Il misterioso crollo dell'edificio n.7 del World Trade Center

Ecco perchè la relazione finale del NIST sull'11 settembre
non è scientifica ed è falsa

David Ray Griffin

Titolo originale: "The Mysterious Collapse of WTC Seven"
Fonte: globalresearch
Link http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=15201 14 settembre 2009
traduzione italiana nostra animazione e video da comedonchisciotte



così è crollato l'edificio 7

"Tenete sempre presente
che questo edificio
non è stato colpito da nessun aereo"


Alle 5.21del pomeriggio dell’11 settembre, quasi 7 ore dopo il crollo delle Torri Gemelle crollò anche l'edificio numero 7 del World Trade Center. Il cedimento di questo edificio fu considerato fin dall’inizio un mistero.[1]

Lo stesso si sarebbe dovuto dire in realtà anche del crollo delle Torri Gemelle. Ma le torri erano state colpite dagli aerei, che avevano causato vasti incendi al loro interno, e molti hanno potuto ritenere che questa combinazione di cause fosse sufficiente a spiegare le ragioni del crollo.

L'edificio 7 invece non era stato colpito da nessun aeroplano: si tratterebbe dunque del primo caso in tutto il mondo di un grattacielo in struttura d'acciaio crollato a causa del solo incendio. James Glanz, giornalista del New York Times, cita le parole di un ingegnere strutturale, il quale dice: “Nell’ambiente dell’ingegneria strutturale è molto più importante capire quello che è successo [all'edificio 7 piuttosto che alle Torri Gemelle]”, perché gli ingegneri non sanno cosa rispondere alla domanda “perché è crollato l'edificio 7?” [2]

Da un punto di vista prettamente scientifico, ci sarebbe naturalmente una risposta ovvia. Gli scienziati, dando per scontata la regolarità della natura, operano basandosi sul principio secondo cui effetti simili implicano di solito cause simili. Essi, di conseguenza, non amano fare ricorso a cause senza precedenti per spiegare fenomeni comuni. Sino all'11 settembre, il crollo di grattacieli con scheletro di acciaio è stato un fenomeno relativamente comune, che la maggior parte dei cittadini statunitensi ha potuto vedere in televisione. In tutti i casi gli edifici erano stati abbattuti per mezzo di esplosivi utilizzati nel processo conosciuto come demolizione controllata. Da un punto di vista scientifico quindi l'ipotesi più ovvia sarebbe che l'edificio 7 sia crollato perché furono usati esplosivi per spezzare la struttura portante d'acciaio.

Il dibattito pubblico sulla distruzione del World Trade Center non si è sviluppato però in un contesto scientifico bensì in un contesto carico di implicazioni politiche. L’America era appena stata attaccata - secondo quanto quasi universalmente si riteneva - da terroristi stranieri che avevano pilotato alcuni aerei dirottandoli contro le Torri Gemelle. Rispondendo a quell'attacco l’amministrazione Bush aveva lanciato una “guerra al terrore”. L’idea che anche uno solo degli edifici fosse stato fatto crollare mediante l'uso di materiale esplosivo avrebbe implicato che gli attacchi aerei non erano stati una sorpresa e questo era un pensiero che molti non potevano concepire neanche in privato, fugurarsi in pubblico.

La gente perciò è stata indotta a credere, o almeno a far finta di credere, che l’Edificio 7 fosse crollato a causa dell'incendio, anche se, come scriveva Glanz: “Gli esperti hanno detto che nessun edificio di quel tipo - un edificio moderno, un grattacielo con struttura rinforzata in acciaio - è mai crollato a causa di un incendio incontrollato” [3] Di conseguenza il crollo, quando lo si è preso in considerazione, è stato considerato un mistero.

Ma non è tutto. Benchè l'edificio 7 fosse un edificio di 47 piani, che nella maggior parte dei posti sarebbe stato l’edificio più alto della città, se non dello stato, è sembrato poca cosa al confronto dei 110 piani delle Torri Gemelle. Ed è stato sacrificato anche nella successiva attenzione mediatica. In proposito Glanz scrive che il crollo dell'edificio 7 “è un mistero che …avrebbe probabilmente catturato l’attenzione di tutta la città e del mondo intero” se solo non fossero crollate anche le Torri Gemelle. [4] In ogni caso, il mistero del crollo dell'edificio 7 è stato oggetto di scarsa attenzione.

Per quei pochi che se ne sono occupati, il crollo non è risultato certo meno misterioso dopo la pubblicazione della prima relazione sull'argomento da parte della FEMA [Federal Emergency Management Agency, l'ente federale per la gestione delle emergenze, NdT] nel 2002. Questa relazione presenta quella che chiama l'“ipotesi migliore” sulle ragioni del crollo, salvo aggiungere che "le possibilità che si verifichi sono scarse”. [5]

La relazione della FEMA in realtà accresce ulteriormente il mistero grazie a un’appendice scritta da tre professori del Worcester Polytechnic Institute. In tale appendice si afferma che un pezzo di acciaio staccatosi dall'edificio 7 era fuso al punto tale che presentava al suo interno dei fori che lo facevano somigliare a un pezzo di groviera svizzera. [6] James Glanz, sottolineando che le fiamme nell’edificio non potevano raggiungere il calore necessario a fondere l’acciaio, parla di questa scoperta come del “più fitto mistero emerso dalle perizie” [7]

Il compito di fornire la spiegazione definitiva del crollo dell'edificio 7 fu affidato al NIST, il National Institute of Standards and Technology. Ci si aspettava che il NIST avrebbe pubblicato la relazione sull'edificio 7 insieme a quella sulle Torri Gemelle, uscita nel 2005, ma così non è stato. Il NIST ha continuato a rinviare la relazione fino all’agosto 2008, quando ha pubblicato una Draft for Public Comment (una relazione preliminare aperta alla discussione, NdT).

1. Il NIST rifiuta di indagare sulla presenza di esplosivi

Shyam Sunder, che aveva diretto questo lavoro del NIST, dichiara in conferenza stampa che “le cause del crollo del World Trade Center 7 non costituiscono più un mistero”. Inoltre, dopo aver anunciato che il NIST “non aveva trovato alcuna prova dell'uso di esplosivi”, [8] aggiunge: "Le nostre conclusioni hanno una vera base scientifica”. [9] Nel seguito di questa conferenza, dimostrerò che entrambe queste affermazioni sono false.

