Dal letame non nasce nulla

Il crollo della struttura dirigente del PD che, con buona pace di Renzi, si è autorottamata, ha certamente aperto un buco nero nel sistema politico italiano. Non che si senta la mancanza di Bersani, Veltroni e compagnia cantando, quanto perchè, dichiarando forfait, il partito democratico ha travolto il palcoscenico dove si dava da intendere a milioni di persone che l'alternativa alla destra era possibile e a portata di mano. Mentre i fatti hanno dimostrato che la destra era di casa nel PD e che questa casa era completamente marcia, da qui il crollo che ne è seguito.

Al contrario dell'affabulatore Vendola, che in questo mestiere ha sostituito, egregiamente bisogna riconoscere, Bertinotti, non bisogna avere rimpianti e non solo per le ultime oscene vicende che hanno accompagnato la rielezione di Napolitano e la nascita del governo Letta-Alfano, quanto perchè il PD è sempre stato un partito liberaldemocratico che nulla ha a che fare con i lavoratori, con la sinistra vera, con i movimenti contro la guerra e la politica europeista della troika. Diciamo che gli ultimi dubbi si sono chiariti e speriamo che almeno una parte degli elettori del PD ne prenda atto.

Rimane però da chiarire il seguito di questa vicenda che pone questioni concrete. Perchè, se il PD si è confermato peggio di quello che voleva apparire, ora è saltato anche l'equilibrio elettorale tra schieramenti. Grillo e gli astensionisti sono lì a indicare che i percorsi istituzionali finiscono in farsa e quindi conviene uscire dai binari predisposti, cioè dalle tradizionali trappole elettoralistiche.

Il cantiere che in tutta fretta si sta allestendo attorno a Epifani per rimettere in sesto i cocci si presenta abbastanza debole, anche perchè i protagonisti sono gli stessi della disfatta e quindi non destinati a mietere consensi. Nei tempi lunghi però si intravede, per dirla alla Chiamparino, un tentativo di costituire non il vecchio schema pieddino del partito che, tra compromessi e corruzione politica, viveva di rendita, bensì il modello Lib-Lab cioè un nuovo partito della borghesia con le idee chiare sugli interessi da tutelare e i progetti capitalistici di cui farsi carico. Il renzismo è l'anticipazione un po' burlona di questa linea.

Qualcuno ha voluto accreditare l'idea che dalla crisi del PD potesse nascere una scissione aprendo quindi una prospettiva a sinistra. Vedendo i volti di Orfini e Cofferati ci sembra però che non si andrà molto lontano.

Certamente esiste uno smottamento di una vasta area elettorale. Ormai il PD ha reso orfani sia gli elettori che provengono dalla sinistra sia i soggetti alternativi che hanno avuto sempre il partito democratico come azionista di riferimento. Non è escluso che da questo possa nascere una formazione elettorale che superi le due disfatte, quella di Ingroia e quella di Bersani, e tenti di accreditare un nuovo soggetto politico, ma anche qui lo scenario è di quelli già visti.

La situazione è grave, ma la sua espressione è come al solito poco seria. Se vogliamo andare oltre occorre ragionarci meglio.

Erregi

20 maggio 2013


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