L' “Olocausto” fra Storia e Politica

Conferenza di Norman Finkelstein all'Università di Teramo

Fonte: www.claudiomoffa.it

1967, “nasce” l'industria dell'Olocausto

Prima di tutto vi ringrazio per avermi invitato, questo è il mio primo viaggio in Italia e fra le tante città che ho visitato, Roma è stata la prima nella quale ho provato la sensazione di voler restare e vivere, perché è una città davvero speciale. E penso che mi piacerebbe anche ritirarmi a Teramo.

Leggi la prefazione alla edizione tedesca de "L'Industria dell'olocausto"

L'argomento di cui vorrei parlare oggi è l'industria dell'olocausto, un termine col quale intendo quelle organizzazioni, istituzioni o singole persone ebree americane, che hanno sfruttato la terribile sofferenza degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale per scopi politici ed economici. La mia esposizione è divisa in due o forse tre parti: vorrei parlare delle origini dell'industria dell'olocausto, dell'ideologia dell'industria dell'olocausto, e dell'uso dell'industria dell'olocausto per sottrarre denaro all'Europa.

La prima cosa da ricordare è che negli Stati Uniti non c'è mai stata alcuna discussione sull'olocausto nazista tra il 1948 e il 1967, nessun contributo originale nella vita intellettuale e politica americana. Ad esempio, fino agli anni Settanta non era mai stato tradotto Primo Levi, e a fino a quel momento erano stati pubblicati in inglese, sull'argomento, solo uno o due libri di carattere storico. L'olocausto è diventato oggetto di discussione nella vita pubblica negli Stati Uniti solo dopo la guerra arabo-israeliana del giugno 1967.

La prima e ovvia questione da porsi è quale sia stato il motivo dell'assenza di un dibattito prima della fine degli anni Sessanta. La risposta, altrettanto ovvia, è che subito dopo la fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti avevano instaurato un'alleanza politica con la Germania occidentale, e la Germania occidentale mal avrebbe sopportato una simile discussione. D'altro canto, in quel periodo le élites degli ebrei americani si attestavano in genere sulle linee delle élites della società americana, e dunque anch'esse non parlavano dell'olocausto, perché se lo avessero fatto, questo sarebbe sembrato un tentativo di minare l'alleanza tra gli Stati Uniti e la Germania occidentale. Nei fatti, in quel periodo gli unici a parlare dell'olocausto nazista erano di sinistra, perché allineati all'Unione Sovietica, e l'Unione Sovietica era contraria all'alleanza tra la Germania occidentale e gli Stati Uniti: cosicché, parlando dell'olocausto nazista, la sinistra avrebbe raggiunto l'obiettivo di minare l'alleanza tra la Germania occidentale e gli Stati Uniti, così come voleva l'Urss.

Questa era più o meno la fotografia della situazione prima del giugno del '67. In seguito, dopo la guerra del giugno 67, accaddero due cose importanti nella società americana. Il primo cambiamento rilevante fu che Israele divenne il più importante alleato americano in Medio Oriente. Il secondo, visto che Israele era diventato il più importante alleato degli USA in Medio Oriente, che gli ebrei americani diventarono proisraeliani. Prima della guerra del giugno del 1967 l'olocausto era stato raramente menzionato nella vita americana, così come Israele, e in entrambe i casi essenzialmente per la stessa ragione: gli ebrei americani erano preoccupati che se fossero stati troppo pro Israele avrebbero potuto urtare la posizione dominante nella società americana. Dopo il giugno del '67, essendo ormai Israele il principale alleato degli americani nel Medio Oriente, diventava possibile essere filoisraeliani, perché se a questo punto eri pro Israele eri anche pro Stati Uniti, dal momento che Israele stava combattendo per difendere gli interessi americani in Medio Oriente. Ecco dunque che dopo il 1967 gli ebrei americani diventano fortemente proisraeliani e scoprono e usano l'olocausto nazista come arma per difendere Israele da qualsiasi atteggiamento critico. La questione diventava a questo punto come utilizzare l'olocausto come scudo protettivo di Israele, in un momento in cui le lezioni che si potevano trarre dall'olocausto potevano diventare armi critiche nei confronti dello stesso Israele. Questa è una domanda cruciale, e posso spiegarla con un esempio personale: entrambi i miei genitori erano sopravvissuti all'olocausto nazista, ed erano rimasti segnati così profondamente da questa loro esperienza durante la seconda guerra mondiale, da provare un profondo senso di identificazione con la sofferenza dei palestinesi. E allora, come poteva l'olocausto diventare un'arma per difendere Israele?

