L'IMPRESA DEI MILLE

Anche se siamo in piena celebrazione del 150° anniversario della nascita dello stato unitario, la nuova impresa dei mille non ha nulla a che vedere col Risorgimento. E' solo un caso che nel 2011 sia uscito un manifesto, siglato appunto da mille persone (nel frattempo divenute duemila), che annuncia l'apertura di un processo che dovrebbe portare a breve alla fondazione di un nuovo partito comunista in Italia.

La notizia è di quelle che dovrebbero renderci felici anche se, in questo caso, bisognerebbe dire meglio tardi che mai. Senonchè, conoscendo gli animatori del manifesto dei mille, riteniamo che più che di entusiamo verso la proposta si debba parlare di forte preoccupazione per un'operazione che sa molto di marketing politichese messa in piedi dai vecchi volponi del comunismo all'italiana.

Per molti compagni e compagne che hanno assistito alle vicende del PRC e del PdCI, credere che i protagonisti della rifondazione comunista, sfociati nell'anticomunismo bertinottiano e nello scissionismo cossuttiano all'epoca del governo D'Alema, possano mettere in piedi un qualcosa che somigli a un partito comunista di leniniana memoria è poco credibile. E per due buone ragioni. La prima è di carattere per così dire storico. Come è possibile che in questi vent'anni i promotori del 'nuovo' partito comunista abbiano attraversato da protagonisti e comprimari tutto il percorso politico che ha portato alla liquidazione del movimento comunista in Italia e ora si ripresentino in questa nuova veste? Possibile che a nessuno sia venuto in mente che la tolleranza verso la campagna anticomunista di Bertinotti contro il secolo buio del comunismo e le bombe del ministro Diliberto sulla Jugloslavia nonchè la partecipazione al governo Prodi sono le ragioni della liquefazione del movimento comunista italiano? E' vero che c'è l'autocritica, ma in questo caso sembra più che altro il rifugio dei magliari della politica.

La seconda ragione che alimenta i dubbi sull'operazione 'nuovo' partito comunista è che si tratti della ricollocazione di un ceto politico che ha rifatto i conti e ha capito che con La Federazione della Sinistra sono risultati sbagliati. Difatti, il progetto di creare la nicchia comunista dentro un fronte elettorale più vasto è in pieno fallimento e senza credibilità. Ecco allora che si è pensato di utilizzare l'operazione di marketing sul partito per raggruppare le forze residuali sbandate da tante battaglie perdute e dar loro una nuova etichetta, sperando così di rientrare nel gioco, sempre però nella veste perbene del comunismo italiano, quella del tardotogliattismo e della strategia 'progressiva'.

I tempi però sono cambiati, e per conquistare un posto a tavola occorre guadagnarselo. Ma i nostri eroi della nuova impresa dei Mille si accontentano di esistere. L'importante non è vincere, ma partecipare.

Erregi

18 febbraio 2011


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