Il NIST e la disonestà scientifica

Per quanto riguarda la questione della scienza: lungi dall'avere una buona base scientifica, la relazione del NIST fa ripetutamente ricorso alla disonestà scientifica

Prima di entrare in dettagli, permettetemi di sottolineare che il ricorso alla disonestà scientifica da parte del NIST non dovrebbe sorprendere più di tanto. Il NIST è un ente del Ministero statunitense del Commercio. Negli anni in cui redigeva le sue relazioni sul World Trade Center si trovava dunque alle dipendenze dell’amministrazione Bush-Cheney. Nel 2004, l’Union of Concerned Scientists approvò un documento nel quale accusava questa amministrazione di “distorsione della conoscenza scientifica per fini politici di parte”. Verso la fine del mandato di Bush, il documento era stato firmato da più di 15.000 scienziati, compresi 52 premi Nobel e 63 vincitori della National Medal of Science. [10]

Uno scienziato che in passato ha lavorato per il NIST ha riferito che l'istituto era stato “completamente dirottato dal campo della scienza a quello della politica”, con il risultato che gli scienziati che vi lavoravano “avevano perso la loro indipendenza scientifica ed erano diventati poco più che ‘armi a noleggio’”. [11] Con particolare riferimento al lavoro del NIST sul World Trade Center, lo scienziato afferma che ogni cosa doveva ricevere l’approvazione del Ministero del Commercio, della NASA e dell’Office of Management and Budget (Ufficio gestione e bilancio), che è una branca dell’Ufficio Esecutivo del Presidente” in cui c'era un funzionario “specificamente addetto a controllare il lavoro del NIST” [12]

Uno dei principi generali del lavoro scientifico è che le conclusioni non devono essere dettate da preoccupazioni di carattere non scientifico – in altre parole, da preoccupazioni diverse dalla ricerca della verità. Le parole che abbiamo riportato di un ex dipendente del NIST danno motivo di sospettare che nell'elaborazione della relazione sull'edificio 7 l'istituto avrebbe operato più come ente politico che scientifico. La grande mole di falsità rintracciabili nella relazione ci induce a pensare che sia accaduto proprio questo.

Secondo la National Science Foundation, i tipi principali di disonestà scientifica sono la contraffazione, la falsità e il plagio. Non c'è nessun segno che faccia pensare al plagio, ma certamente il NIST è colpevole di contraffazione, che si può definire come la costruzione dei risultati voluti, e di falsità, cioè “manipolazione od omissione di dati”. [13]

In realtà l’omissione di dati da parte del NIST è così massiccia che la tratterò come una tipologia distinta di disonestà scientifica. Come scrive il filosofo Alfred North Whitehead nel suo libro del 1925 ‘Science and the Modern World’: “E’ facile trovare una teoria [internamente coerente]…, basta che ci si acconci a non tenere in considerazione metà delle prove”. Il “temperamento morale richiesto per il perseguimento della verità”, aggiunge, comprende “una ferrea determinazione a prendere in considerazione tutti i dati, nessuno escluso”. [14]

Il NIST dimostra invece a quanto pare una ferrea determinazione a non considerare una buona metà dei dati rilevanti.

Prove fisiche di esplosivi

Alcune delle prove ignorate dal NIST sono prove fisiche dell'uso di esplosivi per far crollare l'edificio 7.

Acciaio-groviera: comincerò dal pezzo di acciaio del WTC 7 fuso al punto da sembrare un pezzo di groviera. Per spiegare perchè ha chiamato questo fatto “il più grande mistero scaturito dalle indagini”, James Glanz scrive: “Sembrava che l’acciaio si fosse sciolto, ma nessuno degli incendi sviluppatisi nei vari edifici si riteneva potesse aver raggiunto una temperatura tale da far sciogliere completamente l’acciaio” [15]. L’affermazione di Glanz è in realtà alquanto riduttiva. La verità è che gli incendi nell’edificio non avrebbero potuto portare l’acciaio neanche solo vicino alla temperatura – di circa 1.482°C (2,700°F) – necessaria per la fusione. [16]

I professori che nell’appendice al rapporto FEMA parlano di questo pezzo di acciaio scrivono: “C’è bisogno di uno studio dettagliato del meccanismo [che ha causato] questo fenomeno”. [17] Arden Bemen, direttore del NIST quando l'istituto incominciò a lavorare sul WTC, assicurò che il rapporto del NIST avrebbe preso in considerazione “tutte le principali raccomandazioni contenute nella relazione [della FEMA]". [18]

Quando però il NIST rese pubblico il suo rapporto non menzionò affatto il pezzo di acciaio ridotto a groviera e sostenne invece che non c'era nessun pezzo di acciaio dell'edificio 7 che si fosse salvato. [19]

Ma questo pezzo di acciaio rappresenta solo una piccola parte dei dati ignorati dal NIST circa la fusione dell'acciaio.

Particelle di metallo nella polvere: l’edificio della Deutsche Bank adiacente alle Torri Gemelle fu pesantemente contaminato dalla polvere prodotta dalla loro distruzione. La compagnia assicurativa della Deutsche Bank si è rifiutò di sostenere i costi della pulizia, sostenendo che la polvere non poteva essere attribuita al crollo del WTC. La Deutsche Bank allora incaricò la RJ Lee Group di fare uno studio che dimostrò che la polvere che ricopriva la Deutsche Bank veniva proprio dal WTC e che aveva una caratteristica molto particolare: era infatti composta in parte da “particelle sferiche di acciaio”. [20] Secondo la RJ Lee Group, ciò significava che una quantità di acciaio si era “fusoa durante il crollo del WTC, producendo particelle sferiche di metallo”. [21] Lo studio dimostrò anche che, metre le particelle di acciaio costituiscono solo lo 0,04% della polvere normale di un edificio, nel caso del WTC erano il 6%, cioè 150 volte più del normale. [22]

Lo studio della RJ Lee scoprì anche che nell’evento sono state raggiunte temperature “alle quali il piombo sarebbe evaporato” [23] - ovvero 1.749°C (3,180°F). [24]

Un altro studio fu condotto dallo US Geological Survey con l’intento di facilitare l’“identificazione delle componenti delle polveri del WTC”. Insieme alle particelle di acciaio, gli scienziati impegnati in questo studio trovarono anche molibdeno fuso. La scoperta riveste un'importanza particolare perché si tratta di un metallo che fonde solo alla temperatura di 2.623°C (4.753°F). [25]

Il NIST non menziona nessuno di questi due studi, benchè il secondo fosse stato condotto da un altro ente governativo.

Il NIST non poteva richiamare questi studi perché era impegnato a dimostrare che gli edifici del WTC erano crollati a causa del fuoco, mentre questi studi dimostravano chiaramente che all'interno degli edifici era successo qualcosa di diverso da un incendio.

Residui di nanotermite: Di che si tratta? Uno studio di diversi scienziati, compreso il chimico Niels Harrit dell’Università di Copenhagen, ha dimostrato che le polveri del WTC contenevano nanotermite inesplosa, una sostanza che – diversamente dalla termite normale che è una sostanza incendiaria – è un potentissimo esplosivo. Lo studio di Harrit e dei suoi colleghi, tra i quali Steven Jones e Kevin Ryan, è stato pubblicato solo nel 2009, [26] vari mesi dopo la pubblicazione nel novembre 2008 della relazione finale del NIST.

Ma il NIST, per prassi consolidata, avrebbe dovuto analizzare le polveri del WTC per individuare eventuali residui di esplosivo, come la nanotermite. La ‘Guida per le Inchieste su Incendi ed Esplosioni’ pubblicata dalla National Fire Protection Association dice che, ogni qualvolta si presenti un “danno di ordine superiore”, dovrebbe essere condotta una ricerca finalizzata a trovare tracce di esplosivo. Dissipando poi ogni dubbio sul significato dei termini, la Guida dice:

“Un ‘danno di ordine superiore’ è caratterizzato dalla frantumazione della struttura, che produce detriti di piccole dimensioni, sotto forma di polvere. Muri, tetti e parti strutturali sono ridotti in schegge o in pezzi e l’edificio è completamente demolito.” [27]

La descrizione calzava perfettamente col crollo delle Torri Gemelle e dell'edificio 7. Anche la frase successiva – “le macerie vengono lanciate a grande distanza, anche molte decine di metri” – si applica al caso delle Torri Gemelle, cosa che il NIST è stato costretto ad ammettere per poter spiegare l'origine degli incendi nell'edificio 7. [28] Il NIST avrebbe dunque dovuto cercare eventuali tracce di materiali esplosivi, come la nanotermite.

