Una battaglia astensionista senza strumentalizzazioni

E' ciò che riteniamo debba essere fatto in previsione delle europee di giugno. Per questo crediamo che ripartire dalla firma di appelli da parte di chi fa dell'astensionismo un cavallo di Troia per operazioni gruppettare non sia la strada giusta e arriva anche in ritardo.

La posizione astensionista, per essere credibile e valida, deve avere oggi due presupposti di partenza che non sono riconducibili a posizioni di gruppo, ma hanno bisogno di svilupparsi su un terreno ampio, che modifichi i dati politici e culturali su cui la scadenza elettorale europea si misura. In breve, la battaglia contro le elezioni al parlamento fantoccio di Strasburgo è qualcosa di molto più serio che non uno sfogo dell'antipolitica. L'astensionismo, quello che noi consideriamo valido, parte dal presupposto che è falso ritenere che il parlamento di Strasburgo sia uno strumento di rappresentanza dei popoli europei. Al contrario, per noi, è un supporto politico, economico e militare all'imperialismo UE e le forme di 'democrazia' che lo animano non sono che una copertura di questa realtà. Per questo l'astensionismo alle europee è una forma di rottura con una ipocrisia ed è soprattutto rottura con una istituzione che è contraria agli interessi popolari e alla pace.

Ci sembra però che nelle improvvisate campagne 'astensioniste' di piccoli gruppi non ci sia traccia di una preparazione adeguata alla vera battaglia che deve essere combattuta attorno all'idea giusta di Europa unita e sopratutto che questo modo di improvvisare l’astensionismo non sia correlato a campagne di massa che rendano incisivo l'obiettivo. Diffidiamo dunque delle improvvisazioni che sono ad uso e consumo di chi le promuove.

Nel riproporre l'astensionismo politicamente motivato e qualificato, che peraltro andrebbe coordinato in una dimensione continentale, consideriamo questa volta anche un secondo obiettivo, questo sì tattico, ma che riveste un ruolo molto importante.

Difatti se vogliamo gestire in salsa italiana la battaglia astensionista, oltre alle considerazioni generali già fatte, essa deve essere condotta anche con la coscienza di impedire alla sinistra governista di ritornare a galla e di riproporre, col raggiungimento del quorum del 4%, il suo imbroglio verso i compagni e le compagne. Questo obiettivo non è cosa da poco. Dopo il cossuttismo e il bertinottismo che abbiamo conosciuti e che ha visto i fautori della falce e martello partecipare a governi di guerra imperialista e di stampo liberista, oggi assistiamo a un tentativo dei rottami di questa esperienza, reduci dalla cacciata dal parlamento italiano, di rialzare la testa e ripetere l'inganno, magari facendosi passare per duri. Ma ve li immaginate personaggi come Ferrero e Diliberto nel ruolo di bolscevichi? Possiamo pensare che essi rappresentino il comunismo?

La posizione dei Cobas
sulle prossime elezioni

Che questa veste non si addica al comunismo in versione Ferrero e compagni è dimostrato dal neogovernismo che sta emergendo dalla impostazione delle alleanze in questa campagna elettorale per le ammistrative. Un esempio è il comunicato di condanna dei compagni di Bologna che sono usciti dal PRC per questo motivo.

Un secondo esempio che la dice lunga sulle tendenze 'bolsceviche' di Ferrero e della nuova maggioranza del PRC viene dal rifiuto di Liberazione di pubblicare una replica di Domenico Losurdo agli attacchi contro il suo recente libro su Stalin, rifiuto ha anche suscitato una reazione internazionale.

Stando così le cose, diamoci da fare perchè prevalga l'astensionismo non minoritario contro l'Europa dei padroni e contro il risorgere di esperienze elettoralistiche screditate e liquefatte.

Erregi

30 aprile 2009


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