La propaganda che prepara la guerra all'Iran
e l'indifferenza della sinistra

Ma Liberazione da che parte sta?

Emmezeta

Fonte: Campo antimperialista
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2 gennaio 2011


Mercoledì 29 dicembre, prima pagina del quotidiano diretto da Dino Greco: «Iran, "impiccata una spia sionista"». Così inizia l'articolo: «Ali Akbar Siadat è stato impiccato ieri in Iran. Il regime antisemita di Ahmadinejad lo ha accusato e condannato di essere una spia al servizio del Mossad, il servizio segreto israeliano».

Notate la tecnica. Prima ancora di entrare nel merito delle accuse, Liberazione si preoccupa di definire «antisemita» «il regime di Ahmadinejad», intendendo prendere così due piccioni con una fava. I lettori apprendono in questo modo che in Iran non c'è un governo ed un presidente democraticamente eletto, bensì un «regime», e che questo «regime» non si oppone ad Israele in quanto entità sionista e dunque razzista e colonialista, bensì perché geneticamente «antisemita».

Quante cose rivela il linguaggio! Non ci risulta che Liberazione parli di regime Netanyahu, e fin qui siamo d'accordo perché non è il nome del primo ministro a caratterizzare l'essenza della politica israeliana. Dovrebbe però parlare di regime sionista, ma questo termine è da sempre bandito sulle pagine del giornale del Prc. E che dire dell'antisemitismo? Quando mai si leggerà sulle pagine di Liberazione che lo stato di Israele è antisemita perché costitutivamente rivolto alla persecuzione della popolazione araba e dunque semita?

Ma torniamo all'Iran. Citando l'agenzia Irna, che informa che «Siadat ha confessato di aver ricevuto 60mila dollari per trasferire al Mossad informazioni classificate sulle attività militari iraniane», l'articolista si chiede (riferendosi alla confessione): «chissà come». Ora, nemmeno noi sappiamo come queste confessioni siano state ottenute, ma sappiamo però che l'aggressione all'Iran è già in corso. Essa è fatta di sanzioni, di azioni di commandos e di operazioni di intelligence. Che queste verità risapute non siano ancora arrivate in via del Policlinico?

Siamo assolutamente contrari alla pena di morte, ma essa è in vigore in moltissimi paesi a partire dagli Stati Uniti governati dal "democratico" Obama, un tempo osannato dalla sinistra "politicamente corretta" alla Liberazione. Perché non chiedere a questo campione del "progressismo a prescindere" la sua abolizione? Eh no!, mica sono fessi a Liberazione, visto che è tanto più facile prendersela con lo "Stato canaglia" di turno. Con un'aggravante: il non tenere in alcun conto che l'Iran è sotto attacco.

Siamo troppo cattivi? No, e per stabilirlo è sufficiente constatare la stupefacente superficialità con la quale, nel proseguo dell'articolo, viene trattata la notizia degli attentati contro due importanti scienziati, impegnati nel programma nucleare iraniano, avvenuti pressoché in simultanea a fine novembre a Teheran. Questi attentati, che hanno causato la morte di Majid Sahariari ed il ferimento grave di Fereydun Abbassi, sono solo gli ultimi di una lunga serie. Come non vedere dietro a queste azioni la mano della Cia o del Mossad o di entrambi? Matteo Alviti, questo è il nome dell'articolista di Liberazione, si limita a ricordare che (testuale): «Recentemente si era avuta notizia di attentati sul suolo iraniano...». Si era avuta notizia? In realtà ne hanno parlato tutti gli organi di stampa a livello mondiale, e solo Liberazione è riuscita nell'impresa di ignorarli.

Ora, mettere almeno in relazione la notizia dell'impiccagione della spia israeliana alla forsennata attività degli agenti sionisti, americani ed inglesi sul territorio iraniano sarebbe stato il minimo per un giornalismo che si vuole addirittura "alternativo" e comunista. E invece siamo alle solite. L'imperialismo resta un tabù per la sinistra ex(?)-arcobalenica. Un tabù teorico ed un tabù politico. Una rimozione che impedisce di vedere i mille volti delle aggressioni ai popoli ed alle nazioni che non piegano la testa. Ma una rimozione necessaria per chi vuol restare agganciato in ogni modo al trenino che dovrebbe riportarli in parlamento. Del resto, ognuno ha le sue cause. Ma un po' di pudore non guasterebbe...

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