NOT IN MY NAME

E' il caso di dirlo chiaramente e apertamente che, al contrario della sinistra imperialista, non dobbiamo farci coinvolgere nella retorica antiterroristica come se fosse un nuovo fronte dell'antifascismo da seconda guerra mondiale. Nessun parallelo di questo tipo può essere fatto oggi.

Intanto perchè le vicende dell'ISIS sono accompagnate da una partecipazione attiva di alcuni dei soggetti che oggi vorrebbero coinvolgerci nel fronte 'antiterroristico'. E' un segreto di Pulcinella che a scatenare la guerra islamista hanno partecipato in vario modo le stesse potenze occidentali che sono vittime degli attentati che seminano stragi le quali - anche senza tirare in ballo quello che hanno fatto in Afghanistan, Bosnia, Iraq e Libia - nel più recente passato, proprio in Europa, hanno organizzato convegni a sostegno degli insorgenti in Siria, per non parlare delle basi logistiche dell'attacco terroristico che sono in paesi strettamente collegati agli USA, all'UE e alla NATO.

Nonostante la martellante propaganda occidentale che vuole farci credere il contrario e nasconde la verità, due dati sono certi in questa situazione. Che l'ISIS ha avuto lo sviluppo che conosciamo perchè alla base c'è stato un appoggio dell'area imperialista che fa capo agli USA, che ha creduto bene di inserirsi nella destabilizzazione del Medio Oriente favorendo un Califfatto che avrebbe dovuto spazzare via ogni residua posizione di indipendenza degli stati nazionali e che questa destabilizzazione ha provocato una radicalizzazione di settori islamisti ben oltre l'area mediorientale e che ora si sono resi protagonisti di azioni terroristiche con una regìa che sfugge a un'interpretazione univoca.

Quindi se oggi decine e decine di cittadini europei perdono la vita negli attentati islamisti la responsabilità risale a coloro che oggi invocano l'unità contro il terrorismo. E non solo per il diretto coinvolgimento nell'azione di organizzazione del Califfato, bensì per aver fatto del Medio Oriente, dell'Afghanistan, della Somalia, del Malì ecc. campi di battaglia per recuperare il dominio dell'occidente. Ora siamo dunque in una sorta di resa del conti dove non è chiaro quanto questa sia manovrata oppure corrisponda a un'autonomizzazione di settori radicali islamisti.

Comunque, se questi agiscono con una strategia coordinata e creano una situazione in cui l'Europa più che essere una fortezza assediata appare un colabrodo allo sbando, possono farlo perchè una parte dei loro sponsor continuano ad agire nell'ombra per non cedere le posizioni acquisite con l'avanzare del Califfato.

A nostro parere attentati come quelli di Parigi e di Bruxelles non sono una vera manifestazione di forza, ma un tentativo di reazione a ciò che sta avvenendo in Medio Oriente sul terreno, dove non solo l'azione combinata russo-siriana sta ottenendo risultati inimmaginabili fino a pochi mesi fa, ma tutto il fronte imperialista, che comprende anche Turchia e Arabia Saudita, è in crisi strategica.

In questo contesto, il Califfato che, non dimentichiamolo ha anche egemonizzato aree abbastanza consistenti in Medio Oriente e nei territori metropolitani europei di immigrazione islamica, si sente alle strette e elabora una risposta a vasto raggio basata sull'organizzazione del terrore stragista. Non dobbiamo pensare che qualche retata poliziesca possa liquidare facilmente i gruppi islamisti. La base di riferimento è molto ampia anche se sul terreno della guerra convenzionale, dopo l'intervento russo, non possono avere molte possibilità di resistenza.

All'imperialismo che ci vuole coinvolgere nel fronte 'antiterroristico' dobbiamo rispondere con una capacità di informazione e di orientamento sui veri responsabili della situazione attuale e con un rilancio di lotta che abbia come base i due punti cardine del programma: stragi e profughi sono il prodotto delle guerre USA-NATO ed è su questo obiettivo che va organizzato il nostro fronte.

Aginform

27 marzo 2016