21 Ragioni per contestare la versione ufficiale dell’ 11 settembre

David Ray Griffin [*]

8 maggio 2009
Articolo originale: September 11, 2001: 21 Reasons to Question the Official Story about 9/11
Global Research
Traduzione per Megachip di Romina Chiari


NB: Anche se i punti sono enunciati brevemente, per ognuno riporto il riferimento alle pagine del mio recente libro “Te New Pearl Harbor Revisited” (“La nuova Pearl Harbour rivisitata”, NdT), in cui ogni argomento è documentato e approfondito più in dettaglio.

1. Nonostante la versione ufficiale sull’11 settembre dichiari che gli attacchi furono ordinati da Osama Bin Laden, l’FBI non include l’11/9 tra gli atti terroristici per i quali è ricercato e ha ammesso che non ci sono prove evidenti che colleghino Osama Bin Laden all’11 settembre (Rif. 206-11).

2. Nonostante il racconto ufficiale sostenga che i quattro voli di linea siano stati dirottati da devoti all’Islam pronti a morire da martiri per guadagnarsi una ricompensa in paradiso, Mohamed Atta e gli altri dirottatori erano soliti bere pesantemente, frequentare locali di spogliarello e pagare prestazioni sessuali (Rif. 153-55).

3. Molte persone riferiscono di aver ricevuto chiamate dal cellulare dai loro cari o dagli assistenti di volo degli aerei dirottati, durante le quali fu loro riferito che dei dirottatori mediorientali si erano impossessati dei velivoli. Uno dei contattati, Deena Burnett, era certa che suo marito l’avesse chiamata numerose volte sul cellulare perché ha riconosciuto il numero che compariva sul display. Ma le chiamate alla Burnett come la maggior parte di quelle raccontate furono effettuate da più di 30mila piedi da terra, e le prove presentate dal movimento per la verità sull’11/9 hanno mostrato che, data la tecnologia del tempo, le telefonate dal cellulare da quelle altitudini sarebbero state impossibili. Da quando presentò il proprio rapporto sulle chiamate dagli aerei a quando nel 2006 si è tenuto il processo a Zacarias Moussaoui l’FBI ha cambiato la propria versione, affermando che ci furono solo due telefonate dai voli, entrambe dal volo United 93, dopo che era sceso sotto i 5mila piedi (Rif. 111-17)

4. Anche Il procuratore Generale Ted Olson ha dichiarato che sua moglie, Barbara Olson, l’ha chiamato due volte dall’ AA77, riferendo che i dirottatori avevano preso il controllo, ma fu contraddetto dall’FBI che disse che l’unica chiamata fu “non connessa” e quindi la durata fu di “0 secondi” (Rif. 60-62).

5. Sebbene si sia riferito che prove decisive del coinvolgimento di al-Qa-‘ida siano state rinvenute nel bagaglio di Mohamed Atta – che si presume abbia mancato il trasbordo sul Volo 11 dal volo interno che Atta aveva preso da Portland a Boston, nel Maine, quella mattina – questa versione fu inventata dopo che era crollata la prima esposizione dell’FBI. Secondo quella versione, la prova era stata trovata in una Mitsubishi che Atta aveva lasciato nel parcheggio dell’aeroporto Logan e il volo da Portland a Boston era stato preso da Adnan e Ameer Bukhari. Dopo che l’FBI scoprì che nessuno dei due Bukhari era morto l’11 settembre, semplicemente dichiarò che il viaggio tra Portland e Boston fu compiuto da Atta assieme un altro seguace di al-Qa-‘ida (Rif. 155-62)

6. Anche le altre presunte prove che si trattasse di dirottatori musulmani - come video di esponenti di al-Qa-‘ida negli aeroporti, passaporti scoperti nei luoghi degli schianti nonché una bandana rinvenuta nel luogo dello schianto del volo United 93 – mostrano chiari indizi di essere state contraffatte (Rif. 170-73)

7. In aggiunta all’assenza di prove di dirottatori sulle linee aeree c’è la prova della loro assenza: se i dirottatori avessero fatto irruzione nella cabina di pilotaggio, i piloti avrebbero “innescato” il codice universale di dirottamento, il che richiede al massimo un paio di secondi. Nessuno degli otto piloti dei quattro voli di linea l’ha fatto (Rif. 175-79)

