L’obiettivo è la caduta del governo?

Mi sento di reintervenire sulla manifestazione-sciopero del 9 novembre non per rincarare la dose, ma per approfondire una discussione che, a mio parere, è matura da tempo e stenta a decollare.

Questo secondo intervento parte dalla corrispondenza sull'argomento tra Massari e Bernocchi che mette in evidenza due elementi, il primo scontato e l'altro individuato da Massari come base della critica all'impostazione dell'iniziativa del 9 novembre. Partiamo intanto dal primo elemento, quello che io considero scontato.

Bernocchi sostiene nella sua risposta alla lettera di Andrea Furlan di cui abbiamo parlato nella nota precedente, che l'impostazione dello sciopero del 9 novembre rappresenta la possibilità massima di mantenere unito un fronte composito di opposizione alla politica del governo Prodi e che la piattaforma di convocazione è l'espressione, o meglio la sintesi, delle istanze che il movimento esprime in questa fase, dal precariato alla scuola e così via.

La critica di Massari, con un occhio soprattutto al gruppo di Sinistra critica, è che la manifestazione non è esplicita sulla richiesta di far cadere il governo e che in sostanza ci troviamo di fronte ad un 'elenco della spesa' - la piattaforma appunto - che non pone al centro la questione politica principale.

Sul fatto che la manifestazione del 9 contenga l'elenco della spesa e non abbia una vera caratterizzazione politica non vi è dubbio. Per quanto ci riguarda questa considerazione l'abbiamo fatta dall'inizio assieme ad un dato che anche Massari ha colto e cioè che in fondo non si tratta nè di un vero sciopero nè di una manifestazione veramente politica. Rimproverare questo a Bernocchi è superfluo, dal momento che egli ha sempre interpretato il suo ruolo come espressione e sintesi dell'area antagonista che normalmente fa il verso alle scelte dei sindacato, del governo e della sinistra governista ma non va oltre. Quindi la sua risposta era scontata.

Ma la critica da fare alla tradizionale linea bernocchiana è quella che non si è posto all'ordine del giorno l’attacco diretto al governo? Certamente c'è pure questo e non a caso il Cremaschi dopo tanti balletti si è defilato e a sostituirlo è rimasta Sinistra critica.

Tuttavia  la critica vera da fare al carattere non politico del 9 novembre si basa su altre considerazioni e non su uno slogan. Difatti, lo slogan sul rovesciamento di Prodi risulterebbe solamente una velleità. Non che non bisogna dire la verità su questo governo, ma pensare di scendere in piazza con uno sciopero generale virtuale rende poco credibile la scelta. Quando si scende in piazza per rovesciare un governo bisogna mirare davvero a questo. E si ritiene che quelli del 9 novembre hanno davvero in mente in modo concreto questo obiettivo?

Detto questo però non siamo ancora alla questione centrale che è altra e consiste nel fatto che andare allo scontro col governo non è un  fatto che si può improvvisare senza una strategia politica e una individuazione di forze all'altezza del compito. Quindi, a mio parere, non è questione di slogan, ma di sostanza.

Intanto misurarsi con un governo presuppone che ci sia una forza politica che sappia lanciare questa sfida e la sappia poi gestire nel tempo. Dov’è questa forza politica?

Se Bernocchi e il suo ‘fronte’ politico- sociale, dopo 39 anni di ‘movimento’ dichiara che il massimo che si può avere è una manifestazione come quella del 9 novembre siamo ben lontani dalla possibilità di cambiare le cose e quindi cambiando slogan non si cambia la situazione. Per cambiarla intanto bisognerebbe passare sul cadavere della sinistra radicale e non differenziandosi nelle scadenze, ma con una battaglia, questa sì politica, che impedisca nuove operazioni trasformiste della sinistra governista. Quando mi riferivo al detto 'interrogato il morto non risponde', alludevo a Bernocchi che, nonostante le sollecitazioni, si è tenuto alla larga da una ipotesi di questa natura.

Infine, sullo scontro. Qui bisognerebbe aprire un’indagine e una discussione sulla natura del conflitto sociale in Italia. Possibile che continuiamo a riferirci a schemi che non ci consentono di capire i dati oggettivi su cui si può basare uno scontro vero con i governi del capitale? La finzione del cobasismo da molti anni mostra la corda e non ci dà risposte vere. Possibile che nessuno se ne è accorto oppure si fa finta di non capire? E qual'è il motivo di questa disattenzione?

Erregi

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