Il dogma dell' “unicità” e “incomparabilità” dell'olocausto

La risposta a questo interrogativo sta a mio avviso nei due dogmi basilari che stavano diventando all'epoca parte dell'industria dell'olocausto: il primo dogma, che credo tutti voi in questa sala conosciate, è che l'olocausto è stato un evento unico nella storia. L'argomento con cui qui vi state confrontando recita che voi non potete comparare l'olocausto nazista a nessun altro orrore nella storia. Ora, questo dogma dell'incomparabilità è un controsenso per uno storico. Chiunque abbia frequentato dei corsi di storia delle scuole superiori sa che l'abc del fare storia è il comparare e confrontare. Per esempio un assunto tipico nelle classi di storia delle scuole è comparare e confrontare la rivoluzione francese con quella russa, o comparare e confrontare la monarchia francese con quella inglese. Qualsiasi persona razionale deve perciò concludere che se si assume la non comparabilità come dogma, diventa impossibile parlare di storia. Inoltre, la pretesa di non comparare è anche un abominio morale, perché fondamentalmente sta a significare che nessuno nella storia del mondo ha sofferto come gli ebrei. Quindi la domanda è: se questa dottrina del non comparare è priva di valore dal punto di vista storico e un abominio dal punto di vista morale, perché persiste? La risposta ovvia è che essa è fondamentalmente un'arma ideologica. Perché se tu affermi che qualcuno ha sofferto e soffre terribilmente, e in modo irripetibile, allora ciò vuol dire che questo qualcuno ha uno speciale diritto morale che gli deriva proprio dalla sua sofferenza. Ecco dunque che uno storico americano ha potuto scrivere che l'unicità della sofferenza degli ebrei dà forza morale ed emotiva alle rivendicazioni di Israele nei confronti delle altre nazioni. Questo a mio modo di vedere è il vero obbiettivo della dottrina dell'unicità: preservare Israele dalle critiche nei confronti dei suoi crimini, per i quali, se non vi fosse stato l'olocausto, sarebbe chiamato a difendersi.

Il secondo dogma fondamentale dell'industria dell'olocausto è la convinzione che l'olocausto sia stato il culmine, il risultato finale di un eterno e irrazionale odio contro gli ebrei. Questo particolare dogma era l'essenza del libro di Daniel Goldhagen - I volenterosi carnefici di Hitler - che pretende di provare che l'olocausto nazista era il risultato di questo eterno e irrazionale odio tedesco contro gli ebrei. Come il primo dogma, anche questo è privo di fondamento dal punto di vista storico, in quanto non c'è nessuna prova che tutti i tedeschi dall'inizio dei tempi abbiano cercato di sterminare gli ebrei. Ma come il primo, anche questo dogma è politicamente molto utile dal punto di vista politico, nella misura in cui afferma che tutto il mondo cerca di assassinare gli ebrei senza che questo abbia nulla a che vedere con ciò che gli Ebrei hanno fatto. E quindi diventa possibile concludere che l'odio e il risentimento diretto contro gli Ebrei o contro Israele non hanno nulla a che fare con ciò che realmente gli Ebrei e Israele fanno.

L'argomentazione va dritta all'obbiettivo più o meno in questo modo: uno, l'olocausto nazista fu il risultato dell'azione comune dei cattivi gentili che odiavano gli Ebrei; due, l'olocausto nazista, l'uccisione degli ebrei fu un evento irrazionale. Dunque, l'odio contro gli Ebrei è irrazionale. Dunque, tutto l'odio riversato contro Israele non ha nulla a che fare con ciò che gli Ebrei hanno sempre fatto.

Vi faccio due esempi al proposito, tratti dagli scritti di Weizmann, la voce più autorevole per l'industria dell'olocausto. Un suo argomento tipico è che per circa duemila anni il popolo ebraico ha vissuto sull'orlo dell'estinzione, che gli Ebrei siano stati sempre sotto minaccia, col rischio di essere uccisi: per cosa? Per nessuna ragione. E' questo un argomento chiave che viene usato per difendere Israele: esso pretende che il motivo che spinge gli arabi e i non arabi ad attaccare Israele è semplicemente il fatto che essi odiano gli ebrei. Ecco quel che scrive Weizmann:

“a causa di ciò che siamo e di ciò che la nostra patria Israele  rappresenta, il cuore delle nostre vite, il sogno dei nostri giorni, quando i nostri nemici cercheranno di distruggerci, lo faranno cercando di distruggere Israele; ed essi cercheranno di distruggere Israele distruggendo noi. Possiamo mai garantire che anche se rinunciamo ai nostri territori staremo al sicuro? No, non lo possiamo garantire. Possiamo garantire che se siamo moralmente nel giusto, non ci saranno più nazisti nel mondo? No, non lo possiamo garantire. Ciò che siamo, ciò che abbiamo rappresentato nei secoli, è stato un deterrente per i nostri nemici: infatti quanto più abbiamo amato la vita e quanto più abbiamo amato la giustizia e la dignità umana, tanto più siamo stati perseguitati”.

