L'assegno in bianco del Senato americano per la guerra in Iran

Chris Floyd

Fonte originale: http://www.lewrockwell.com/floyd/floyd79.html
14 luglio 2007
Traduzione italiana: Gianluca Bifolchi, rete dei traduttori Tlaxcala: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=3306&lg=it


Come probabilmente sapete -- a meno che non dipendiate dai grandi media per le notizie, naturalmente -- ieri il senato USA ha dichiarato all'unanimità che l'Iran sta commettendo atti di guerra contro gli USA: un voto di 97 a 0 per dare a George W. Bush un chiaro ed inequivoco casus belli per attaccare l'Iran quando Dick Cheney gli dirà di farlo.

La risoluzione bipartisan del senato -- da un'idea originale del bellicoso Joe Lieberman -- affermava come verità ufficiale tutte le asserzioni speciose, non provate e mutevoli ad ogni momento di un diretto coinvolgimento iraniano in attacchi alla forze americane che attualmente occupano l'Iraq. I senatori sembrano aver fatto pesantemente conto sul recente articolo del New York Times di Michael Gordon che rifriggeva acriticamente la propaganda del Pentagono sulla prima pagina del quotidiano. Come Firedoglake sottolinea, John McCain ha citato il controverso articolo nella sua dichiarazione di voto al Senato.

Non c'è bisogno di dire che tutto ciò è una replica da incubo della corsa che portò all'aggressione contro l'Iraq: il NYT che pubblica notizie tendenziose passategli dall'interno dell'amministrazione. I guerrafondai che citano l'articolo del NYT come "prova" che giustifica ogni azione che serva a "difendere la Patria". Politici democratici creduli e senza spina dorsale che mandano giù l'esca di Bush con tutta la lenza.

Per essere precisi, tribuni democratici dal cuor di leone come Dick Durbin insistono che il loro sostegno per la dichiarazione che l'Iran "sta commettendo atti di guerra" contro gli Stati Uniti non deve esse considerata come un'"autorizzazione all'azione militare". Il che è una forma di opportunistica menzogna nella sua essenza più pura. Avendo ufficialmente affermato che l'Iran sta facendo la guerra contro le forze americane, si può sapere per favore come si può dire di no al Presidente quando chiederà (se lo farà) l'autorizzazione per "difendere i nostri soldati"? Rispondete. Non potete, e lo sapete.

Questo voto è il segnale più chiaro che non ci sarà vera opposizione ad un attacco all'Iran da parte dell'amministrazione Bush. Questo è un altro assegno in bianco da parte di questi sciocchi ignoranti e servili; Bush può portarlo all'incasso quando vuole. Questo è in effetti il "Piano B" del dopo 'surge' che è già stato discusso nella Beltway. Come ricorderete, ci si lambiccava molto sul problema di ridare vita al piano dell' "Iraq Study Group" quando il 'surge' (o per chiamarlo col sul nome, l'"escalation punitiva") inevitabilmente fallirà. Bush vi ha dato un taglio questa settimana ("Lui non fa niente che gli amici di papà gli dicono di fare! Lui è cresciuto ora, è uno che decide!"), ma questo non significa che non ci sia una ricaduta -- o piuttosto un salto in avanti: un attacco all'Iran, per riunire la nazione dietro al "leader di guerra" e dare così una rimescolata alle carte dell'Iraq.

Naturalmente gli USA sono già in guerra con l'Iran. Stiamo conducendo operazioni coperte e attacchi terroristici all'interno dell'Iran, con l'aiuto di gruppi dichiarati terroristici dal nostro governo. Stiamo rapendo funzionari iraniani in Iraq e li teniamo in ostaggio. Abbiamo un'impressionante squadra navale sulla soglia di casa dell'Iran, messa lì con l'espresso proposito di minacciare Teheran con l'azione militare. Il Congresso USA ha in larga maggioranza approvato misure che puntano a rovesciare il governo iraniano. Ed ora il senato USA ha dichiarato all'unanimità che l'Iran sta muovendo guerra all'America, ed ha dato ufficialmente l'avviso che questo non sarà tollerato. Rimane solo un piccolo passo da compiere, da questa guerra che ancora non viene chiamata col suo nome all'assalto militare in piena regola.

Abbiamo detto prima e diremo ancora: qui la follia è al lavoro. Non si sono altre parole. Come ho notato alcuni anni fa:

L'Homo Sapiens è la sola specie che sogna la sua totale estinzione. la nostra breve storia di pensiero cosciente è piena di vividi scenari della fine della vita sulla Terra... La religione ha prodotto la maggior parte di questi -- vertiginosi, voluttuosi incubi di estinzione universale, in genere con il fuoco, in base a decreto divino. In queste storie qualcuno viene sempre favorito, naturalmente, ma solo dopo essere stato trasformato in qualcosa di diverso, di ordine superiore. Quanto vi è di grossolanamente umano -- quel sanguinante, maligno, prolifico pugno di terra -- è felicemente consegnato all'oblio.