Ma quando gli è stato chiesto se l’avesse fatto, il NIST ha risposto di no. Un giornalista ha chiesto ragione di questa omissione a Michael Newman, un portavoce del NIST. “Che cosa mi può dire - gli ha domandato - riguardo alla lettera in cui il NIST afferma di non aver cercato tracce di esplosivi?” La risposta di Newman è stata: “Esatto, perché non c’era nessuna traccia in questo senso”. “Ma come si fa a sostenere che non ci sono tracce – ha ribattuto il giornalista –se prima non le si cercano?” E Newman: “Se cerchi qualcosa che non c'è perdi il tuo tempo …e i soldi dei contribuenti”. [29] (Non era un argomento su cui si poteva barare).

Quando, nell'agosto del 2008, Shyam Sunder, che aveva diretto il lavoro del NIST sugli edifici del WTC, tenne la conferenza stampa – nel corso della quale annunciò che “le ragioni del crollo del WTC 7 non erano più un mistero” – iniziò dicendo:

“Prima di dirvi quello che abbiamo trovato, vi dirò quello che non abbiamo trovato. Non abbiamo trovato nessuna traccia dell'uso di esplosivi per far crollare l’edificio.” [30]

Mettendo questa dichiarazione al primo posto, Sunder faceva capire che questa era anche la conclusione più importante a cui il NIST era pervenuto, come del resto aveva fatto già per le Torri Gemelle. Ma la rivendicazione di conclusioni con solide basi scientifiche non regge se viene raggiunta ignorando metà dei dati.

Metallo Fuso: oltre alle prove ignorate a cui già si è accennato, il NIST nell'indagine sul WTC ha deliberatamente ignorato le testimonianze che le macerie contenevano grandi quantità di metallo fuso – che la maggior parte descriveva come acciaio fuso. Il vigile del fuoco Philip Ruvolo per esempio, parlando delle Torri Gemelle, dice: “Man mano che si scendeva si vedeva acciaio fuso, acciaio fuso che scorreva giù a rivoli come in una fonderia, come fosse lava”. [31]

Peter Tully, presidente della Tully Construction, che partecipò allo sgombero delle macerie, dice di aver visto letteralmente grandi pozze di “acciaio fuso”. [32]

Nonostante ciò, quando a John Gross, uno dei principali autori delle relazioni del NIST, fu chiesto dell'acciaio fuso, la risposta fu: “Io metto in discussione la sua ‘premessa di base che ci fossero pozze di acciaio fuso’”, e subito aggiunse: “Non ho notizia di nessun testimone oculare che possa confermarlo”. [33]

Oltre a Ruvolo e Tully, gli altri testimoni oculari del fatto comprendono:

Leslie Robertson, membro dell’impresa di ingegneria che progettò le Torri Gemelle [34]
Il dott. Ronald Burger del National Center for Environmental Health[35]
La dott.ssa Alison Geyh della Johns Hopkins School of Public Health, che guidava un gruppo di scienziati che su richiesta del National Institute of Environmental Health Sciences si recarono sul posto poco dopo l’11 settembre. [36]
Infine, “il ritrovamento di acciaio fuso anche nell'edificio 7” fu rilevato da Mark Loizeaux, presidente della Controlled Demolition Inc., coinvolta anch’essa nelle operazioni di sgombero. [37]

Eppure per John Gross non ci sono testimoni degni di fede che parlino di acciaio fuso. Un'affermazione che mostra tutti i segni di una colossale menzogna.

Prove testimoniali della presenza di esplosivi

Oltre alle prove fisiche dell'uso di esplosivi, il NIST ha ignorato anche le testimonianze.

La relazione del NIST sulle Torri Gemelle: Nella relazione del 2005 sulle Torri Gemelle, il NIST ha ignorato decine di testimonianze rilasciate da giornalisti, agenti di polizia e dipendenti del WTC, oltre a 118 testimonianze dei vigili del fuoco di New York. [38] Il NIST ha addirittura negato apertamente l’esistenza di queste testimoninze affermando che “non c’era nessuna testimonianza (raccolta dai…vigili del fuoco di New York) di scoppi o esplosioni” che avrebbero fatto pensare all'uso di esplosivi. [39]

Quando poi un gruppo di accademici, compresi scienziati e un avvocato chiesero conto al NIST di quella falsa affermazione, l'istituto ne specificò il significato dicendo:

Il NIST ha preso in esame tutte le interviste fatte dal Dipartimento Federale dei Vigili del Fuoco di New York (500 interviste)…Nel complesso, le interviste non suffragavano l'ipotesi di un ruolo di esplosivi nei crolli. [40]

Quindi prima il NIST sostiene nel suo rapporto che non esistevano prove testimoniali della presenza di materiale esplosivo, poi sembra dire che, visto che solo 118 su 500 riferiscono di esplosioni, le testimonianze “nel complesso”, non suffragano l'ipotesi delle esplosioni e quindi l'istituto aveva ragione nel dire che non c'erano prove testimoniali dell'uso di esplosivi.

Pensate a un’indagine per un omicidio nelle strade di San Francisco. Delle 100 persone che hanno assistito alla scena solo 25 riferiscono di aver visto Pete Smith sparare alla vittima. La polizia rimette in libertà Pete Smith dicendo che le testimonianze, nel complesso, non indicano in lui il colpevole. Questa sarebbe la scienza forense in stile NIST.

Testimonianze di persone all'esterno dell'edificio 7: Il NIST ha mantenuto lo stesso approccio nella relazione sull'edificio 7. C'erano diverse testimonianze degne di fede di esplosioni. Un giornalista del New York Daily News racconta:

Si è sentito un rombo. La fila superiore di finestre dell’edificio è scoppiata. Poi sono scoppiate tutte le finestre del trentanovesimo piano. Poi quelle del trentottesimo. Si sentiva solo Pop! Pop! Pop! finché l’edificio sprofondò in una nuvola grigia che si sollevava. [41]

Craig Bartmer, agente della polizia di New York, dice:

Ero vicinissimo all’Edificio 7 quando è crollato…Tutto d’un tratto…Ho alzato lo sguardo e…le cose hanno iniziato ad accartocciarsi su se stesse…Ho iniziato a correre…e per tutto il tempo si sentiva “bum, bum, bum, bum, bum.” [42]

Testimonianze di Hess e Jennings dall'interno dell'edificio 7: Oltre a ignorare questi e altri racconti di esplosioni da parte di persone che stavano all'esterno dell'edificio, il NIST ha distorto le testimonianze di due uomini di alta credibilità, che si trovavano all'interno: Michael Hess, avvocato dell'azienda municipale della città di New York, e Barry Jennings, vice direttore del Dipartimento dei Servizi di Emergenza della New York City Housing Authority.

Quando la Torre Nord fu colpita, entrambi seguirono immediatamente le istruzioni per cui, in caso di emergenza, avrebbero dovuto presentarsi dal Sindaco Giuliani al Centro di Gestione delle Emergenze al 23º piano dell'edificio 7.

