Fronte Democratico rivoluzionario dell'India

Intervista al vicepresidente

Intervista a G.N. Saibaba, vicepresidente del Revolutionary Democratic Front of India, da Geraldina Colotti per il quotidiano italiano Il Manifesto. L'intervista si è realizzata per promozione del Settore Relazioni Internazionali del Partito dei CARC, che ne ha curato la traduzione

1) Ci puoi dare qualche informazione biografica e professionale su di te? Qual è il tuo ruolo politico presente? Vivi e lavori nello stato dell'Andhra Pradesh?
R.:
Ho iniziato la mia attività sociale quando ero studente, dal 1989. Facevo parte di un movimento rivoluzionario studentesco che si chiamava Unione degli Studenti Radicali (RSU), costituitosi nel 1980 nello stato dell'Andhra Pradesh: Quest'organismo studentesco mobilitava centinaia di migliaia di studenti su tutti i temi sociali e politici che avevano a che fare con istituzioni studentesche e scolastiche. Lanciò agli studenti un appello storico: “Andiamo ai villaggi”. Fu un appello che produsse una vera rivoluzione nelle aree urbane nell'Andhra Pradesh. L'organizzazione fu dichiarata illegale dal governo nel 1991. Parecchi dirigenti rivoluzionari furono uccisi a sangue freddo dalla polizia e dalle forze armate dello Stato. Più tardi ho iniziato a lavorare in un'organizzazione antimperialista costituita in tutta la nazione, il Forum di Resistenza Popolare di Tutta l'India (AIRPF). Era un'organizzazione antimperialista che lavorava per mobilitare centinaia di migliaia di persone in tutto il paese, in manifestazioni e dimostrazioni di grande importanza contro la bozza Dunkel, contro i suicidi dei contadini, contro le guerre imperialiste e le altre politiche pro-imperialiste dei governanti indiani più significative. L'AIPRF nel 2005 si unì con altre organizzazioni simili per formare il Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF). Il RDF è una federazione di organizzazioni rivoluzionarie popolari di contadini, studenti, donne e organizzazioni culturali in tredici stati dell'India. Nella maggior parte di questi stati i membri e i funzionari principali sono stati arrestati e incarcerati. Centinaia dei suoi funzionari o stanno soffrendo in carcere o lavorano sotto altra veste. L'organismo comunque opera con grande energia. Dicono che i suoi membri hanno a che fare con il Partito Comunista dell'India (CPI) (maoista) solo perché credono anche loro nella trasformazione rivoluzionaria della società indiana. Ma allora questo è quello in cui crede anche la stragrande maggioranza della popolazione del subcontinente.
In questo periodo la nostra organizzazione è impegnata nella mobilitazione dell'opinione democratica contro la grande offensiva militare che il Governo dell'India (GOI) ha intrapreso contro la popolazione indigena del paese, la cosiddetta Operazione Green Hunt [Caccia Verde, N. d. T.](OGH).
Io sono professore assistente di letteratura all'Università di Dehli. Sono originario dell'Andhra Pradesh ma negli ultimi dieci anni risiedo a Nuova Dehli.

2) Quali sono le attività del Fronte Rivoluzionario Democratico dell'India?
R.:
Questo fronte, come ho detto sopra, è una federazione di organizzazioni di massa rivoluzionarie che lavorano a livello di base. Ciascuna delle organizzazioni che lo costituiscono lavora nei vari settori popolari per attivarli in senso rivoluzionario, per fare comprendere cosa significa Rivoluzione di Nuova Democrazia (NDR), mentre il fronte si concentra su più vaste tematiche politiche che riguardano i vari settori a livello dello stato e dell'intero paese. Il RDF intende la Rivoluzione di Nuova Democrazia come il passaggio in cui la società spezza le catene feudali e imperialiste e diventa democratica. Per questo è anche necessaria la crescita di quella coscienza popolare mantenuta nell'arretratezza dal sistema semifeudale, semicoloniale e reazionario sortito da duecento anni di dominio coloniale e di saccheggio continuato da parte degli imperialisti. Il RDF è convinto che solo la mobilitazione militante delle classi popolari di base possa rendere democratico il subcontinente dell'Asia del Sud. Il RDF è anche impegnato nella costruzione dei più grandi Fronti Uniti di varie forze democratiche e antimperialiste del paese, e vi partecipa.

