Gli orfani della falce e martello

Abbiamo avuto notizia, attraverso il sito www.resistenze.org, che è stato fatto circolare un appello, il cui destinatario è peraltro incerto, i cui firmatari chiedono che si mantenga, in queste elezioni, il simbolo della falce e martello e la bandiera rossa [qui il testo].

A leggere questo appello viene da pensare che i promotori vivano in un altro pianeta e non si siano accorti che l'eliminazione del simbolo e della bandiera non è venuta all'improvviso, ma fa parte di un processo gestito, negli anni, da quelli che se ne sono appropriati dopo la liquidazione del PCI. In sostanza chiedere a Rifondazione e al PdCI di tener duro sulla falce e il martello è come chiedere al papa di dichiararsi ateo. Questi due partiti non sono nati per difendere la falce e il martello, cioè il comunismo, ma per una ben diversa operazione di marketing elettorale che doveva dare voti e potere ad una casta politica che avrebbe cinicamente bombardato la Jugoslavia o appoggiato, col governo Prodi, tutte le operazioni militari imperialiste. I firmatari dell’appello sanno perfettamente queste cose, ma fanno finta di niente. Perchè?

Per alcuni, si tratta probabilmente di un sentimentalismo non politico destinato a lasciare il tempo che trova. Una firma non si nega a nessuno. Per altri, questa attenuante non è valida, dal momento che si tratta di persone che hanno vissuto direttamente l’esperienza  della rifondazione’comunista’. Costoro sanno benissimo dunque che in nome del comunismo rifondato Diliberto faceva parte del governo D’Alema quando l’Italia era la base strategica della guerra alla Jugoslavia e che Bertinotti ha condotto la più violenta campagna degli ultimi anni contro il movimento comunista definendo il ‘900 il 'secolo degli errori e degli orrori'. Dunque a chi bisogna chiedere di mantenere vivo il significato del simbolo comunista? A una classe politica di sinistra che non ha nulla a che fare con i veri ideali che hanno rappresentato la storia del movimento comunista?

A ben vedere però l’operazione difesa della falce e martello ha risvolti meno limpidi di quello che appare. Tra i promotori e ispiratori dell’appello troviamo quelle frange di comunisti ’ortodossi’ che dentro e attorno al PRC e al PdCI hanno rappresentato l’opposizione al bertinotti-pensiero facendo credere ai soliti ‘bravi compagni’ che il vero comunismo stesse in questi due partiti. Questa posizione, come sappiamo, è sfociata nel governismo di Grassi e soci e nella sostanziale convergenza con le posizioni di Bertinotti sulle prospettive politiche della sinistra, a parte questioni di grafica elettorale.

L’operazione difesa falce e martello è dunque speculare alla strumentalizzazione elettoralistica dei troskoidi che si contendono i brandelli del comunismo riformato. Questi ultimi hanno sciacallescamente puntato subito ai voti, mentre i promotori dell’appello si apprestano a tentare un’operazione ‘comunista’ sul cadavere del PRC.

Infine, quello che è più vergognoso è che i fautori della falce e martello dichiarano, nel testo dell’appello, che il voto all’arcobaleno non è in discussione. Invece di invitare i compagni e le compagne a liquidare, anche elettoralmente, quella che è una cloaca a cielo aperto che ammorba e condiziona col suo anticomunismo gli sforzi per combattere l’imperialismo e il suo sistema di potere, si propongono di rafforzarne la rappresentanza politico-elettorale. Quella stessa che ha consentito i trasformismi e il tradimento della falce e martello.

Erregi

4 marzo 2008


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