Sembra che una vena di nichilismo scorra inevitabilmente in noi, come un virus, che ora sonnecchia ed ora impazza: qualcosa in noi che vuole morire, separarsi dal lungo destino della mortalità -- e portarsi via il mondo. Le nostre grandiose visioni del futuro sembrano nascondere in sé una segreta ansietà circa la profonda assenza di significato dell'esistenza -- un'ansietà che spesso si traveste in elaborate fantasie dell'aldilà, in sogni di dominio per il "proprio genere" (nazione, tribù, fede, razza, ideologia, eccetera), o nel rendere eroica la morta, la guerra e la distruzione.

L'istinto di conservazione, i sentimenti di affetto, l'impulso al piacere -- dai bisogni organici più urgenti alle più sublimi creazioni e scoperte dell'intelletto -- agiscono come contrappesi a questo sinistro virus, naturalmente. Forniscono alla maggior parte di noi, il più delle volte, sufficienti frammenti di significato -- o almeno sufficiente distrazione -- per sopportare le cose, senza eccessivo ricorso alle visioni di distruzione o di angoscia nichilistica.

Al livello individuale la calibrazione di questi impulsi in competizione può essere intricata, sottile, precaria, perché la mente individuale è così complessa ed onnicomprensiva, tuttavia anche così recintata, così inviolabilmente privata: uno strumento infinitamente flessibile per gestire i conflitti e le contraddizioni della realtà. Ma ad un più ampio livello -- specie, nazione, gruppo -- la consapevolezza umana è, di necessità, uno strumento più ottuso e brutale.

Lì, i nostri pensieri febbrili e le nostre angoscie si scatenano nel modo più virulento, mancando dei contrappesi del sentimento individuale e la veloce, intima reattività della mente individuale. Nella mente di gruppo, le fantasie che si radicano nelle lutulente paure dell'insensatezza possono emergere con pieno vigore. Il pensiero ed il discorso sono ridotti a slogan approssimativi, incantesimi e sortilegi, con scarsa attinenza alla realtà. La consapevolezza di questa tendenza può mitigare alcuni degli effetti; ma la fondamentale falsità e l'irrealtà della mente di gruppo quasi invariabilmente infettano i pensieri e le azioni dei leader del gruppo -- e alla fine anche molti membri del gruppo.

Pertanto possiamo a volte dire, in modo non interamente metaforico, che le nazioni "impazziscono" , procurando la propria stessa rovina, abbracciando l'autodistruzione, cupide di violenza e morte, malate di nichilismo -- sebbene questa insania è sempre dipinta con i colori del fervore patriottico o dello zelo religioso, o di entrambi...

Ora riunite queste due correnti insieme, ed avrete un ritratto dell'ottusa e brutale mente di gruppo al lavoro alla guida della più potente nazione del mondo. La follia, la fantasia e il feticismo di morte del Regime di Bush -- da tempo evidente a chiunque voglia aprire gli occhi -- sono stati alla fine "rivelati" recentemente nei grandi media dall'oracolo semi ufficiale del sistema, Bob Woodward. Il suo ultimo ritratto dall'interno, Piano di attacco, offre -- nella solita forma adatta ai poveri di spirito -- alcuni assaggi dell'aspra verità che c'è dietro il folle, rovinoso crimine della guerra in Iraq voluta dal Regime.

Il nichilismo corrosivo al cuore dell'impresa affiora nel modo più rivelatore dalla decorativa superficie in un singolo aneddoto. Woodward chiede a George W. Bush come la storia considererà la sua avventura in Iraq. Bush, guardando fuori dalla finestra, scrolla le spalle e mette da parte la domanda. "La storia non possiamo saperlo, saremo tutti morti". Niente sermoni, qui, a proposito di Dio e Gesù e l'anima immortale responsabile per le sue azioni per tutta l'eternità -- il tipo di zelante fervorino che Bush preferisce nei discorsi ufficiali. Questa è la glaciale, putrescente, insensata essenza della sua grande visione: "Saremo tutti morti". Quindi a chi importa? Après moi, le déluge.

Chi avrebbe pensato che i marosi di questa visione di morte sarebbero di nuovo tornati a infuriare? Tuttavia eccoli qui di nuovo, che bussano alla porta.

AGGIORNAMENTO: Jonathan Schwarz rileva che tutti i candidati alle presidenziali del Senato hanno votato per l'emendamento di Lieberman per la guerra all'Iran: Hillary Clinton, Barack Obama, e Joe Biden. In caso stiate sperando per una politica estera più razionale dopo le elezioni del 2008.

SECONDO AGGIORNAMENTO: Frattanto, George Milhouse Bush vuole che una cosa sia perfettamente chiara: persino nell'improbabilissimo (se non impossibile) evento che il Senato acquisisca un po' di spina dorsale e provi a porre il più piccolo ostacolo sulla via di un attacco militare all'Iran, il Comandante Guy porrà il veto e istigherà comunque all'omicidio di massa.

Spencer Ackerman di TPM Cafe ha trovato questa gemma di arroganza in "una lettera poco nota della Casa Bianca a Carol Levin (democratico del Minnesota), presidente della Commissione per i servizi armati". L'oggetto principale di questa lettera era una simile promessa di veto per ogni restrizione alla capacità di Bush di continuare la sua guerra criminale in Iraq. Il passaggio che concerne l'Iran potrebbe sembrare ridondante ora, dopo il voto del Senato sul "Persia delenda est" di Lieberman, che mette un fucile nelle mani di Bush e gli dice di tirare il grilletto, ma il Presidente ovviamente non corre rischi.

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