La Torre Nord fu colpita alle 8:46, quindi dovrebbero essere arrivati circa alle 9. Ma si resero conto che se ne erano andati tutti. Allora chiamarono al telefono per sapere che cosa fare e a Jennings fu detto di lasciare immediatamente l’edificio. Visto che l’ascensore non funzionava (evidentemente la corrente era saltata alle 9:03 per l'impatto dell'aereo contro la torre sud), presero a correre giù per le scale ma, giunti al 6° piano, sentirono un'enorme esplosione che fece saltare il pianerottolo sottostante bloccando la via di fuga. Risalirono allora all'8º piano, ruppero una finestra e chiamarono aiuto.

I vigili del fuoco arrivarono per soccorrerli, dichiarò Jennings, ma poi corsero via. Dopo un po' ritornarono e ricominciarono a darsi da fare per salvarli, ma poi corsero via di nuovo. La prima volta, spiegò Jennings, erano corsi via per il crollo della Torre Sud, che avvenne alle 9:59, e la seconda volta per il crollo della Torre Nord, che avvenne alle 10:28. Su queste basi Jennings, intervistato nel 2007 da Dylan Avery, disse di esser certo che al momento della grossa esplosione "tutte e due le torri erano ancora in piedi". Alla fine, quando i vigili del fuoco tornarono dopo il crollo della seconda torre, Hess e Jennings furono messi in salvo.

Questo deve essere successo tra le 11:00 e le 11:30, perché alle 11:57 Hess fu intervistato per strada a qualche isolato di distanza. Anche Jennings fu intervistato per strada. Entrambi dissero che erano rimasti intrappolati per un certo periodo di tempo – Hess specificò "circa un’ora e mezza".

Questa storia rappresentava ovviamente una grossa minaccia per il NIST, impegnato com'era a sostenere che quando l'edificio 7 crollò alle 5.21 del pomeriggio ciò era dovuto solo agli incendi, senza l'intervento di esplosivi.

Ma ecco che c'erano due alti funzionari cittadini che avevano riferito di una grossa esplosione la mattina abbastanza presto, evidentemente prima delle 9:30. Nella sua intervista a Dylan Avery, inoltre, Jennings aveva affermato che la grossa esplosione che li aveva intrappolati era stata solo la prima di molte altre. Aveva anche detto che, quando i vigili del fuoco li avevano portati nell'atrio, aveva notato che era completamente devastato – era “tutta una rovina", aveva detto "tutta una rovina”. E aveva anche detto che mentre attraversava l'atrio insieme a un vigile del fuoco, "calpestavano altri corpi” [43]

La testimonianza di Jennings contraddiceva la versione ufficiale, secondo cui nell'edificio 7 non c’erano state esplosioni e nessuno era rimasto ucciso.

Cosa avrebbe fatto il NIST?

Il trattamento riservato dal NIST alla testimonianza Hess-Jennings: il NIST ha semplicemente ignorato quello che Jennings aveva detto sull'atrio e per quanto riguarda il lasso di tempo in cui Hess e Jennings erano rimasti intrappolati nell'edificio ha seguito la linea adottata da Rudy Giuliani in un libro del 2002, per cui quella che Hess e Jennings avevano scambiato per un’esplosione interna all'edificio 7 era semplicemente l’impatto di macerie provenienti dal crollo della Torre Nord.

Solo che il crollo in questione è avvenuto solo alle 10:28, mentre l’evento descritto da Hess e Jennings si è verificato almeno un’ora prima. Inoltre, Jennings riferisce che tanto la Torre Sud che la Nord erano ancora in piedi quando si verificò quella che definisce esplosione, e sicuramente lo ha detto anche al NIST quando lo hanno sentito (insieme a Hess) nella primavera del 2004.

C'era anche un altro problema: Hess aveva detto che erano rimasti intrappolati “per circa un’ora e mezza”. Se, come sostiene il NIST, l’evento che li aveva messi in trappola non si fosse verificato prima delle 10:30 circa, allora non sarebbero stati salvati prima di mezzogiorno. E infatti la Relazione Provvisoria sull'edificio 7 pubblicata dal NIST nel 2004 sostiene proprio questo, che Hess e Jennings erano stati tratti in salvo “tra le 12:10 e le 12:15”. Ma ciò è chiaramente falso, perchè Hess fu intervistato ad una certa distanza dalle Torri prima di mezzogiorno. [44]

Il NIST naturalmente nega di aver manipolato la testimonianza di Jennings. Ma quando abbiamo inviato all'istituto una richiesta sulla base del FOIA (Freedom of Information Act, legge sulla libertà di informazione) per avere una copia delle interviste rilasciate da Hess e Jennings, abbiamo ricevuto un rifiuto motivato in base a una disposizione che esenta dall'osservanza del FOIA se l’informazione “non è direttamente collegata al cedimento dell’edificio”. [45] Il NIST lascia dunque intendere che una testimonianza su una forte esplosione all'interno dell’edificio sarebbe irrilevante nella determinazione delle cause del crollo. Il ricorso a una motivazione così assurda sembra un modo per dire: scordatevi che vi si possa mai dar copia di quelle interviste.

La BBC viene in soccorso: Il tentativo del NIST di neutralizzare la testimonianza di Barry Jennings è stato favorito dalla BBC, che ha intervistato Jennings, ma poi ha chiaramente modificato gli orari, in modo che l'annunciatrice, con voce rassicurante, potesse dire:

“Alle 10:28 crolla la Torre Nord…L'edificio 7 viene direttamente investito dal crollo…Le prime testimonianze di esplosioni son dovute in realtà alla caduta di macerie dal grattacielo che stava crollando”. [46]

Mike Rudin, il produttore di questo programma della BBC, di recente mi telefonò per discutere della possibilità di intervistarmi in merito ad un mio libretto, “Osama bin Laden, Vivo o Morto?”. [47] Gli dissi che stavo per pubblicare un libro sull'edificio 7 e che, dopo averlo letto, probabilmente non avrebbe più desiderato intervistarmi. Quando mi chiese perché, risposi che era perché avevo messo in rilievo che aveva chiaramente manipolato gli orari del racconto di Jennings. Di fronte al suo diniego, gli dissi: d’accordo, mostrami l'intervista originale, senza tagli e interventi redazionali. Se dall'originale fosse risultato che Rudin non aveva modificato gli orari ne avrei fatto pubblica ammenda. Rudin si rifiutò di farmi vedere l’intervista non ancora confezionata. [48]

Il programma della BBC andò in onda nel luglio 2008. La prima versione del rapporto finale del NIST – la Draft for Public Discussion – sarebbe stata resa pubblica in conferenza stampa il 21 agosto, quando Sunder avrebbe annunciato che il mistero del crollo dell'edificio 7 era stato risolto.

La morte di Barry Jennings: Due giorni prima di quell’avvenimento, Barry Jennings muore – e muore in circostanze davvero misteriose. Nessuno ha voluto dare informazioni su come o perché quest’uomo di 53 anni sia morto. Dylan Avery, nel tentativo di scoprire qualcosa, ha ingaggiato un investigatore privato– una donna con la fama di essere una delle migliori nello stato di New York – per cercare di scoprire qualcosa. Per pagarne il considerevole onorario, usò la sua carta di credito. Nel giro di 24 ore, Avery ricevette dalla donna un messaggio che diceva:

“A fronte di alcune delle informazioni che ho scoperto, ritengo che questo sia un lavoro che spetti alla polizia. Le ho rimborsato la somma che mi aveva versato. Per favore, non mi contatti più per avere informazioni su quella persona.”

