Gli apprendisti stregoni
e la lotta antimperialista

Da più parti, nel valutare la situazione nel Medio Oriente e nei paesi islamici, viene avanzata l'ipotesi che essa sia ormai senza controllo. Questo conferma le valutazioni che abbiamo fatto su come si stanno sviluppando le contraddizioni nei paesi investiti dalle guerre imperialiste.

Se analizziamo i passaggi di questi due decenni, dobbiamo constatare innanzitutto che il progetto di 'esportazione della democrazia' modello occidentale su cui si basavano le guerre di aggressione è completamente fallito. Nessuno dei paesi aggrediti ha consolidato regimi politici di questo tipo. L'Iraq si è disgregato, la Libia è in mano alle milizie islamiste, l'Egitto è in mano a una feroce dittatura militare, mentre gli altri paesi, dall'Afghanistan alla Somalia sono in guerra aperta con i governi fantoccio imposti con le armi degli americani e degli imperialisti dell'UE.

Anche sul terreno strettamente militare le cose non vanno meglio. Il livello della resistenza armata è cresciuto di molto e anche il gendarme israeliano è sotto tiro. In questo contesto, qual'è oggi la strategia dell'imperialismo occidentale? La risposta non può che essere che in realtà c'è un'assenza di strategia.

In un primo tempo, in seguito al fallimento del progetto di esportazione della 'democrazia', sembrava che ci fosse una sorta di ripiegamento strategico sulla linea della frantumazione delle identità statuali a vantaggio di un'esigenza israeliana di annullare ogni ipotesi di contrapposizione con stati arabi indipendenti e di un recupero statunitense di aree etnico-tribali a servizio dell'imperialismo. Ma dopo la Libia e l'Iraq questa ipotesi non ha retto. Nella realtà l'intervento degli imperialisti ha creato una situazione che appare senza controllo e foriera di nuove sorprese. Gli apprendisti stregoni hanno suscitato un caos dentro il quale si può prevedere solo la loro sconfitta. E non è un caso che dentro questo caos i punti fermi sono rimasti l'Iran, la Siria, Hezbollah e i palestinesi di Hamas.

Dovremmo dunque rallegrarci di tutto questo, ma siccome siamo abituati a pensare che la lotta contro l'imperialismo è responsabilità di tutti, ci rendiamo conto che in Europa e in Italia, cioè nel polo imperialista molto attivo a fianco degli americani, la situazione è drammatica. Sparito da anni il movimento pacifista, l'Italia e l'Europa sono diventati un grande palcoscenico dove regna la falsificazione dei fatti, l'ipocrisia e il giustificazionismo militare.

Dimenticate le aggressioni alla Jugoslavia di dalemiana memoria, di cui anche Cossutta, Diliberto e Rizzo erano sponsor, dimenticata l'aggressione alla Libia, dimenticato che la grande migrazione di disperati, di cui solo una parte arriva viva, proviene dai paesi bombardati da americani e europei, ora si orchestra la caccia al jihadista, per nuove mistificazioni e nuove avventure. Fino a quando? Certamente le cose non cambieranno in meglio per gli imperialisti, ma tutti dobbiamo lavorare perchè ci si liberi di questo nuovo nazismo e della retorica degli emuli di Goebbels.

L'antagonismo italiano si muove ancora tra ritualità e opportunismi e lascia il campo ai velinari dei quotidiani e delle televisioni. Finchè non saremo in grado di rompere questo circuito infernale e di lottare seriamente per consegnare i nostri governanti assassini a un nuovo tribunale di Norimberga, non potremo considerarci un popolo libero.

Aginform

28 agosto 2014