3) Che cosa pensi dei guerriglieri naxaliti? Mi puoi dire su quali basi e in che contesto il movimento naxalita è stato in grado di svilupparsi per un tempo così lungo?
R.:
Il movimento naxalita è nato negli ultimi anni '60 come risposta allo Stato semifeudale e semicoloniale, uno Stato veramente oppressivo creato dopo il trasferimento del potere dai colonialisti britannici alle classi dominanti indiane feudali e compradore. Il movimento naxalita può anche essere visto come il processo che ha mutato in modo definitivo lo scenario politico dei movimenti popolari tracciando e iniziando il percorso della rivoluzione indiana. La parola “naxalita” viene dal nome del villaggio dove si mossero i primi passi verso la mobilitazione armata, sotto la direzione di Charu Mazumdar. Nel maggio 1967 insorse un villaggio chiamato Naxalbari, nel distretto di Jalpaguiri nel Bengala del Nord. Simultaneamente, sotto la direzione di Kanai Chatterjee, i contadini poveri e gli indigeni tribali degli stati confinanti con il Bengal-Bihar iniziarono a organizzarsi. Anche questa regione sviluppò un movimento rivoluzionario potente. Questo evento dirompente è anche il momento in cui, entro i partiti e i gruppi comunisti esistenti allora in l'India, iniziò la polarizzazione tra le forze rivoluzionarie da un lato e quelle revisioniste dall'altro,. Ecco perché fu chiamato “Tuono di Primavera”. Non appena la rivolta dei contadini tribali del Bengala del Nord scosse il mondo, le scintille di Naxalbari sparsero il fuoco della rivoluzione nella prateria di 600 regioni dell'India. La natura del movimento comunista in India è completamente cambiata con l'insorgere della lotta rivoluzionaria dei contadini di Naxalbari. I rivoluzionari indiani hanno capito per la prima volta la natura della rivoluzione indiana. I rivoluzionari hanno iniziato a organizzare i settori più oppressi dei contadini – i contadini poveri e senza terra, cioè, nel contesto indiano, i Dalit e gli Adivasi della vasta campagna arretrata. Il RDF lavora tra i più ampi settori delle masse per diffondere il messaggio rivoluzionario.
Da quando è iniziato il movimento Naxalbari, i più poveri dei poveri si sono posti al centro della scena nel movimento popolare in India. Lo stato ha risposto in modo brutale, e la guerra popolare di lunga durata ha iniziato a mettere radici profonde tra le masse oppresse che nel mezzo di questa feroce repressione hanno fatto risuonare l'allarme della rivolta. La guerriglia naxalita, il simbolo dell'Esercito Popolare Rivoluzionario, è sorta da questo processo.
La traiettoria di sviluppo del movimento rivoluzionario in India ha vari contorni. Gli ultimi anni '60 sono stati il periodo in cui movimento rivoluzionario è sorto, mentre negli anni '70 tra le forze rivoluzionarie ci sono stare parecchie scissioni. Negli '80 il movimento rivoluzionario si è stabilito in aree diverse, separate l'una dall'altra. Grandi partiti rivoluzionari si sono formati e sono cresciuti. Negli anni '90 le maggiori forze rivoluzionarie si sono unite. Hanno sviluppato una concezione comune attraverso la pratica concreta, segnata da grandi sacrifici a livello di militanza di base e dal lavoro verso la formazione di un partito rivoluzionario di tutta l'India. Dall'anno 2000 in poi possiamo vedere i frutti di questo processo, che ha spinto in avanti una corrente rivoluzionaria potente tra i più poveri dei poveri e che si è posta di fronte allo Stato come una forza formidabile. È vero che il processo è stato lungo e il cammino tortuoso. Il movimento è stato in grado di consolidarsi e crescere lungo quattro decenni perché ha condotto senza compromessi battaglie prolungate nel tempo contro il revisionismo e il neorevisionismo.

4) Secondo il Ministero dell'Interno il partito maoista controlla più di 200 distretti. È vero? In cosa consiste questo controllo? Sono zone liberate come quelle del Nepal durante la resistenza armata?
R.:
Il Ministro dell'Interno, il signor Chidambaram, esagera l'espansione del movimento con l'intenzione di demonizzarlo. È vero comunque che il movimento rivoluzionario è certamente cresciuto nelle vaste regioni della parte centrale e orientale dell'India con una forte influenza in molte altre regioni incluse le aree urbane. Il CPI(m) non ha mai dichiarato zone liberate, ma in aree come Dandakaranya le masse rivoluzionarie hanno creato i loro governi locali distruggendo il regime reazionario. Hanno stabilito i loro propri strumenti di autogoverno con una autonomia che fa assegnamento su se stessa e un modello di sviluppo centrato sul popolo. Ci sono certe somiglianze che si possono vedere tra quello che ha fatto il popolo nepalese nel corso dello sviluppo rivoluzionario e quello che sta prendendo forma a Dandakaranya, Orissa, Jharkand e il Bengala Occidentale in India. Ognuno di questi paesi però ha la sua specificità nel movimento che mira alla trasformazione sociale rivoluzionaria.