Non era certo la risposta che ci si poteva aspettare, osservò Avery, se l’investigatore avesse scoperto che Jennings era morto “in modo innocente in un ospedale”. [49] Il mio libro reca la dedica seguente: “Alla memoria di Barry Jennings, cui aver detto la verità può aver costato la vita”.

Comunque sia, la sua morte è stata un colpo di fortuna per il NIST, che non dovrà più temere che Jennings convochi una conferenza stampa per dire che l'istituto aveva falsificato la sua testimonianza.

La BBC viene di nuovo in soccorso: La morte di Jennings è stata provvidenziale anche per la BBC, che ha potuto così mandare in onda una seconda versione del suo programma sull'edificio 7, questa volta con Michael Hess.

Nella prima versione, la BBC aveva dato l'impressione che Jennings si fosse trovato nell’edificio da solo, anche se lui usava il plurale “abbiamo fatto questo e poi abbiamo fatto quest'altro”. La BBC parlava solo di Jennings, senza mai menzionare il fatto che Hess si trovava con lui.

Ma nella nuova versione, che fu mandata in onda alla fine di ottobre 2008, la star era Hess. Pur ammettendo che l'11 settembre aveva “pensato a un’esplosione nei sotterranei”, adesso affermava: “Ora so che la causa era la parte superiore della Numero 1 (la Torre Nord) che era caduta sulla metà sud del nostro edificio”, proprio come aveva detto Giuliani nel suo libro. Che Hess confermi il racconto di Giuliani non deve sorprendere, visto che dal 2002 è suo socio in affari.

Benchè Hess non potesse assolutamente essere considerato un teste imparziale, Mike Rudin lo dipinse così. Nel suo blog della BBC, Rudin riporta trionfalmente che qualche "autoproclamato cavalierie della verità" ha sostenuto che la BBC, nel rappresentare la testimonianza di Barry Jennings, avrebbe “falsato la tempistica degli avvenimenti”, ma Michael Hess “nella sua prima intervista dopo l’11 settembre… la conferma pienamente”.

Ma la versione di Hess potrebbe “confermare” la tempistica della BBC solamente se fosse una versione credibile. Nel mio libro, invece, dimostro come sia infarcita di problemi, cosicché chiunque può facilmente constatare che stava mentendo. [50]

2. La spiegazione del crollo dell'edificio 7 proposta dal NIST

Finora ho parlato della prima parte del mio libro, che si occupa della negazione fatta dal NIST, ovvero della pretesa mancanza di indizi dell'uso di esplosivi nel crollo dell'edificio 7. Ho sottolineato come il NIST possa fare questa affermazione solamente commettendo due tipi di falso scientifico: ignorare prove rilevanti e falsificarne altre – in questo caso, la testimonianza di Barry Jennings. La seconda parte del mio libro tratta della teoria elaborata dal NIST per spiegare come il fuoco abbia potuto far crollare l’edificio. Per elaborare questa teoria, il NIST ha dovuto falsificare e inventarsi dati su una scala che forse non ha precedenti. Ciononostante, alla fine ha dovuto violare uno dei principi basilari della scienza: non si possono invocare miracoli.

Probabilmente conoscete la vignetta a cui mi riferisco. Un professore di fisica riempie diverse lavagne di equazioni matematiche e alla fine scrive: “A questo punto accade il miracolo”. In campo scientifico non si possono invocare miracoli, non esplicitamente ma neanche solo implicitamente – con la violazione di qualche principio basilare della fisica. Ma è proprio quello che il NIST ha fatto

Costruzione delle prove

Ma prima di parlare di questa vicenda miracolosa, voglio sottolineare tre esempi particolarmente palesi di disonestà scientifica operati dal NIST prima di far ricorso al suo disperato espediente. Si tratta sempre di esempi di contraffazione.

Travi portanti prive di spinotti trasversali: La spiegazione che il NIST dà di come il fuoco abbia prodotto il crollo dell'edificio 7 inizia con la dilatazione termica, cioè col fuoco che riscladando l'acciaio ne provoca la dilatazione.

Una trave d’acciaio del 13° piano, così sostiene il NIST, provoca lo sganciamento di una trave maestra collegata alla colonna 79. Avendo perso il suo sostegno la colonna 79 cede e il cedimento dà il via a una reazione a catena in seguito alla quale tutte le 82 colonne d’acciaio dell’edificio cedono. [51]

Senza chiederci se ciò sia anche solo lontanamente plausibile, concentriamoci sulla domanda: perché quella trave si sarebbe sganciata?

Secondo il NIST si sarebbe sganciata perhè non era collegata alla piastra del pavimento con spinotti trasversali. scrive Il NIST:

Nell'edificio 7 non erano stati messi spinotti trasversali sulle travi maestre.

Le travi del pavimento ... ce gli avevano ma le travi portanti che sorreggevano le travi del pavimento ne erano prive.

E' un punto cruciale per la risposta del NIST a una domanda molto frequente: come spiegare che il fuoco avrebbe determinato il crollo dell'edificio 7 dato che in passato non è mai successo che un incendio abbia causato il cedimento di grattacieli con scheletro d’acciaio, alcuni dei quali hanno subito incendi anche molto più imponenti e di maggiore durata? La risposta del NIST è: differenze nel progetto dell'edificio.

Una di queste differenze cruciali, sostiene ripetutamente il NIST, sta nell' “assenza di spinotti trasversali che avrebbero impedito lo spostamento laterale”.

Ma questa è un'invenzione del NIST. Come facciamo a saperlo? Basta vedere la Relazione Provvisoria sull'edificio 7 (Interim Report) pubblicata nel 2004, prima che fosse elaborata la teoria del cedimento delle travi portanti.

La relazione afferma che le travi portanti così come le travi del pavimento erano collegate al pavimento con spinotti trasversali.[52]

Ci troviamo di fronte a un caso evidente di invenzione di dati, col NIST che si inventa un fatto solo perchè serve alla sua nuova teoria

Il violento incendio al 12° piano alle ore 1700: il NIST contraddice il suo Interim Report anche mentendo sugli incendi. Sostiene infatti che alle 5 pomeridiane c'era un incendio molto vasto con temperature molto elevate che interessava la gran parte della facciata nord del 12° piano. Questa affermazione è essenziale per la spiegazione che il NIST dà del crollo avvenuto dopo 21 minuti. E però, se si ritorna all'Interim Report pubblicato dal NIST prima che venisse elaborata questa teoria si trova l'affermazione seguente:

‘Intorno alle 16:45 una fotografia mostra incendi ai piani 7, 8, 9 e 11 vicino al centro della facciata nord. L'incendio al 12° piano era estinto a quell’ora'.

Altre fotografie mostrano anzi che l'incendio al 12° piano si era già estinto alle 16. Eppure il NIST sostiene adesso che le fiamme erano ancora molto intense alle 17. [53] Ecco un altro caso evidente di invenzione di dati.

Cedimento degli spinotti trasversali: un ulteriore caso di invenzione di dati riguarda ancora gli spinotti trasversali – stavolta quelli che collegano le travi del pavimento alla alla soletta.

Il NIST sostiene che, a causa dello sganciamento della trave portante cruciale di cui sopra, le travi del pavimento hanno potuto dilatarsi senza ostacoli. Ma ciascuna di queste travi era collegata alla piastra del pavimento con 28 robustissimi spinotti trasversali che avrebbero dovuto costituire un ostacolo di tutto rispetto.

E in effetti avrebbero impedito la dilatazione, sostiene il NIST, se non fosse che si sono spezzati tutti.

