per tutto il 2005 centinaia di giovani sunniti sono stati arrestati dai mughaweer, i commando della polizia irachena. I loro corpi poi venivano trovati per tutto l'Iraq. I commando venivano creati, allenati, armati e diretti da ufficiali di intelligence americani ed israeliani ben noti per i servigi resi in America centrale e meridionale. I mughaweer sono dal canto loro talmente brutali che un prominente personaggio della vita politica irachena ha dichiarato che al confronto con quelle irachene, è raccomandabile di finire in una prigione americana. I prigionieri sopravvissuti alla detenzione raccontano le torture perpetrate nelle carceri del ministero degli interni iracheno; storie orrende che ricordano i tipici segni rinvenuti sui cadaveri lasciati fra la spazzatura di Baghdad, o nei condotti delle fogne. Teste, piedi e mani forati col trapano, sono un ben noto marchio degli squadroni. Ma anche ossa rotte, teste spaccate, pelle bruciata o scuoiata.

Dopo la vittoria della coalizione sciita alle elezioni del dicembre 2005 e dopo l'attentato al santuario di Samarra, gli omicidi sono cambiati sia nel numero che nelle tecniche impiegate. Il momento peggiore è stato fra l'ultima settimana di febbraio ed il mese di marzo: migliaia di sunniti sono stati massacrati da miliziani vestiti di nero che giravano con le armi ed i veicoli della polizia governativa. E' noto che il complesso militare Rashid, un tempo il più grande di tutto l'Iraq, è adesso un covo di bande criminali. Ce lo riferisce ad esempio Mohammed, uno dei tanti giovani provenienti da al-Madain rapiti e detenuti insieme a donne (a volte rapite come punizione per non aver portato il velo) e bambini. Ma non solo: varie associazioni di diritti umani irachene denunciano altri crimini perpetrati all'interno di Rashid, come ad esempio minorenni costretti alla schiavitù, mercato nero e traffico di droga. Soltanto alcuni di queste migliaia di rapimenti ed omicidi sono di matrice politica. Gli altri hanno ragioni oscure.

Perché il governo non sta facendo niente contro tutto questo? Ci sono stati casi isolati, ad esempio ad Amara, dove squadroni di miliziani sorpresi ad assassinare civili e bruciare moschee sono stati arrestati dalla polizia locale. Ma non appena le truppe americane ne venivano a conoscenza, questi venivano subito rilasciati.

Ma la questione rimane una, e cioè: il semplice fatto che i commando di polizia siano principalmente composti da sciiti non implica che qualsiasi crimine da essi commesso sia perpetrato soltanto in base a motivi confessionali. In realtà, la loro composizione sciita è stata usata appunto per suggerire ed istigare una guerra civile fra le diverse confessioni. E' stato il governatore americano in Iraq, Paul Bremer, ad accorpare le milizie sciite alle forze di sicurezza irachene in base all'articolo 91 del Codice amministrativo transitorio da lui stesso elaborato per far domare l'insurrezione sunnita direttamente dagli iracheni. E così gli squadroni della morte sono unità di polizia popolate non tanto da fanatici religiosi, quanto piuttosto manovrate da precisi disegni dell'intelligence straniera, maggiormente quella americana, israeliana ed iraniana.

Non soltanto: ci sono dentro anche quegli iracheni addestrati all'estero e reintrodotti nel paese sia prima che subito dopo l'occupazione americana. Il loro compito sarebbe quello d'istigare il conflitto religioso per portare il paese ad un assetto federale su base confessionale. Quindi il braccio di tutto questo è iracheno ma la mente e soprattutto i finanziamenti non lo sono. Ed è anche vero che alcune milizie religiose sono coinvolte, soprattutto quelle che portano avanti qualche progetto iraniano per l'Iraq. Ma è comunque degno di nota come i principali media e lo stesso governo iracheno continuino a coltivare l'idea che i massacri su base religiosa vengano commessi dalla resistenza sunnita e dall'esercito mahdista di Sadr. Qualsiasi altro gruppo responsabile viene accantonato. Infine, chi sarebbero questi iracheni incaricati di istigare la guerra civile?

Molti di noi ricordano ancora le centinaia di militari iracheni che hanno accompagnato Ahmad Chalabi (l'uomo del Pentagono a capo del Congresso nazionale) in Iraq all'inizio dell'occupazione. Tutti ben addestrati da ufficiali americani, israeliani e sudafricani. Subito dopo la caduta di Saddam, ci fu qualche omicidio mirato ai danni di esponenti baathisti, inizialmente nella zona di Adhamiya. Allora la stampa riferì di un disarmo delle milizie di Shalabi portato avanti dagli americani. Ma in realtà tutte le famiglie irachene le cui case sono state saccheggiate in quel 2003 si ricordano bene dei soldati americani accompagnati da uomini dal volto coperto e dall'accento iracheno.

Ultimamente un ex-componente di quelle unità ha diffuso un comunicato sull'accaduto, riferendo dell'assassinio di sunniti e sciiti con l'obiettivo deliberato di creare tensioni confessionali. Dopo aver spiegato come fu arruolato e addestrato, l'uomo dice che i suoi commilitoni vennero smistati ed integrati nell'esercito iracheno, nella Guardia Nazionale, nella polizia e nei mughaweer. Tuttora non sono connessi ad alcun corpo di sicurezza iracheno, ma vengono supervisionati da ufficiali americani ed israeliani ed hanno un quartier generale a parte vicino all'aereoporto di Baghdad. Niente di tutto questo ci è nuovo ma ormai molti iracheni cominciano a credere che questa sia una guerra civile su base religiosa ma in realtà lo è solo in parte.

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