8. Date le procedure standard concordate tra la FAA e i militari secondo le quali gli aerei che mostrino anomalie interne durante il volo vengono intercettati in 10 minuti, l’incapacità di intercettare tutti i quattro voli da parte dei militari implica che qualcosa, come un ordine di non decollare, abbia impedito che procedure standard venissero applicate (Rif. 1-10, 81-84)

9. Il Segretario ai Trasporti, Norman Mineta, ha raccontato un episodio in cui il Vice Presidente Cheney, mentre si trovava nel bunker sotto la Casa Bianca, sembrava aver impartito un ordine di non decollare verso le 9,25 del mattino, poco prima che venisse colpito il Pentagono. Un altro uomo ha raccontato di aver sentito alcuni membri della Sicurezza dell’aeroporto di Los Angeles mentre venivano informati di un ordine di non decollo arrivato “dai più alti gradi della Casa Bianca” (94-96).

10. La Commissione dell’11 settembre non ha menzionato il racconto di Mineta, ha rimosso l’audio dalle registrazioni della Commissione e dichiarato che Cheney non è entrato nella sala conferenze del rifugio prima delle 10.00, almeno 40 minuti dopo di quando vi si trovava effettivamente secondo il racconto di Mineta e altri numerosi testimoni, tra cui il fotografo di Cheney (Rif. 91-94)

11. La successione temporale riportata dalla Commissione in merito a Cheney per quella mattina contraddice anche quanto lo stesso Cheney disse a Tim Russert su “Meet the Press” il 16 settembre, solo 5 giorni dopo l’11/9 (Rif. 93)

12. Hani Hanjour, noto come un terribile pilota che non avrebbe potuto pilotare in sicurezza nemmeno un aereo monomotore, non avrebbe mai potuto eseguire la sorprendente traiettoria che a quanto si racconta ha compiuto il volo 77 per colpire il Settore 1 del Pentagono (Rif. 78-80)

13. Il Settore 1 sarebbe stato il più improbabile bersaglio di un attacco da parte di terroristi stranieri per diversi motivi: era il più lontano dagli uffici di Rumsfeld e di quella dirigenza che i terroristi musulmani avrebbero presumibilmente voluto uccidere; era l’unica parte del Pentagono ad essere stata rinforzata; il restauro non era ancora terminato quindi vi erano relativamente poche persone all’interno; inoltre era l’unica parte del Pentagono a presentare ostacoli al percorso di volo di un aereo (76-78).

14. Contrariamente alla dichiarazione degli ufficiali del Pentagono sul fatto che non avessero fatto evacuare il Pentagono perché non avevano alcun modo di sapere che un velivolo si stesse avvicinando, un E4-B militare – l’apparecchio della Air Force più sofisticato quanto a strumenti di comunicazione, di comando e di controllo – stava sorvolando la Casa Bianca proprio in quel momento. Inoltre, sebbene non vi possa essere alcun dubbio circa l’identità dell’aereo, captato da un video della CNN ed altri, la parte militare ha negato che gli appartenesse (Rif. 96 – 98).

15. Il Secret Service, dopo aver saputo che una seconda torre del World Trade Center era stata colpita – il che significava che i terroristi stavano mirando a bersagli di somma importanza – e che anche altri aerei sembravano essere stati dirottati, ha permesso che il Presidente Bush rimanesse nella scuola a Sarasota per altri 30 minuti. Questo rivela la certezza che Bush non era un bersaglio: se si fosse realmente trattato di un attacco a sorpresa gli agenti, temendo che uno degli aerei dirottati fosse indirizzato verso la scuola, avrebbero trascinato via il Presidente Bush. In occasione del primo anniversario dell’11 settembre la Casa Bianca ha iniziato a raccontare un’altra storia, secondo cui Bush, invece di rimanere nella classe diversi minuti, dopo che Andrew Card gli aveva sussurrato nell’orecchio che la seconda torre era stata colpita, si sarebbe immediatamente alzato per uscire dalla stanza. Questa bugia fu raccontata sui maggiori giornali e ai canali tv MSNBC e dalla ABC (Rif. 129 – 31)