E perché si sarebbero spezzati? Per quella che il NIST chiama “espansione termica differenziale”, che è semplicemente un modo tecnico di dire che, in risposta al calore delle fiamme, le travi d’acciaio si sarebbero dilatate più di quanto non abbiano fatto le solette dei pavimenti.

Ma come si spiega un fatto del genere? Acciaio e cemento hanno virtualmente lo stesso “coefficiente di dilatazione termica”, cioè si dilatano virtualmente nella stessa misura in risposta al calore. Se così non fosse, il cemento armato – cioè il cemento rafforzato con ferro, si romperebbe ogniqualvolta le temperature fossero troppo calde o troppo fredde. Lo stesso NIST ha sottolineato che “acciaio e cemento hanno coefficienti di dilatazione termica simili”.

E quindi perché il NIST sostiene che gli spinotti d'acciaio si sono spezzati a causa della differenza di dilatazione termica?

Per comprendere questo punto bisogna sapere che la teoria del NIST si fonda quasi totalmente sulla simulazione al computer. Il NIST ha inserito diverse variabili in un programma che avrebbe dovuto mostrare come l'edificio 7 avrebbe reagito agli incendi. Ma allora, quali informazioni ha inserito Il NIST nel programma per fargli dire che l’acciaio si sarebbe dilatato in misura assai maggiore rispetto alla soletta di cemento tanto da spezzare tutti gli spinotti? La risposta è contenuta in questa soave affermazione:

Per la soletta di cemento non si è presa in considerazione nessuna dilatazione termica e nessun degrado del materiale perchè in questa analisi non è stata sottoposta a riscaldamento.

Quando ho letto per la prima volta questa affermazione, mi sono dovuto stropicciare gli occhi. Sicuramente, ho pensato, devo aver letto male, perché poche pagine prima il NIST aveva sostenuto che: “quando il pavimento composito è stato investito dal fuoco si è verificata una espansione termica diversa tra le travi d’acciaio del pavimento e la soletta di cemento”. Il ‘pavimento composito’, per definizione, è costituito dalle travi d’acciaio unite alla soletta di cemento mediante gli spinotti trasversali. Quindi il NIST, affermando che il pavimento composito era stato investito dal fuoco, dice chiaramente che tanto le travi d’acciaio quanto la soletta di cemento si erano riscaldate.

Ma poi nel passaggio che mi ha fatto stropicciare gli occhi il NIST dice: nella simulazione, al computer è stato detto che solo le travi d’acciaio si sono surriscaldate, la soletta no. [54]

Quindi ovviamente le travi d’acciaio si sarebbero dilatate mentre la soletta sarebbe rimasta ferma, determinando la rottura degli spinotti, dopo di che le travi d’acciaio si sono potute dilatare senza freni andando a sbattere contro la colonna 79, che ha poi fatto crollare tutto l'edificio.

E’ uscita in libreria una versione comica della teoria ufficiale dell’11 settembre. [55] Ma non ce n'era davvero bisogno, perchè le relazioni ufficiali sono già di per sè una ricostruzione comica dei fatti accaduti quel giorno

Ma veniamo al miracolo compiuto dal NIST.

Il NIST compie il miracolo

Molti nel Movimento per la Verità sull’11 settembre hanno sottolineato fin dall’inizio che l'edificio 7 era crollato, virtualmete almeno, alla stessa velocità di un oggetto in caduta libera.

Negazione della caduta libera da parte del NIST: Nella Bozza per la Discussione Pubblica, questo fatto viene smentito e si sostiene negato, sostenendo che il tempo impiegato dagli ultimi 18 piani per crollare “supera di circa il 40% il tempo di caduta libera, coerentemente con i principi della fisica”.

Implicitamente si dice dunque che chiunque sostenesse che l’edificio è crollato a velocità di caduta libera andrebbe contro i principi della fisica.

Spiegando le ragioni per negare la caduta libera, Shyam Sunder in una conferenza stampa tecnica spiega:

“Il tempo della caduta libera sarebbe [il tempo di caduta] di un oggetto che non ha componenti strutturali sottostanti…Il tempo impiegato…da quei 17 piani per scomparire [era circa del 40% più lungo del tempo di caduta libera]. E la cosa non deve sorprendere a motivo della resistenza nel caso specifico della struttura [sottostante]. Siamo in presenza di una successione di cedimenti strutturali che non sono istantanei.”

La Sfida di Chandler: Nel corso della conferenza stampa un professore di fisica del liceo, David Chandler, ha messo in questione l'affermazione di Sunder durante questo incontro, sostenendo che il 40% in più di cui parla Sunder contraddice “una quantità visibile a tutti, facilmente misurabile”.

La settimana successiva, Chandler ha messo un video su internet [vedi sotto] che mostra come, misurando questa quantità visibile a tutti, chiunque possegga conoscenze elementari di fisica avrebbe potuto vedere che “per almeno due secondi e mezzo…l’accelerazione dell’edificio non è distinguibile da quella di caduta libera”.



[Il video messo su Youtube da David Chandler]



In conclusione, Chandler invitò il NIST a prender posizione con queste parole: “Se il NIST vuole esser preso sul serio, deve riconosceree che per un certo intervallo temporale l'edificio 7 è crollato a velocità di caduta libera e ne deve dare una spiegazione”.

Il NIST riconosce la caduta ibera: Sorprendentemente, il NIST nella relazione finale riconosce che cè stata caduta libera. Cerca di mascherarlo, ma l’ammissione c'è, a pagina 607. Il crollo dell’edificio viene suddiviso in tre fasi, e la seconda è cossì catratterizzata: "discesa in caduta libera per circa otto piani con accelerazione di gravità per la durata di circa 2,25 secondi. ‘Accelerazione di gravità’ è sinonimo di accelerazione di caduta libera.

Dunque, dopo aver presentato 606 pagine di descrizioni, testimonianze, fotografie, grafici, analisi, spiegazioni e formule matematiche il NIST, a pagina 607, dice in effetti: “A questo punto si compie un miracolo”.

Perché questo sia un miracolo è stato spiegato da Chandler con queste parole: “La caduta libera può essere raggiunta solamente se nessuna resistenza viene opposta al movimento”.

Questa osservazione di Chandler implica che, secondo i principi della fisica, la parte superiore dell'edificio 7 sarebbe potuta crollare in caduta libera solo se qualcosa avesse rimosso tutto l’acciaio e il cemento nella parte inferiore dell’edificio, che avrebbe altrimenti opposto resistenza, e solo esplosivi di qualche tipo avrebbero potuto avere questo effetto.

Se ciò non fosse accaduto e nonostante questo i piani superiori fossero venuti giù in caduta libera anche solo per un secondo o due, si sarebbe verificato un miracolo.

E' quello che lo stesso Sunder aveva spiegato lo scorso agosto, dicendo che un oggetto in caduta libera “non ha componenti strutturali sottostanti” che oppongano resistenza. Avendo sostenuto in agosto che la caduta libera era impossibile, il NIST ha anche detto esplicitamente che non si era verificata: “L'edificio 7 non è crollato in caduta libera”.

Ma poi in novembre, pur difendendo sempre la stessa teoria che esclude la presenza di esplosivi e quindi la caduta libera, il NIST ammette che, come fatto empirico, la caduta libera si è verificata. Per un tempo di 2,15 secondi, ammette il NIST, il crollo dell'edificio 7 è caratterizzato dalla “accelerazione di gravità (caduta libera)”.