 L'ultima frase è, credo, la più importante. Weizmann sostiene che più siamo buoni, più ci odiano. Così se oggi i Palestinesi o gli Arabi provano odio contro Israele, l'unica spiegazione possibile è che Israele si è comportata in modo meraviglioso.

Dovrei aggiungere che questa dottrina, se è molto distruttiva per i Palestinesi, può diventarla anche per gli Ebrei: essa infatti predica la totale irresponsabilità morale. Essa sostiene che non si è responsabili per l'ostilità che si provoca con le proprie azioni. Il che significa che se la gente prova odio o risentimento contro qualcuno, questo fatto non può in nessun modo essere messo in relazione con ciò che questo qualcuno ha compiuto. Il risultato è l'assenza di limiti e l'irresponsabilità delle proprie azioni.

Eccoci dunque all'ultima parte di questa mia conferenza, che riguarda il modo in cui questa assenza di limiti e irresponsabilità abbia condotto l'olocausto nazista nel racket dei ricatti. Il martellamento continuo nei confronti dell'Europa da parte dell'industria dell'olocausto, per quello che viene chiamato risarcimento, ha avuto come effetto la diffusione dell'antisemitismo e la negazione dell'olocausto. Vorrei farvi brevemente due esempi, utili per la discussione che mi piacerebbe poi sviluppare con voi.

Chi provoca l'antisemitismo

Il primo esempio riguarda ciò che è successo alle banche svizzere. All'inizio, alla metà degli anni 90, l'industria dell'olocausto lanciò tre accuse contro le banche svizzere. La prima era che dopo la seconda guerra mondiale i banchieri svizzeri avrebbero negato ai sopravvissuti e ai loro eredi l'accesso ai conti bancari; la seconda era che i banchieri svizzeri avrebbero distrutto i registri dei conti egli Ebrei; la terza che i banchieri svizzeri avrebbero sottratto miliardi e miliardi di dollari appartenenti agli Ebrei, e da questi depositati in Svizzera durante la seconda guerra mondiale.

Nel maggio del 1996 venne quindi istituito un Comitato di Ebrei e Svizzeri con il compito di investigare su queste accuse. Ma ancor prima che esso potesse redigere un proprio rapporto sui risultati delle proprie indagini, l'industria dell'olocausto avanzò la pretesa che le banche svizzere pagassero il denaro rivendicato e, nel 1998, attraverso vari tipi di ricatto, costrinse la Svizzera a pagare 1,25 miliardi di dollari. Alcuni mesi dopo, anzi un anno dopo, il Comitato rese pubbliche i risultati della propria indagine, grazie alla quale – si deve peraltro ricordare che a suo interno c'erano Ebrei provenienti dagli Stati Uniti e Israele – si poteva concludere che: punto 1, non c'era alcuna prova che dopo la seconda guerra mondiale i banchieri svizzeri avessero negato ai sopravvissuti ebrei e ai loro eredi l'accesso ai conti; punto 2 – con riferimento alla seconda accusa – non c'era alcuna prova che i banchieri svizzeri avessero distrutto sistematicamente i registri dei conti degli ebrei; punto 3, c'erano le prove che la pretesa esistenza di miliardi di dollari nei conti ebrei in Svizzera era completamente infondata.

La più grande autorità vivente sull'olocausto nazista è, senza eccezioni, è lo storico Raul Hilberg. E Hilberg, già nel '97, usava le parole “ricatto” ed “estorsione” per descrivere quello che le organizzazioni ebraico-americane stavano facendo. Egli affermò che tutte le pretese di miliardi di dollari degli ebrei nei conti delle banche svizzere erano pura follia. Ricordò fra l'altro: “Io ero un membro della classe media austriaca prima della seconda guerra mondiale, e mio padre non ha mai avuto un conto bancario in Austria, figuriamoci un conto corrente in Svizzera!” Evidentemente si ritiene che ci si possa far credere che tutti gli ebrei dei piccoli villaggi dell'Europa orientale, tutti, avessero un conto corrente svizzero e una Mercedes!