5) Il governo indiano ha dato il via all'Operazione Green Hunt ma ha detto che non vuole usare la stessa ferocia usata nello Sri Lanka contro le Tigri Tamil. Come stanno realmente le cose? È vero che il governo ha dato ai capi di villaggio centinaia di telefoni cellulari per denunciare i guerriglieri? Ha funzionato?
R.:
L'OGH è effettivamente ispirata al successo della guerra genocida contro le minoranze nazionali Tamil dello Sri Lanka. Il governo indiano cerca di realizzare lo stesso modello, dato che ha dispiegato più di 250.000 soldati appoggiati da forze aeree contro il popolo del paese. In effetti, appena il governo di Manmohan Singh è stato rieletto nel maggio 2009, il signor Chidambaram ha parlato di una campagna “alla Sri Lanka” per combattere nelle regioni più arretrate del subcontinente indiano. La guerra genocida contro il popolo Tamil è stata combattuta dal regime Rajapaksa con l'aiuto delle classi dominanti cinesi. Ora la guerra genocida è condotta contro i più poveri dei poveri in India con l'aiuto degli imperialisti americani che stanno fornendo supporto logistico e la cui partecipazione è anche inclusa nei piani stesi per questa guerra. Le intenzioni sono chiare. La guerra genocida si combatte per spezzare la resistenza della popolazione indigena che non permette alle corporazioni imperialiste di saccheggiare il loro ambiente per i loro superprofitti.
In effetti, il teatro di guerra dello Sri Lanka è diventato un osso che gli imperialisti e i loro lacchè si contendono in Asia del Sud. Gli USA vogliono tenere un piede nell'isola per avere il dominio strategico nell'Oceano Indiano. L'asse Cina-Russia, con il Pakistan come complice, pure è voluto stare dentro la campagna militare, cosicché nella ricostruzione post-bellica la Cina ha avuto diritto di ricostruire il porto strategico di Trincomalee. È stato naturale, dato il suo ruolo di gendarme, che lo Stato indiano avesse parte di questo genocidio. Il ruolo attivo del governo dell'India, il traffico alle spalle degli USA nella soppressione del movimento nazionale dello Sri Lanka, non è cosa molto nota al mondo esterno. Il consulente per la sicurezza nazionale dell'India e molti alti ufficiali sono volati nello Sri Lanka per coordinare la guerra di Rajapaksa contro i Tamil e hanno pure sostenuto la guerra con mezzi materiali. Per di più il governo indiano ha anche avuto l'importantissimo ruolo di distrarre l'enorme popolazione dei Tamil in India dal canalizzare la loro energia in un'unica corrente di insurrezione militante, cosa che avrebbe decisamente rovesciato la situazione nel subcontinente. C'è stato quindi da imparare molto dal genocidio dello Sri Lanka.
Il governo indiano prima di cominciare l'OGH ha iniziato con una gang di vigilantes fascisti chiamata Salva Judum. Elementi di sottoproletariato insieme a forze statali armate fino ai denti hanno scatenato omicidi di massa fino dal 2005 contro il popolo rivoluzionario del Dandakaranya. La cosa è stata pianificata in modo conforme alla politica americana della “guerra di bassa intensità” e dei “villaggi strategici” sperimentati in Vietnam e in altri posti negli anni '70. 644 villaggi sono stati incendiati ed evacuati, con l'intento di mettere le mani sopra le aree ricche di minerali da parte di un mucchio di compagnie multinazionali che hanno intenzione di estrarli secondo quanto previsto dai Protocolli d'Intesa [Memoranda of Understanding (MoUs), N. d. T.] che sono stati firmati. È un fatto impressionante quanto le compagnie affaristiche compradore dell'India abbiano finanziato questa campagna assassina per facilitare l'accesso senza alcun freno alla terra, alla ricchezza forestale, alle perle, ai diamanti e ai minerali, fatto riconosciuto in un rapporto del precedente governo, e talmente imbarazzante che il governo presente ha deciso di insabbiarlo! Altre 300.000 persone sono state forzate a emigrare dalla regione. Il popolo però ha combattuto eroicamente contro Salwa Judum e dopo tre anni è riuscito a sconfiggere questa guerra a bassa intensità. Molti sono tornati nei villaggi. Salwa Judum è stato un fallimento completo. Ora il governo viene fuori con una guerra diretta al posto di quella a bassa intensità. Questo è il risultato che possiamo vedere quando si danno cellulari e armi a sottoproletari a gruppi di banditi addestrati e spalleggiati dall'Esercito Indiano e da forze paramilitari sostenute dai capitalisti.
Le classi dominanti indiane hanno fatto la guerra ai popoli del Kashmir e ai movimenti di liberazione del Nord Est per almeno sessant'anni. Ora questa guerra si è estesa alle parti centrali e orientali dell'India. Gli imperialisti USA e i loro compradores indiani hanno grandi piani per entrare in Nepal e sopprimere il movimento rivoluzionario. Gli imperialisti USA stanno combattendo grandi guerre contro i popoli dell'Asia del Sud, del Sud Est e del Medio Oriente. Data la loro natura, quelli che governano il subcontinente operano come agenti degli USA. Gli USA hanno occupato l'Afghanistan nel 2002 giusto dopo l'11 settembre e continuano la guerra contro il popolo estendendola ora al Pakistan. Bombardano ogni giorno parecchie regioni del Pakistan nella cosiddetta “guerra al terrorismo”.
In un certo qual modo possiamo vedere che l'Asia del Sud sta diventando un teatro di guerra di primo piano, a fianco del Medio Oriente. L'OGH andrebbe vista come una parte della più vasta guerra delle forze imperialiste impantanate nella crisi economica che si sta aggravando e che loro stessi hanno creato, animati dalla brama di un saccheggio delle risorse molto più violento come unica via per agevolare l'ingordigia insaziabile del capitale moribondo – quello del “surplus massimo”. L'Asia del Sud è però anche stata centro della tempesta dei movimenti rivoluzionari e di liberazione nazionale. Questo è molto importante e centrale per capire quale sarà la futura traiettoria in cui si configurerà la resistenza popolare.

6) In Nepal, il partito comunista maoista di Prachanda ha sostenuto le rivendicazioni d'indipendenza dei popoli nativi. Che parte hanno le rivendicazioni d'indipendenza o d'identità nel programma dei comunisti naxaliti?
Non posso rappresentare i maoisti indiani né parlare per loro. Posso solo dirti quello che c'è nei loro documenti e che è di dominio pubblico. Negli ultimi pochi anni la loro visibilità pubblica è particolarmente rilevante e sono ascoltati da un'area in cui s'intersecano vasti settori popolari.
I maoisti indiani fin dagli anni '70 hanno sostenuto un vasto numero di Movimenti di Liberazione Nazionale. Hanno sostenuto la popolazione del Kashmir, del Manipur, del Meghalaya i Nagas, gli Assamese, i Mizos, e un gran numero degli altri Movimenti di Liberazione Nazionale per l'autodeterminazione e l'indipendenza dal giogo dell'occupazione e dello sfruttamento da parte dell'India. Insistono sul fatto che il loro sostegno è incondizionato e assoluto. Hanno stabilito relazioni con tutte le forze che hanno seminato panico tra i governanti indiani. I maoisti in India dicono che alcune comunità indigene, possono sviluppare la coscienza nazionale in modo particolare nel contesto dello sfruttamento neoliberalistico che li ha spinti quasi all'estinzione. È in queste condizioni che popoli indigeni come i Jharkhandis, i Gonds, il popolo di Kamtapur, Gorkhaland, e varie altre tribù hanno alzato la bandiera della rivolta contro i governanti indiani per l'autonomia o la secessione. Il CPI(m) sostiene tutti questi movimenti e lavora di continuo per costruire relazioni con tutti loro.
I popoli indigeni dell'India si chiamano Adivasi. Sono il settore popolare più oppresso del subcontinente. Molte delle aree in cui il movimento maoista è cresciuto progressivamente di forza sono aree abitate dagli Adivasi. I maoisti hanno intensificato la guerra di classe nel subcontinente diventando parte dei settori più sfruttati, oppressi e maltrattati del popolo. Il CPI(m) sostiene anche le lotte dei Dalit per il rispetto di se stessi e la dignità. I Dalit, che appartengono a varie caste di intoccabili stanno allo scalino più basso del sistema indiano delle caste. Non hanno alcun diritto e hanno a disposizione risorse minime. Sono il 15 % della popolazione indiana. Non è stato loro consentito di leggere e scrivere per millenni. Solo durante il dominio coloniale ad alcuni di loro è stato consentito di andare a scuola. Secondo la loro politica coloniale, però, i britannici andavano a trovare i loro lacchè tra i governanti delle classi brahminiche superiori. La politica dei britannici quindi è stato strumento che ha consolidato il sistema delle caste nel processo di produzione e riproduzione dello stato coloniale. Come risultato, i Dalit sono nella stragrande maggioranza analfabeti e fanno solo lavori servili. Il CPI(m) lavora prioritariamente tra di loro.