Consapevole di aver così affermato un miracolo, nel senso di una violazione delle leggi della fisica, il NIST non ha più sostenuto che la sua analisi era coerente con i principi fisici. Nella sua Bozza pubblicata in agosto, aveva più volte affermato che la sua analisi del crollo era “coerente con i principi della fisica”. Questa frase veniva continuamente ribadita. Nella relazione finale però non ve n'è più traccia.

Il NIST ha così riconosciuto, per chi ha gli occhi per vedere, che la sua relazione sull'edificio 7, che ammette la caduta libera ma continua a negare l'uso di esplosivi, non è coerente con i principi della fisica. [56]

Eppure la grande stampa non registra questa ammissione ma continua a sostenere l’idea che chiunque metta in dubbio i rapporti ufficiali sull’11 settembre non è idoneo a ricoprire incarichi pubblici. [57]

Conclusioni

Da molto tempo Il Movimento per la Verità sull’11 settembre ha ritenuto che il crollo dell'edificio 7 sia il tallone d’Achille della versione ufficiale sull’11 settembre – la parte che, essendo più vulnerabile, avrebbe potuto far cadere tutto il castello di menzogne.

Il mio ultimo libro, “Il Misterioso Crollo del World Trade Center 7: Perché il Resoconto Finale Ufficiale Sull’11 Settembre E’ Falso e Antiscientifico”, mostra che il resoconto ufficiale di questa vicenda è davvero estremamente vulnerabile alle critiche – così vulnerabile che, per smascherarne la falsità, basta vedere il tentativo del NIST di difenderlo e notare le evidenti falsità del rapporto e le violazioni dei principi basilari della fisica.

Spero che il mio libro aiuterà a distruggere il castello di menzogne che qualcuno di noi chiama 'teoria della cospirazione' di Bush e Cheney, secondo la quale i dirottatori di Al-Qaeda dirigendo due aerei contro gli edifici del World Trade Center ne hanno abbattuti tre – una 'teoria della cospirazione' manifestamente falsa che viene tuttora usata, tra l'altro, per ammazzare donne, bambini e altra gente innocente in Afghanistan e in Pakistan.

Note

1. Questa è una versione leggermente rivista della conferenza tenuta il 10 settembre 2009 al 9/11 Film Festival del Grand Lake Theater, a Oakland, California. E’ basata su The Mysterious Collapse of World Trade Center 7: Why the Final Official Report about 9/11 is Unscientific and False (Northampton, Mass., Olive Branch [Interlink Books], 2009 di David Ray Griffin. 2. James Glanz, “Engineers Suspect Diesel Fuel in Collapse of 7 World Trade Center,” New York Times, 29 novembre 2001 (http://www.nytimes.com/2001/11/29/nyregion/29TOWE.html).

3. Ibid.

4. Ibid.

5. Vedi FEMA, World Trade Center Building Performance Study (http://www.fema.gov/pdf/library/fema403_ch5.pdf), Cap. 5, Sez. 6.2, “Probable Collapse Sequence.”

6. Jonathan Barnett, Ronald R. Biederman, e Richard D. Sisson, Jr., “Limited Metallurgical Examination,” FEMA, World Trade Center Building Performance Study, maggio 2002, Appendice C (http://wtc.nist.gov/media/AppendixC-fema403_apc.pdf).

7. James Glanz ed Eric Lipton, “A Search for Clues in Towers’ Collapse,” New York Times, 2 febbraio 2002 (http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9C04E0DE153DF931A35751C0A9649C8B63).

8. Shyam Sunder, “Opening Statement,” Conferenza stampa del NIST, 21 agosto 2008 http://wtc.nist.gov/media/opening_remarks_082108.html).

9. Citato in “Report: Fire, Not Bombs, Leveled WTC 7 Building,” USA Today, 21 agosto 2008 (http://www.usatoday.com/news/nation/2008-08-21-wtc-nist_N.htm).

10. Un. of Concerned Scientists, “Restoring Scientific Integrity in Federal Policymaking” (www.ucsusa.org/scientific_integrity/abuses_of_science/scientists-sign-on-statement.html) .

11. “NIST Whistleblower,” 1 ottobre 2007 (http://georgewashington.blogspot.com/2007/10/former-nist-employee-blows-whistle.html).

12. Ibid.

13. “What is Research Misconduct?” National Science Foundation, Office of Inspector General, New Research Misconduct Policies (http://www.nsf.gov/oig/session.pdf). Il documento non è datato ma l'analisi del contenuto fa pensare che sia stato scritto nel 2001.

14. Alfred North Whitehead, Science and the Modern World (1925; New York: Free Press, 1967), 187.

15. Glanz e Lipton, “A Search for Clues in Towers’ Collapse.”

16. Il punto di fusione del ferro è 1.538°C (2,800°F). L’acciaio, essendo una lega, fonde a temperature diverse, a seconda della percentuale di carbonio (che abbassa il punto di fusione) tra 1,371°C (2,500°F) e 1,482°C (2,700° F); vedi “Melting Points of Metals” (http://www.uniweld.com/catalog/alloys/alloys_melting.htm).

17. Barnett, Biederman, e Sisson, “Limited Metallurgical Examination,” C-13.

18. Dr. Arden L. Bement, Jr., Testimone davanti al House Science Committee Hearing su “The Investigation of the World Trade Center Collapse,” 1º maggio, 2002 (http://911research.wtc7.net/cache/wtc/official/nist/bement.htm). Nella citazione la sigla “FEMA” sostituisce “BPAT,” che è l’abbreviazione di “Building Performance Assessment Team,” nome del gruppo dell'ASCE (American Society of Civil Engineers) che ha preparato il rapporto per la FEMA.

19. “Questions and Answers about the NIST WTC 7 Investigation,” aggiornato al 18 dicembre 2008 (http://www.nist.gov/public_affairs/factsheet/wtc_qa_082108.html).

20. RJ Lee Group, “WTC Dust Signature,” Expert Report, Maggio 2004 , 11.

21. RJ Lee Group, “”WTC Dust Signature Study: Composition and Morphology,” 17 dicembre 2003. Sulle differenze tra gli studi condotti nel 2003 e nel 2004, si veda il mio intervento in The Mysterious Collapse of World Trade Center 7: Why the Final Official Report about 9/11 is Unscientific and False (Northampton, Mass., Olive Branch (Interlink Books], 2009), 40-41.

22. RJ Lee Group, “WTC Dust Signature Study” (2003), 24.

23. Ibid., 21.

24. WebElements: tavola periodica degli elementi in rete (http://www.webelements.com/lead/physics.html).

25. WebElements: tavola periodica degli elementi in rete (http://www.webelements.com/molybdenum/physics.html). Pur avendo scoperto il molibdeno, gli scienziati che hanno partecipato a questo studio dell'US Geological SUrveynon lo menzionano nel loro rapporto. Si è venuti a conoscenza di questa scoperta solo grazie a una richiesta sulla base del FOIA. Si veda The Mysterious Collapse, 44-45.

26. Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R. Ryan, Frank M. Legge, Daniel Farnsworth, Gregg Roberts, James R. Gourley, and Bradley R. Larsen, “Active Thermitic Material Observed in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe,” The Open Chemical Physics Journal, 2009/2: 7-31 (http://www.bentham.org/open/tocpj/openaccess2.htm).

