Quello che deve essere detto

Günter Grass con un commento di Fulvio Grimaldi, da fulviogrimaldi.blogspot.it//

Ripropongo la recente poesia di Günter Grass. C’è poco da aggiungere.

E intanto la fetecchia Abu Mazen dell’ANP, pur svergognato dai Palestine Papers che hanno rivelato la complicità della sua cosca mafiosa con il genocidio del popolo palestinese, mentre i nazisionisti moltiplicano gli insediamenti, obbedisce agli Usa e rilancia “negoziati” a perdere. E i rinnegati di Hamas e di tutte le organizzazioni palestinesi pugnalano alle spalle la Siria, ultimo baluardo dell’antisionismo in terra araba, per affidarsi alle cure e ai soldi del dittatore monarchico del Qatar, killer delle vere primavere arabe. E i filopalestinesi nostrani fanno kermesse pietistiche, agitando il coltello che anche loro brandiscono contro la Siria. Così non rimane che un tedesco onesto e uomo d’onore a dire quello che non si poteva dire meglio. Nemesi della storia.

Per questa poesia "Quello che deve essere detto", il grande scrittore e premio Nobel Günter Grass sta subendo in questi giorni gli attacchi più selvaggi e scomposti da parte dei soliti noti pennivendoli e lacché del pensiero unico.

F.G.


Quello che deve essere detto

Günter Grass

Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt'al più le note a margine.

È l'affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un'atomica.

E allora perché mi proibisco
di chiamare per nome l'altro paese,
in cui da anni - anche se coperto da segreto -
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?

Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d'uso corrente.

Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l´esistenza di un'unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.

Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d'Israele
al quale sono e voglio restare legato.

Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l´ultimo inchiostro:
la potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi - come tedeschi con sufficienti colpe a carico -
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.

E lo ammetto: non taccio più
perché dell'ipocrisia dell´Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un´istanza internazionale. (Il riferimento all’Iran è superfluo: sono anni che gli spioni dell’IAEA controllano F.G.).

Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia (imperialsionista F.G.) ci sarà una via d´uscita,
e in fin dei conti anche per noi.

(traduzione di Claudio Groff dal blog di Annalisa Melandri [qui].


Testo tedesco [qui]


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