7) Come consideri la posizione dell'India tra gli imperialisti?
R.:
L'India è un alleato importante degli imperialisti USA fin dall'inizio. Le classi dominanti indiane si sono alleate anche con il socialimperialismo sovietico che c'era prima, ma questo è un aspetto secondario - una caratteristica contingente relativa alle necessità interne di riabilitare la sinistra revisionista di quei tempi, di cui è retaggio quello che possiamo vedere negli stati del Bengala Occidentale, del Tripura, ecc. Al momento, date le politiche di liberalizzazione, privatizzazione e globalizzazione, le classi dominanti indiane sono il principale alleato degli imperialisti USA. Nel gioco dei contrasti geopolitici per il potere nell'Asia del Sud, l'Unione Europea, la Russia e la Cina non sono in posizione centrale. Sono comunque contendenti potenti. Gli USA sono in posizione centrale perché si sono fatti avanti come potenza sfruttatrice principale grazie alla guerra, che è lo strumento principale dell'imperialismo, dall'Afghanistan al Pakistan e oltre. Gli USA hanno imposto un regime fantoccio in Afghanistan per combattere il popolo di quel paese; hanno spinto il Pakistan a fare la guerra al proprio popolo e i governanti indiani a fare la guerra contro i più poveri dei poveri del proprio paese. Allo stesso tempo, gli USA sono allarmati dalla crescente potenza economica della Cina e da una Russia ringiovanita, entrambi militarmente più aggressivi. Queste forze sono anche diventate i maggiori contendenti nel subcontinente, anche se gli USA stanno ancora disperatamente tentando di mantenere la loro posizione di superpotenza economica incontrastata tramite la nuda aggressione militare.
L'India è e vuole continuare a fare la prepotente in modo pesante in Asia del Sud. Interviene e cerca di sopprimere tutte le nazionalità e le nazioni in quest'area. È quello che nell'Asia del Sud si chiama espansionismo indiano. Alcune forze lo chiamano imperialismo indiano. In realtà l'espansionismo indiano fondamentalmente è controllato e moderato dall'imperialismo USA nella regione continentale.

8) Il comunismo sta risorgendo solo tra i poveri e i fuori casta? Cosa significa Marxismo – Leninismo – Maoismo nell'India di oggi?
R.:
Il comunismo come visione futura per l'umanità ha vissuto un arretramento tra i popoli del mondo dopo il rovescio degli esperimenti sovietico e cinese. Ma questa visione non mai è sparita dalla circolazione nella storia, perché non c'è altra alternativa per il progresso umano. Io questo lo intendo come parte della lotta di classe a livello internazionale, perché non c'è parte del globo che è rimasta isolata dopo che la produzione capitalista come una catena – l'imperialismo – ha sovrastato tutte le società umane nel globo. Cinquecento anni di storia del capitalismo sono solo una piccola parte dello sviluppo delle società umane. Tutte le precedenti epoche di sviluppo umano sono durate periodi lunghi ma con una lunghezza di vita progressivamente ridotta, quali la società primitiva, quella schiavistica, quella feudale, una dopo l'altra ovviamente con caratteristiche specifiche proprie di ogni regione continentale del mondo.
Il capitalismo tra tutte queste epoche è quello che ha avuto la vita più breve, dato che l'epoca successiva, quale che sia il nome che gli diamo (comunismo), è emersa almeno come concetto 180 anni fa in forma concreta quando il marxismo è sorto ponendosi come la vera concezione scientifica in grado di comprendere il futuro delle società umane. Da allora, se ci si spingiamo a guardare, le lotte di classe in tutto il mondo si sono espresse, in ultima analisi, come lotte tra capitalismo e socialismo e come via verso il comunismo. Io non credo che il comunismo stia risorgendo solo tra i poveri e i senza casta, in questi tempi turbolenti di imperialismo aggressivo, che qualcuno chiama anche neoliberalismo o globalizzazione. Certo la consapevolezza tra i settori più poveri oggi in India è più grande che mai, se uno va a guardare quello che sta scritto sui muri. Il comunismo però non ha cessato di attrarre le menti di una grande varietà di settori che sono stati investiti dallo sfruttamento di quelli che comandano, settori che non possono sfuggire alla violenza strutturale della crisi del capitale moribondo. Il comunismo continua ad attrarre l'immaginazione di molti individui tra le classi sfruttate, anche se inizialmente solo come ideale, sia in India sia in tutto il mondo. Nell'India odierna, membri della classe media sono una parte considerevole di quelli che vedono il comunismo come un obiettivo raggiungibile e l'umanismo liberale borghese come uno strumento che serve palpabilmente a giustificare lo sfruttamento sfrenato da parte di una manciata di oppressori, in ogni paese. Non si tratta di ottimismo malinconico ma di una realtà concreta, se uno ha buon naso per sentire. Ci si potrebbe trovare d'accordo con me più facilmente se parlassi di questa stessa cosa con riferimento al Nepal.
La classe operaia in India è in grande confusione. Ognuno dei partiti revisionisti che stanno alla coda delle classi governanti reazionarie ha tenuto gli operai sotto controllo e si sono resi responsabili di averli spinti verso le forze di destra. Non intendo dire con questo che tutta la classe operaia in India è intrappolata in questa condizione. La classe operaia è internamente divisa tra una vita tipo quella dei contadini da una parte e la depressione piatta dell'aristocrazia operaia dall'altra.

