Le divergenze parallele

La notizia è di quelle che lasciano il segno. Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato Bush negli USA e ha impunemente ribadito la solidarietà italiana alle guerre americane, sottolineando la validità della scelta di raddoppiare la base americana di Vicenza e visitando il cimitero militare dove sono seppelliti i soldati caduti nelle guerre di aggressione.

Nel contempo si è svolta sabato scorso a Vicenza una manifestazione contro il raddoppio della base americana. Le cronache ci dicono che da questa manifestazione i rappresentanti della sinistra governista si sono tenuti alla larga e questo viene evidenziato come un fatto di autonomia rispetto a coloro che parlano di pace e stanno nel governo della guerra. Questo farà anche dire ai compagni e alle compagne più onesti che finalmente si comincia a parlare chiaro.

Di questo però non siamo affatto convinti. Abbiamo più volte denunciato il fatto che in Italia esiste sì il diritto al dissenso, ma che questo deve svilupparsi entro i canoni della 'democrazia' occidentale che non solo prevede la 'dialettica' tra governo e opposizione parlamentare, ma garantisce anche l'esistenza di una miniopposizione opinionista purchè non interferisca nelle scelte reali e mantenga un profilo politicamente 'corretto'.

Finora il copione è stato rispettato. E a farlo rispettare non sono stati solo gli strumenti repressivi dello stato imperialista che colpiscono duramente chi esce dal coro, ma anche coloro che gestiscono la miniopposizione opinionista. Si è innestata così la deriva delle 'divergenze parallele' che evidenzia come tra le scelte operative del governo e l'opposizione politica non si entri in rotta di collisione e si rispetti il copione.

E' possibile superare questa logica e arrivare al confronto vero? Questo passaggio non si può improvvisare, ma ha bisogno di elementi di chiarezza e di preparazione seri.

Uno di questi, il principale, è quello di ingaggiare una lotta dura contro la sinistra governista nel suo complesso, 'opposizione' interna compresa, che la espunga dal fronte vero di lotta e la collochi politicamente dove merita di stare. Se si considerano ancora Rifondazione, i Verdi, PdCI e SD come formazioni con cui si può avere un rapporto si è ben lontani dall'obiettivo. La cosa rossa è un nemico e tale deve rimanere. Sia rispetto alla necessità di sconfiggerla al momento del voto, sia quando cerca di far passare i discorsi sul programma per far intendere che l'azione di governo è una cosa e le posizioni politiche un'altra. Il 'movimento' è arrivato davvero alla convinzione che la cosa rossa è il nemico da battere per far crescere la vera opposizione? La storia politica del 'movimento' di questi anni ci dice il contrario. Ci parla di recuperi e trasformismi che lo hanno reso irriconoscibile rispetto, ad esempio, allo scontro duro col PCI nel '68 o all'epoca di Lama nel '77.

Non è un caso che in questo 'movimento' non si parla della resistenza vera all'imperialismo, dell'imperialismo italiano, della lotta al sionismo, marcando quindi una deriva pacifista che confluisce nell'imperialismo di sinistra che prepara sempre le guerre unanitarie.

A contribuire a creare le 'divergenze parallele' c'è anche la variegata tribù degli alternativi, di coloro cioè che non solo mantengono attivo il cordone ombelicale con la sinistra governista, ma si sottraggono allo scontro politico per un mero calcolo opportunista. Fanno parte di quella schiera dei bravi ragazzi che tanto fanno comodo a Bertinotti e alla cosa rossa.

Come si esce dalla logica delle divergenze parallele? Non certo inventandosi qualche gruppo 'rivoluzionario' o andando, come aspira la cosa'rossissima', a prendere il posto di Rifondazione comunista, creando un'altra Democrazia Proletaria.

Bisogna, al contrario, che le divergenze non vengano portate su un piano di puro parallelismo o di prospettiva politicista, ma divengano base materiale dello scontro e della prospettiva politica.

Erregi

17 dicembre 2007


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