27. National Fire Protection Association, 921 Guide for Fire and Explosion Investigations, 1998 Edition (http://www.interfire.org/res_file/92112m.asp), Sezione 18.3.2.

28. Vedi The Mysterious Collapse, 142-44.

29. Jennifer Abel, “Theories of 9/11,” Hartford Advocate, 29 gennaio 2008 (http://www.hartfordadvocate.com/article.cfm?aid=5546).

30. Sunder, “Opening Statement.”

31. Ruvolo è citato nel DVD “Collateral Damages” (http://www.allhandsfire.com/page/AHF/PROD/ISIS-COLL). Solo su questo punto e relativa discussione vedi Steve Watson, “Firefighter Describes ‘Molten Metal’ at Ground Zero, Like a ‘Foundry,’” Inforwars.net, 17 novembre 2006 (http://www.infowars.com/articles/sept11/firefighter_describes_molten_metal_ground_zero_like_foundry.htm).

32. Citato in Christopher Bollyn, “Professor Says ‘Cutter Charges’ Brought Down WTC Buildings,” American Free Press.net, 1 & 8 maggio 2006 (http://www.americanfreepress.net/html/cutter_charges_brought_down_wt.html).

33. “NIST Engineer, John Gross, Denies the Existance [sic] of Molten Steel” (http://video.google.com/videoplay?docid=-7180303712325092501&hl=en).

34. James Williams, “WTC a Structural Success,” SEAU News: The Newsletter of the Structural Engineers Association of Utah, ottobre 2001 (http://www.seau.org/SEAUNews-2001-10.pdf).

35. Citato in Francesca Lyman, “Messages in the Dust: What Are the Lessons of the Environmental Health Response to the Terrorist Attacks of September 11?” National Environmental Health Association, settembre 2003 (http://www.neha.org/9-11%20report/index-The.html).

36. “Mobilizing Public Health: Turning Terror’s Tide with Science,” Magazine of Johns Hopkins Public Health, tardo autunno 2001 (http://www.jhsph.edu/Publications/Special/Welch.htm).

37. Citato in Bollyn, “Professor Says ‘Cutter Charges’ Brought Down WTC Buildings.”

38. Per le testimonianze dei vigili del fuoco di New Yorkl (FDNY), si veda Graeme MacQueen, “118 Witnesses: The Firefighters’ Testimony to Explosions in the Twin Towers,” Journal of 9/11 Studies, Vol. 2/agosto 2006 (http://www.journalof911studies.com/articles/Article_5_118Witnesses_WorldTradeCenter.pdf): 49-123. Per una breve discussione di queste e altre testimonianze si veda The Mysterious Collapse, 75-82.

39. NIST, “Answers to Frequently Asked Questions,” 2006 (http://wtc.nist.gov/pubs/factsheets/faqs_8_2006.htm), Domanda 2. Per la discussione vedi The Mysterious Collapse, 77.

40. NIST, “Letter of Response to Request,” 27 settembre 2007, pubblicata in Journal of 9/11 Studies, Vol. 17/novembre 2007 (http://www.journalof911studies.com/volume/2007/NISTresponseToRequestForCorrectionGourleyEtal2.pdf).

41. Questa affermazione (diPeter Demarco) è citata in Chris Bull e Sam Erman, editori, At Ground Zero: Young Reporters Who Were There Tell Their Stories (New York: Thunder’s Mouth Press, 2002), 97.

42. L’affermazione di Bartmer è citata in Paul Joseph Watson, “NYPD Officer Heard Building 7 Bombs,” Prison Planet, 10 febbraio 2007 (http://www.journalof911studies.com/volume/2007/NISTresponseToRequestForCorrectionGourleyEtal2.pdf).

43. Per documentazione in merito a questi punti sulle testimonanze di Hess e Jennings, si veda The Mysterious Collapse, 84-92.

44. Per discussione e documentazione sul trattamento riservato dal NIST alle testimonianze di Hess e Jennings, si veda The Mysterious Collapse, 92-94.

45. Lettera datata 12 agosto 2009, da parte di Catherine S. Fletcher, Freedom of Information Act Officer, NIST, sulla richiesta FOIA dell’8 agosto 2009, da parte della signora Susan Peabody, per i testi completi delle interviste NIST del 2004 di Michael Hess e Barry Jennings, citate in NIST NCSTAR 1-8... , 109, n.380, come ‘Interviste sul WTC 7 2041604 e 1041704.’”

46. Per discussione e documentazione sul trattamento riservato dalla BBC a Hess e Jennings nella prima versione del programma, si veda The Mysterious Collapse, 95-99.

47. David Ray Griffin, Osama bin Laden: Dead or Alive? (Northampton: Olive Branch [Interlink Books], 2009).

48. Conversazione telefonica, 1 settembre 2001.

49. Si veda The Mysterious Collapse, 98-99.

50. Per discussione e documentazione sulla seconda versione del programma delle BBC, compreso il problema della testimonianza di Hess e Jennings nella prima versione del programma, si veda The Mysterious Collapse, 99-104.

51. Vedi The Mysterious Collapse, 150-55.

52. Per documentazione e discussione della mancanza di spinotti trasversali per le travi portanti sostenuta dal NIST vedi The Mysterious Collapse, 212-15.

53.Vedi The Mysterious Collapse, 187-88.

54. Per discussione e documentazione su questo punto vedi The Mysterious Collapse, 217-21. Come ho sottolineato nel libro, le contraddizioni tra la relazione finale del NIST e l'Interim Report del 2004, compreso l'incendio alle 16.45 e le due affermazioni sugli spinotti trasversali furono scoperte da Chris Sarns.

55. Sid Jacobson ed Ernie Colón, The 9/11 Report: A Graphic Adaptation (New York: Hill and Wang, 2006).

56. Per documentazione e discussioni sul punto della caduta libera, si veda The Mysterious Collapse, 231-41.

57. Mi riferisco al fatto che Van Jones, consigliere di Obama su "occupazione per l'ambiente", sui “lavori verdi”, è stato costretto alle dimisioni per lo scandalo suscitato dalla rivelazione cheaveva firmato una petizione che metteva in dubbio la versione ufficiale sull’11 settembre. L’idea che quell'atto lo rendesse indegno è stata esposta molto chiaramente dall'editorialista del Washington Post Charles Krauthammer. Dopo aver eliminato perché irrilevanti le altre ragioni addotte per esigere le dimissioni di Jones, Krauthammer scrive: "Egli se n’è andato per un’unica ragione. Non si può firmare un appello chiedendo… di indagare sull’accusa che l’amministrazione Bush abbia deliberatamente consentito l’11 settembre 2001 – cioè collaborato al peggior massacro mai perpetrato sul suolo americano – ed essere ammessi nella buona società o, a maggior ragione, ricoprire un incarico di alto livello alla Casa Bianca. A differenza delle altre accuse…, questa non è una questione di poco conto. Va oltre il radicalismo, oltre l’essere di parte. Ci porta nel regno della psicosi politica, di una brutta paranoia che, a differenza dell'atteggiarsi a marxisti non è affatto divertente. Avere un truther (una persona che dubita della versione ufficiale, NdT) alla Casa Bianca, con la sua allucinazione di una realtà alternativa al servizio di una insondabile malvagità, non è maggiormente tollerabile che averci un negazionista dell'olocausto". http://www.washingtonpost.com/wpdyn/content/article/2009/09/10/AR2009091003408.html

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