9) E' vero che più del 30% dei membri del partito maoista sono donne? Hanno ruolo negli organi dirigenti più importanti? I maoisti come trattano il problema del genere?
R.:
È comprensibile che il CPI(m) abbia la percentuale più alta di donne tra i militanti di base rispetto a qualsiasi altro partito politico del paese, inclusi i partiti borghesi al governo. Dai resoconti del CPI(m) risulta che le donne costituiscono il 30% dei membri. La cosa non è risaputa, ma questo non dipende dal sospetto che si potrebbe accampare riguardo alle loro dichiarazioni perché sono quelle di un partito interamente clandestino. Ci sono fatti apertamente accertabili che confermano che, in alcune aree, le donne costituiscono il 40/50% dei quadri e dei dirigenti.
C'è un buon numero di organizzazioni di donne che si dice siano organizzazioni di fronte del CPI(m). Lo Stato indiano è ansioso di marchiare ogni organizzazione popolare come organizzazione di fronte dei maoisti. Le due organizzazioni con 50.000 e più o 100.000 e più membri attivi sono rispettivamente Nari Mukti Sangh (Organizzazione per la Liberazione della Donna) e Krantikari Adivasi Mahila Sangho (Organizzazione delle Donne Tribali Rivoluzionarie).

10) Qual è la tua analisi sulla politica indiana dopo le ultime elezioni?
R.:
Le elezioni per il Parlamento indiano (Camera Bassa, Lok Sabha) si sono tenute circa un anno fa (aprile maggio 2009). La coalizione dominante, l'Alleanza Progressista Unita (UPA), guidata dal Congresso Nazionale Indiano con significativi cambiamenti al proprio interno, è tornata al potere. Dalle elezioni non è però realmente emerso alcun mandato a governare il paese per nessun singolo partito.
Con la permuta e la combinazione del gioco dei numeri, il Congresso è riuscito a mettere insieme una maggioranza semplice con la sinistra parlamentare che era rimasta tagliata fuori, e con le forze più a destra incluse nell'UPA ha formato il Governo al Centro.
Le elezioni in India sono una grossa farsa con un dispendio di denaro maggiore di quello che si spende per lo stesso spettacolo negli USA! Il BJP, partito chiaramente di destra, e la sua alleanza NDA, sono rimasti esclusi dal potere per il secondo termine consecutivo, cosa che ha creato una grave rottura al loro interno. Ma le politiche antipopolari e pro-imperialiste di entrambe le coalizioni hanno più somiglianze manifeste che differenze rimarchevoli. Forse le differenze sono solo un gioco di semantica. Non è esagerato dire che la gran parte dei membri di entrambe le coalizioni si sono venduti le differenze al fiume! Se il NDA fosse giunto al potere, difficilmente le cose sarebbero state diverse. Il genocidio dei più poveri tra i poveri sarebbe stato lo stesso.
La sola differenza sta nel fatto che una coalizione professa apertamente e aggressivamente l'ideologia fascista mentre l'altra fa lo stesso di nascosto. Il genocidio però continua sullo stesso terreno, con sempre più Adivasi cacciati e uccisi, con i musulmani indicati come terroristi e perseguitati dalla caccia alle streghe, con i contadini spinti al suicidio e i giovani derubati del lavoro, lasciati senza scuola e mezzi per vivere, mentre la terra e le risorse son ipotecate al prezzo più basso.

11) Il governo indiano dà via libera al saccheggio delle risorse, e fa sorgere la resistenza delle popolazioni native come gli Adivasi. Qual è la posizione dei Naxaliti? Che alleanze hanno fatto con le forze che non sostengono i guerriglieri?
R.:
I popoli nativi o Adivasi sono diventati un obiettivo perché i loro habitat – le loro terre e le loro foreste – hanno una ricchezza minerale immensa. Il saccheggio delle loro risorse è partito alla grande con l'avvento del dominio coloniale britannico, e continuato dopo, quando i governanti indiani si sono incamminati nei corridoi del potere in nome degli imperialisti. Questi nuovi piani di saccheggio quasi totale, tuttavia, non si possono attuare senza cacciare via dai loro habitat milioni di Adivasi. Questi già era chiaro un anno fa, quando il Ministro dell'Interno ha fatto la proposta più donchisciottesca possibile: nei prossimi vent'anni vuole vedere passare l'ottanta per cento della popolazione del paese nelle aree urbane! Ora meno del 30 per cento della popolazione vive in aree urbane e semiurbane in India, e questo processo ha richiesto più di un secolo. È sicuro che questo smanioso sogno di un popolo che vada a risiedere negli spazi urbani maschera un piano assassino freddo e calcolato per sventrare i loro habitat, per uno sfruttamento violento e peggiore dei minerali e della ricchezza forestale quale mai si è visto.
Oggi gli Adivasi resistono sotto la direzione dei naxaliti o maoisti. Hanno resistito all'invasione dei britannici per duecento anni e non hanno mai consentito ai colonialisti di entrare nelle loro aree. Gli Adivasi hanno una grande tradizione di resistenza armata, che si prolunga per almeno duemila anni. Ora questa resistenza si è trasformata in una forza formidabile, a fronte del governo che dispiega pesantemente Forze di Sicurezza e dichiara guerra al popolo delle parti centrali e orientali dell'India. I maoisti e altri partiti naxaliti hanno fermamente deciso di stare a fianco della popolazione indigena e di altri settori emarginati di queste regioni, che costituiscono l'85 % della popolazione indiana.
Il 10 settembre 2009 il CPI(m) ha scritto una lettera a tutti i partiti rivoluzionari e ai democratici facendo appello a resistere collettivamente contro l'offensiva militare nei loro confronti per non parlare dei milioni di popolazione tribale. Una quantità di fronti uniti sono sorti in tutta l'India. Gandhiani, ONG, gruppi marxisti leninisti e singoli individui hanno portato avanti la protesta contro questa enorme operazione militare. Alcuni dirigenti dei partiti di governo e pure della coalizione al governo hanno espresso la loro preoccupazione e la loro protesta contro l'Operazione Green Hunt. Una quantità di organizzazioni per i diritti umani e civili sono scese a dimostrare contro questa guerra genocida contro il popolo. Singoli democratici, accademici, scrittori e artisti hanno fatto sentire la loro voce di protesta lungo tutto il paese.

