Crisi della sinistra
Quali sono le ipotesi in campo?
Parliamone a Roma il 4 maggio

All'indomani del voto del 13 aprile avevamo sommariamente indicato come ipotesi emergente il richiamo identitario alla falce e martello del ministro del governo D'Alema-Cossiga all'epoca dei bombardamenti della Jugoslavia e del suo compare Rizzo e il partito comunista leggero di cui sono oggi espressione il ministro Ferrero e il governista Russo Spena. La fazione perdente, in attesa di rivincite improbabili, per ora non sembra avere futuro.

Cosa faremo?
Riflessioni sulle elezioni del 13 e 14 aprile

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QUESTA VOLTA NO

Due domande sorgono spontanee. La prima consiste in questo: riusciranno i nostri eroi a recuperare e ricreare le condizioni per essere la rappresentanza di quello che essi, con buona dose di approssimazione, chiamano 'antagonismo sociale'? Se vediamo le cose in prospettiva, i dubbi sono tanti. Il nuovo PRC di Ferrero può essere considerato una sorta di fortino dove i sopravvissuti dell'era bertinottiana si andranno ad asseragliare nel tentativo di ricrearne il partito dopo l'esperienza della sinistra arcobaleno. Ma il tentativo somiglia più alla ricostituzione di una sorta di Democrazia Proletaria che non al PRC che era sorto con caratteristiche diverse, anche se travagliate. Può una nuova DP affrontare lo scontro in mare aperto col governo Berlusconi, la Lega e Veltroni? Probabilmente no, e anche Ferrero e soci lo sanno, ma sperano che la parola 'sinistra' ricompatti l'area anche se poi le navi saranno tenute all'ancora della quiete istituzionale. L'importante sono i voti. Peraltro l'obiettivo nuovo PRC non è scontato, perchè i richiami all'unità della sinistra persistono e i notabili condizionano il percorso come le dimissioni di Curzi dimostrano.

Dall'altra parte gli orfani del comunismo, gli eredi del cossuttismo, anche se appoggiati da un manifesto dal tono autorevole di richiamo all'unità dei comunisti, non possono sperare di illudere i sopravvissuti di tante battaglie. Con quale credibilità il PdCI si presenta sulla scena?

Dunque di fronte al ritorno di vecchie ipotesi i dubbi e soprattutto la paura dei vecchi arnesi governisti sono grandi. Anche perchè il voto del 13 aprile ha dimostrato che  proprio la sinistra è mancata all'appello e che le astensioni vengono proprio da lì. Il che ci ha fatto dire, giustamente, che abbiamo vinto la battaglia. La battaglia e non la guerra, come abbiamo ben precisato.

Il 4 maggio ci riuniremo di nuovo a Roma per dare seguito a questa nostra prima 'vittoria' politica, che abbiamo conseguito anche nei confronti degli astensionisti 'per caso', cioè dei movimentisti e 'comunisti di mezzo' che non hanno avuto quello che noi abbiamo chiamato il coraggio dell'astensione. Sia chiaro, la discussione non potrà riguardare la definizione di una ipotesi interna alla logica dei fautori del PRC nuovo modello, dei nostalgici della falce e martello - che è un'operazione di puro sciacallaggio - o della prospettiva movimentista. Il nostro dibattito parte dalla constatazione che il recupero di una prospettiva istituzionale parlamentaristica della sinistra è sbagliato e illusorio. Sbagliato perchè, col beneplacito del sistema, si riconsegnerebbe il timone dell'opposizione in mano ai governisti, illusorio perchè, come dimostrano l'esempio francese e spagnolo, l'ipotesi non è credibile a livello di massa e non di piccole conventicole.

L'ascesa della destra, nelle sue varie articolazioni, sta a dimostrare che bisogna tentare nuove strade che diano la senzazione che si è raccolta la sfida La sfida dell'astensionismo, è bene chiarirlo, non è tanto e solo rifiuto della delega ai governisti, è sopratutto un'ipotesi di lotta che entri nel vivo delle contraddizioni.

Erregi

21 aprile 2008


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