Il caso delle banche svizzere provocò un'ondata di antisemitismo in Svizzera. Ma quando le fu chiesta ragione di questo fatto, l'industria dell'olocausto rispose che non poteva essere stata lei la causa dell'antisemitismo, e che invece erano gli antisemiti a causare l'antisemitismo!

Questo è un esempio di quello di cui parlavo poco fa, e cioè il fatto che l'irresponsabilità morale alla fine può essere molto distruttiva - credo - anche per gli ebrei.

Il “negazionismo” e l'infinita avidità dell'industria dell'olocausto

Passiamo ora al secondo esempio, e cioè al caso degli industriali tedeschi. Anche in questo caso, l'industria dell'olocausto prima ha fabbricato pretese, e poi è ricorsa al ricatto per estorcere denaro.

L'industria dell'olocausto ha cominciato a pretendere che ci fossero centinaia e centinaia di migliaia di sopravvissuti dell'olocausto nazista, che non ricevettero il risarcimento dalla Germania. Ricordo che mia madre era solita dire che se tutti quelli che avevano dichiarato di essere dei sopravvissuti all'olocausto fossero stati effettivamente tali, i nazisti non avrebbero ucciso nessuno. Questo vuol dire che siamo di fronte a un terribile esempio di negazione dell'olocausto. Perché se tu pretendi di aumentare il numero dei sopravvissuti, alla fine diminuisci il numero delle vittime: questo fa l'industria dell'olocausto, quando pretende che ci siano centinaia e centinaia di migliaia di sopravvissuti dei campi di concentramento e dei campi di lavori forzati dopo la seconda guerra mondiale. Ora, alcuni mi accusano di essere un negazionista dell'olocausto, o un visionario, ma io dico esattamente quello che credo: e cioè che la vecchia convenzionale tesi circa quello che è successo sia quella veritiera. La vecchia convenzionale tesi sosteneva che l'olocausto nazista era stato una sistematica industria della morte degli ebrei, efficiente come una catena di montaggio. E che solo poche persone al maggio 1945 erano sopravvissute ad essa: circa centomila, come dicono i migliori storici. Il che vuol dire che oggi i sopravvissuti ebrei ancora viventi sono circa dieci o ventimila. Ora, senza esagerazioni, la pretesa corrente dell'industria dell'olocausto è che ci sono circa un milione di sopravvissuti oggi ancora viventi, e che al 2035 ne saranno ancora vivi circa diecimila. A questo punto capite bene cosa vuol dire tutto questo: i miei genitori erano sopravvissuti all'olocausto nazista ed io già li ho persi entrambi. Se guardate alle tabelle delle assicurazioni, io non sarò più vivo nel 2035. Ma l'industria dell'olocausto, nella sua infinita avidità e irresponsabilità, afferma che 10.000 ebrei sopravvissuti ai lager saranno ancora vivi nel 2035.

Il doppio furto dell'industria dell'olocausto

L'ironia finale di tutto ciò è che l'industria dell'olocausto pretende che tutto il denaro così da essa raccolto sia destinato alle vittime dell'olocausto. Ma come voi potrete leggere nella prefazione all'edizione tedesca del mio libro, i sopravvissuti dell'olocausto hanno intentato causa contro l'industria dell'olocausto, perché non hanno mai avuto un centesimo di quel denaro. Così c'è un doppio ladrocinio: un furto contro i governi europei, e un furto contro le vittime viventi dell'olocausto nazista.

Vorrei a questo punto finire con una nota personale. La Germania ha pagato per il risarcimento, dalla fine della guerra fino ad ora, 60 miliardi di dollari agli Ebrei. Adesso ricordate quello che ho detto prima: tutti gli storici più seri dicono che i sopravvissuti ebrei ai lager sono in realtà pochi: quindi, se la Germania ha pagato 60 miliardi di dollari e se i sopravvissuti sono pochi, se ne dovrebbe dedurre che ciascun sopravvissuto sia stato generosamente compensato per le sue sofferenze. In realtà, per fare un esempio che conosco da vicino, mia madre, che è stata nel campo di concentramento di Maidenek e poi in due campi di lavoro forzato dal settembre del '39 fino a maggio del '45, per tutto questo periodo di sofferenza ha ricevuto complessivamente 3500 dollari. E' difficile che voi possiate incontrare un sopravvissuto che non avversi l'industria dell'olocausto per lo sfruttamento che essa fa dell'olocausto nazista. In effetti, sono convinto che l'olocausto nazista è usato a livello politico per perseguitare i palestinesi, a livello morale per sminuire la sofferenza degli altri popoli, e sul piano economico per alimentare il racket del ricatto.

Per tutte queste ragioni, è ora di chiudere l'industria dell'olocausto.

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