12) Qual è la tua posizione riguardo a movimenti come i Talebani che combattono il governo indiano basandosi sul radicalismo islamico? Pensi che si possano stabilire alleanze basate sull'antimperialismo?
R.:
I talebani, e altri tipi di mobilitazione politica islamica, sono comparsi sulla scena in vari paesi perché manca un forte movimento comunista rivoluzionario a livello internazionale, e anche entro un ambiente caratterizzato dal più brutale e intenso sfruttamento del lavoro e delle risorse di varie regioni globali e di vari popoli da parte delle forze imperialiste. Si tratta di forze feudali, di natura oppressiva, che oggi si oppongono agli imperialisti USA. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questa realtà. Questo non significa che siano veramente forze antimperialiste e che stiano a fianco dei popoli dei propri paesi. Sono forze sfruttatrici.
In tempi di crisi profonda come quello in cui stiamo vivendo non si può escludere la possibilità di un'alleanza con forze dell'Islam politico in un fronte vasto mirato ad annientare l'imperialismo, che è il nemico numero uno dei popoli del mondo e il predatore del pianeta terra. Decideranno i popoli di questi paesi se combattere contro forze feudali, incluse quelle dell'Islam politico. Agli imperialisti americani però non si consentirà mai di occupare questi paesi o dichiarargli guerra per “punire i terroristi” o in nome della “guerra al terrorismo”. Anche condannare queste forze a fianco dei predatori imperialisti non ci porta da nessuna parte.

13) Quali sono gli obiettivi principali per una possibile tregua con il governo e per il programma dei comunisti?
In qualsiasi parte del mondo e in ogni periodo della storia i comunisti rivoluzionari non si sono mai rifiutati di stabilire un dialogo con le classi al governo del loro tempo e del loro paese. Essi considerano negoziati e dialogo come parte integrante della lotta per fare avanzare la società. Sanno che la lotta di classe continua nei tempi della guerra vera e propria e in quelli di pace relativa. Sono però le classi dominanti che rifiutano di passare a tavoli di negoziato. Non hanno risposta che giustifichi lo sfruttamento e le attività criminali che esse stesse producono.
Talvolta, nella lotta di classe, la tregua diventa necessaria per entrambe le parti. È successo nella storia, sia quando la lotta di classe era condotta da rivoluzionari comunisti sia da forze di liberazione nazionale.
I rivoluzionari in India oggi, di fronte a una guerra a tutto campo, hanno dichiarato che sono pronti al dialogo, rispondendo alla dichiarazione del Ministro dell'Interno dell'India. Lui però ha iniziato ponendo la condizione che il CPI(m) deponga le armi. Alle obiezioni dei media e degli intellettuali ha risposto cambiando tono e ha iniziato chiedendo ai maoisti di “abiurare la violenza”. Questa è pura ipocrisia e arroganza intesa a interrompere deliberatamente ogni possibilità di dialogo, dato che il Ministro dell'Interno stesso sa che la violenza è perpetrata dallo Stato e non dai rivoluzionari. Il Governo dell'India impone al CPI(m) di “abiurare la violenza” ma esige che il CPI(m) non imponga alcuna condizione! In queste circostanze quello che possiamo vedere è che la classe che dirige l'India oggi non è disposta al dialogo con i rivoluzionari, e non perché sia in posizione di forza tale per cui è in grado affrontare i problemi più gravi che il popolo ha, ma perché non ha alcuna soluzione alla crisi in cui si trova. Teme i rivoluzionari perché teme che l'alternativa da essi offerta attragga il popolo e che quindi il popolo li sostenga ampiamente e apertamente.
I rivoluzionari sono pronti al dialogo se il regime al governo accetta un accordo su un cessate il fuoco reale e se libera i dirigenti incarcerati, che parteciperebbero alle trattative. I rivoluzionari hanno apertamente dichiarato che sono pronti alla tregua perché la guerra del governo contro milioni di persone, particolarmente contro gli Adivasi, è già diventata un genocidio di dimensione massima. Hanno dichiarato che vogliono evitare una sofferenza e uno spargimento di sangue di massa nelle regioni più arretrate del paese.

14) Lo studioso Samir Amin dice che dobbiamo ripartire dal fallimento della Conferenza di Bandung. Su quali forze possono fare riferimento oggi i comunisti?
R.:
La Conferenza di Bandung ha sollevato questioni importanti riguardo all'autodeterminazione, all'autosufficienza e alla coesistenza pacifica tra le nazioni. Oggi però vediamo un mondo travolto da guerre, genocidi e repressione. Le questioni sollevate dalla Conferenza di Bandung sono ancora valide ma l'imperialismo, incluso il socialimperialismo sovietico e tutti i loro collaboratori, ne hanno minato proprio il nucleo essenziale.
Oggi l'attacco intensificato del capitale moribondo nella forma della globalizzazione ha aperto altri teatri di guerra, e ci sono apologeti dell'imperialismo con i loro servi locali che insistono a dire che i giorni degli stati sovrani sono finiti, per non parlare del valore e legittimità delle lotte per l'autodeterminazione nazionale. Oggi c'è la trovata pubblicitaria del cosiddetto “Villaggio Globale”. La sostanza della cosa sta però nel fatto che sia nell'occidente industrializzato sia nei paesi oppressi lo stato si è progressivamente rafforzato diventando “stato di massima sicurezza” o “stato securitato”, armato fino ai denti con varie leggi interne draconiane e antipopolari mirate a soffocare ogni forma di dissenso. Lo Stato è sparito solo nei campi di quei settori sociali che sono stati gettati in pasto ai cani assetati di sangue del mercato.
Negli ultimi 20 anni le politiche d'aggressione della liberalizzazione, della privatizzazione e della globalizzazione imposte dagli imperialisti ai popoli oppressi e alla classe operaia nel mondo hanno inasprito le lotte per l'autodeterminazione nazionale. Lo sfruttamento dei paesi oppressi si è intensificato. Nei paesi oppressi le minoranze nazionali ed etniche sono state ulteriormente oppresse dal saccheggio senza limiti sia dall'interno che dai paesi imperialisti. Lo sfruttamento intensificato e senza freni ha fatto sì che molte lotte di liberazione nazionale abbiano acquisito slancio. Soltanto nell'Asia del Sud e del Sud Est dozzine e dozzine di movimenti di liberazione nazionale hanno intensificato la loro lotta.
L'occupazione dell'Afghanistan e dell'Iraq e la successiva espansione della guerra in Pakistan mostra la strada che gli imperialisti stanno prendendo. Ora, gli imperialisti provocano e guidano la guerra in Sri Lanka e in India per saccheggiare le risorse naturali.
I comunisti rivoluzionari, le forze di liberazione nazionale e settori delle forze politiche islamiche insieme a tutte le forze antimperialiste e democratiche in ogni paese e nelle regioni continentali, se non addirittura a livello internazionale, devono unirsi proprio adesso, immediatamente, in alleanze che fronteggino l'attacco presente delle forze imperialiste.

