La 'Cosa' rossissima

Con l'annuncio che un gruppo di tendenza prevalentemente trotskoide non accetterà di stare nella 'Cosa rossa' - parliamo in questo caso del Gruppo Cannavò, di Cremaschi e la rete 28 aprile, di un circolo che si fa chiamare Rete dei comunisti, dei Cobas di Bernocchi e infine del disobbediente Casarini - si va completando il nuovo quadro istituzionale.

Mentre a destra per ora regna il caos più totale, lo schieramento di centro sinistra va verso la sua nuova ridefinizione. Al centro avremo il Partito egemone, quello democratico, con i suoi satelliti centristi e come interlocutore privilegiato il coordinamento della cosa rossa che si fa chiamare 'Sinistra-l'arcobaleno'. Certamente il rapporto tra centro e sinistra sarà dialettico, ma esso funzionerà fintanto che il partito egemone potrà o dovrà ricorrere a rapporti alternativi con lo schieramento moderato di destra.

L'andamento della convention della cosa rossa alla fiera di Roma non ha lasciato dubbi sul carattere di questa costellazione politica. Si tratta di un partito governista della sinistra che vuole occupare un'area elettorale consistente creando l'illusione di essere una vera forza contrattuale nei confronti dei moderati. Sarà, nei fatti, solo la copertura a sinistra del liberismo dei poteri forti. L'esempio del governo Prodi ha dunque un futuro.

Ma la borghesia sa lavorare con metodo e non può correre il rischio che si apra una crisi con la formazione di una opposizione vera. A suo tempo essa lavorò per impedire che nascesse un partito comunista degno di questo nome e mandò avanti i rifondatori. Ora che i rifondatori hanno concluso il loro lavoro, entrano in campo gli antagonisti di vario genere, frattaglie del trotskismo, basisti, disobbedienti ecc. ecc.

Questo schieramento non è nuovo nel panorama italiano. Esiste da molto e tiene in vita un rituale fatto di scadenze politico-sindacali virtuali, ma ora tenta il salto di qualità, come nel gioco dei quattro cantoni, per occupare lo spazio lasciato libero da altri che si sono definiti organicamente governisti. Lo spazio di cui parliamo non è molto grande, come d'altronde potrebbe non essere grande per la 'cosa rossa', ma è comunque appetibile. Per gli alternativi si presenta l'occasione di uscire dal ruolo di eterni contestatori e diventare 'politici' a tutti gli effetti. Anche con risvolti elettorali e quindi il ciclo istituzionale si completerebbe.

Ai compagni e alle compagne che hanno capito il gioco e che stanno fuori dal circuito non può bastare il disprezzo; il moralismo non paga e soprattutto non produce effetti.

Abbiamo avuto modo di sperimentare in questi ultimi tempi situazioni e verificare momenti di rottura con i tradizionali canali di espressione politica del sistema. Su questi momenti, che si sia trattato della resistenza irachena, della denuncia del sionismo, della criminalità bushista sull'11 settembre e di altre occasioni dello stesso tipo, abbiamo sperimentato che esiste una potenzialità culturale e soggettiva a uscire allo scoperto. Di fronte alla sceneggiata delle cose rosse e rossissime bisogna avere il coraggio della serietà e trasformare il moralismo in progetto e azione politica. In fondo il sistema, nella sua attuale dimensione, è una tigre di carta. Le sue contraddizioni e il suo discredito sono molto alti. Ma per affrontare la situazione c'è bisogno di determinazione e di liberarsi dei vecchi modi politicisti e gruppettari di pensare.

Erregi

10 dicembre 2007


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