16. Dato per assodato che le Torri Gemelle e l’edificio 7 del World Trade Center avessero colonne d’acciaio dalle fondamenta fino al tetto, queste semplicemente non potevano crollare in quel modo – dritte fino a terra virtualmente a velocità di caduta libera– se non a condizione di essere state fatte a pezzi da esplosivi. Ad ogni modo la teoria ufficiale per cui le torri sarebbero crollate a causa del fuoco sommato all’impatto con i due aerei è scientificamente impossibile (Rif. 12 – 25)

17. La distruzione delle Torri Gemelle ha diverse altre caratteristiche che possono essere spiegate solo in termini di potenti esplosivi, come nel caso delle travi d’acciaio scagliate orizzontalmente, la fusione dell’acciaio, la sulfinizzazione e la corrosione dell’acciaio. Ad esempio il fuoco non avrebbe mai potuto superare le temperature necessarie a fondere l’acciaio (Rif. 30 – 36)

18. Membri del Corpo dei Vigili del Fuoco di New York poco dopo l’11 settembre hanno raccontato che uno su quattro di loro aveva assistito personalmente a delle esplosioni nelle Torri Gemelle. Anche funzionari pubblici, impiegati del World Trade Center e giornalisti hanno raccontato di esplosioni nell’edificio 7 del World Trade Center (Rif. 27-30, 45-48 e 51)

19. Il Sindaco Rudy Giuliani disse quel giorno a Peter Jennings di ABC News: «abbiamo stabilito il quartier generale al 75 di Barclay Street…, ed eravamo già operativi quando ci hanno informato che il World Trade Center stava per crollare. Ed è collassata (la torre Sud) prima che potessimo uscire dall’edificio». Ad ogni modo non vi era nessun dato oggettivo per prevedere che le torri stessero per crollare; anche la Commissione dell’11 settembre ha ammesso che nessuno dei capi dei Vigili del Fuoco si aspettava che potessero crollare. Le storie dei Vigili Del Fuoco narrano che l’informazione che le torri stavano per crollare è provenuta dallo stesso ufficio per la gestione dell’emergenza di Giuliani. Come avrebbero potuto sapere che stavano per crollare, a meno che non avessero saputo che gli edifici erano stati imbottiti di esplosivo? (Rif. 40)

20. Il NIST (Istituto Nazionale degli Standard e delle Tecnologie, NdT) che ha prodotto i resoconti ufficiali sulle torri gemelle e recentemente anche sull’edificio 7 del World Trade Center, «è stato completamente dirottato dal mondo scientifico verso il regno della politica», e i loro scienziati non sono niente più che “mercenari”, racconta un ex-dipendente, inoltre la Commissione sull’11 settembre non era indipendente dato che era guidata da Philip Zelikow, essenzialmente un membro dello staff di Bush alla Casa Bianca (Rif. 11, 238 – 51)

21. La storia ufficiale dell’11 settembre è smentita ogni giorno di più da fisici, chimici, architetti, ingegneri, piloti, ex-militari ed ex-membri dei servizi segreti (Rif. XI)

[*] David Ray Griffin, professore emerito della Scuola di Teologia di Claremont e della Università di Claremont (California), ha pubblicato 34 libri, di cui 7 sull’11 settembre, alcuni tradotti anche in italiano come The New Pearl Harbor, Disturbing Questions about the Bush Administration and 9/11, tradotto col titolo "11 Settembre - cosa c'è di vero nelle "teorie del complotto", Fazi Editore, 2004. Il suo lavoro più recente è "The New Pearl Harbor Revisited - The Cover-up and Exposé" (La nuova Pearl Harbour rivisitata. 11 settembre: il grande imbroglio smascherato), Northampton, Massachussets, Olive Branch, 2008). Vari testi di Griffin si possono leggere in italiano nel Quaderno che Aginform ha dedicato all'11 settembre, di cui Griffin ha anche scritto la prefazione [Nota di Aginform].

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