15) Come consideri la situazione in Nepal, a livello interno e delle dinamiche delle relazioni tra Cina e India?
La situazione interna del Nepal è grave. Le masse rivoluzionarie del Nepal stanno facendo grandi passi avanti mentre le classi dominanti in collaborazione con gli espansionisti indiani e gli imperialisti USA stanno cercando di fare deragliare il processo rivoluzionario guidato dal Partito Comunista Unificato del Nepal (maoista) (UCPN(m)). I governanti indiani hanno lavorato per fare crollare il governo guidato dai maoisti e hanno installato un governo fantoccio in Nepal, con l'intento di fermare il processo per formulare una nuova costituzione tramite l'Assemblea Costituente eletta. Le forze dominanti in Nepal sono riuscite fino a oggi ad avere successo nell'impedire ogni passo avanti verso l'apertura di un dibattito democratico tra le masse che si evolvesse verso una Costituzione Democratica Popolare. Le forze rivoluzionarie del Nepal che lavorano a fianco del proprio popolo sono profondamente impegnate nello sviluppare nuove strategie e tattiche per sconfiggere i piani malefici dei guerrafondai indiani e americani, mentre il regime cinese sta osservando con estrema attenzione gli eventi che ogni giorno si sviluppano in modo drammatico. In queste circostanze, qualsiasi attacco al Nepal dalle classi dirigenti indiane e USA innescherebbe un conflitto di grandi dimensioni in Asia del Sud, con la Cina che entrerebbe in scena in modo decisivo. La Cina non avrà più atteggiamento tollerante se gli USA intervengono in Nepal tramite l'India. La cosa ribalterebbe il già vulnerabile equilibrio dell'Asia del Sud.

16) Durante la campagna elettorale i naxaliti hanno bloccato molti treni. Qual è stata la reazione della popolazione? Puoi raccontarci qualche episodio?
Il portavoce del CPI(m) ha fatto chiarezza sulla questione in una replica al commento di Sumanto nell' Economic and Political Weekly (vol. XLIV, no. 38, 19 settembre 2009, pp. 73-77) Qui lo cito riguardo all'episodio del sequestro di un treno:



La prima falsità – o distorsione, se si preferisce chiamarla così – è il cosiddetto sequestro del treno. Sia che si voglia fare sensazione, per aggiungere una nota di colore a storie di cronaca che non ne hanno, sia che si abbia l'intento maligno di mostrare i naxaliti come la più grande minaccia alla sicurezza interna e quindi incitare i governanti a sollevare e dispiegare più forze centrali nelle aree maoiste, sta di fatto che, intenzionalmente, i media hanno ingrandito ed esagerato l'incidente. Una protesta di massa in cui poche centinaia di persone hanno fermato per quattro ore il treno passeggeri che andava da Barkakhana a Mughalsarai alla stazione di Hehegada nel distretto di Latehar del Jharkhand è diventato un sensazionale sequestro! Se un canale di notizie spara così le notizie, nessun altro canale vuole restare indietro e quindi la storia va avanti e ancora avanti, per 24 e 48 anche più ore, a seconda dell'interesse che genera tra gli spettatori…
Se si pensasse solo un poco al significato della parola “sequestro” non si sarebbe facile preda degli squali mediatici. Da dove i maoisti hanno sequestrato il treno? L'hanno dirottato dalla sua linea usuale costringendo il guidatore o le guardie? Se no, come lo si può chiamare sequestro?...
Va rilevato che il cosiddetto sequestro da parte di chi ha fermato il treno per protesta sedendosi sui binari per quattro ore non è in relazione in alcun modo al boicottaggio delle elezioni proclamato dal Comitato Centrale del CPI(m). Come è stato chiarito dal portavoce del nostro partito nel Jharkhand subito dopo l'incidente, la protesta era organizzata come parte del bandh [il bandh è uno sciopero totale in un'area specifica in cui tutte le attività si interrompono e la gente resta a casa, una forma di protesta adottata in India e in Nepal. N. d. T.] che rivendicava un'inchiesta giudiziaria contro gli assassinii brutali e a sangue freddo di cinque giovani da parte di elementi della Forza di Polizia della Riserva Centrale (CRPF) nel villaggio Badhania che è sotto giurisdizione della stazione di polizia di Barwadih nel distretto di Latehar. I cinque giovani sono stati fermati un'ora dopo che l'esplosione di una mina innescata dai guerriglieri maoisti aveva ucciso due uomini della CRPF alla mattina del 16 aprile. Due ore dopo che il CRPF aveva perso i suoi uomini nell'imboscata maoista i cinque sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco. Questo finto “scontro a fuoco” ha generato proteste che si sono diffuse a raggio nello stato e in alcuni posti per almeno una settimana. Il massimo ufficiale di polizia ha dovuto ammettere pubblicamente che si è trattato di un falso scontro a fuoco ed entro la fine del mese tre massimi ufficiali di polizia sono stati rimossi dal loro posto come conseguenza diretta del brutale incidente. Dovrebbe quindi almeno essere chiaro che il treno era stato fermato a Hehegada da gente disarmata che protestava contro il falso scontro a fuoco e non, lasciatecelo ripetere, per boicottare le elezioni.
      (Da: http://www.bannedthought.net/India/CPI-Maoist-Docs/index.htm)

Non ho altro da aggiungere qui.

17) Qual è la situazione e quanto sono forti i maoisti tra i minatori?
I rivoluzionari sono presenti nei bacini carboniferi di Singareni (India del Sud) e in quelli orientali. Tempo fa i rivoluzionari erano la forza principale e centrale nei bacini carboniferi di Singareni, ma il movimento in larga parte è stato schiacciato. Tuttavia ancora persiste.
Quanto agli altri settori minerari, non abbiamo conoscenza esatta della situazione. La ragione sta nel fatto che gran parte del movimento rivoluzionario in India è clandestino. L'estrazione mineraria ha luogo soprattutto in regioni dove il movimento rivoluzionario pure è forte. È tuttavia molto difficile discernere tutti i dettagli e l'espansione delle attività perché queste aree sono inaccessibili agli attivisti urbani. Lo Stato non consente agli attivisti sociali che vengono dalle aree urbane di muoversi liberamente in queste aree d'intenso movimento rivoluzionario.

18) Qual è la presenza dei naxaliti nelle fabbriche e il loro programma?
Molti partiti naxaliti lavorano nelle fabbriche e sviluppano i loro programmi tra gli operai. Negli anni '80 e '90 molti partiti naxaliti avevano una forte presenza nelle industrie sia nelle città metropolitane che nelle cinture industriali. Ora le organizzazioni tra gli operai industriali hanno subito un crollo drastico. I rivoluzionari hanno sempre cercato di organizzare i settori che organizzati non erano. I settori organizzati erano dominati dai sindacati revisionisti e reazionari.
Il CPI(m) ha un documento dettagliato di prospettiva che segue strettamente al fine di sviluppare il lavoro tra gli operai e altri settori delle classi medie urbane. Potremmo vedere i loro sforzi per sviluppare l'organizzazione nelle cinture industriali, anche se lo stato cerca di individuarli e di schiacciare il movimento della classe operaia. Nonostante questo, possiamo vedere che le masse si stanno risollevando nelle cinture e nelle aree industriali, ora che la recessione sta colpendo duro in questo grande paese, dove l'ottanta per cento della popolazione vive con meno di mezzo dollaro al giorno nella media annuale.
L'aristocrazia operaia, la lumpenizzazione e la schiavizzazione della classe operaia da parte delle forze di destra sono stati fenomeni predominanti nei due ultimi decenni. La tendenza dei movimenti militanti della classe operaia che stanno esplodendo, tuttavia, è di buonissimo auspicio.
Assieme a tutto questo va tenuto conto del fatto che l'economia indiana sta aprendo un vasto settore di vendita alle corporazioni multinazionali. Questo semplicemente cancellerà non meno di quaranta milioni di posti di lavoro in lungo e in largo per il paese, e possiamo stare a vedere che genere di tumulto aspetta l'India urbana e rurale.

19) Chi pensi possa essere considerato sostenitore e alleato della resistenza e della lotta delle masse popolari per un modello di sviluppo alternativo nei paesi capitalistici avanzati?
Nei paesi capitalistici avanzati, sono importanti le alleanze della classe operaia e dei settori della classe media progressista, alleanza che include da un lato gli intellettuali e i lavoratori migranti dai paesi oppressi dall'altro.
Generalmente nelle società dei paesi capitalistici avanzati gli antirazzisti, gli anarchici e le forze contro la guerra costituiscono i settori democratici.
Quello che serve oggi nei paesi imperialisti è costruire forti partiti marxisti leninisti. È ora che questi partiti comincino immediatamente a fare campagne che pongano il socialismo come unica alternativa, dissipando decenni di propaganda antisocialista e contro le prospettive socialiste che la classe operaia si è impegnata a sviluppare dai tempi della Comune di Parigi fino ai progressi storici compiuti in Cina. È anche importante mettere da parte gli errori compiuti durante questi progressi rivoluzionari e armati di questo discernimento muoversi in avanti. È importante che le classi operaie dei paesi avanzati capitalisti/imperialisti sviluppino relazioni profonde con i movimenti rivoluzionari dei paesi oppressi.

20) Che cosa pensi dell'asse dei paesi progressisti in America Latina che parlano al loro modo di “Socialismo del 21° Secolo”?
Il Sudamerica ha visto cambiamenti grandissimi nelle sue lotte e sono state portate alla luce dimensioni nuove. I termini che sono usati, come “Socialismo del 21° Secolo” o “Socialismo Bolivariano” sono quel genere di espedienti terminologici che indicano le tendenze piccolo borghesi delle politiche radicali, benché rappresentino anche il desiderio di inventare un linguaggio nuovo per il movimento rivoluzionario. Alcuni dei dirigenti di più alto livello, tuttavia, e quelle forze che sono arrivate a prendere il potere per conto del popolo, riducono i movimenti radicali a riformismo sociale, senza portare avanti la lotta di classe e alzare il livello della lotta contro l'imperialismo.
C'è necessità urgente di istituire relazioni strette tra le lotte dei tre continenti – Asia, Africa e Sudamerica – per comprendersi a vicenda e condividere le esperienze al fine di costruire un forte movimento antimperialista in tutto il mondo, perché questi tre continenti sono stati sfruttati dagli imperialisti dall'era coloniale classica fino ai giorni presenti dell'imperialismo, inclusa la fase della liberalizzazione, della privatizzazione e della globalizzazione.

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