Benvenuti nella democrazia della Libia

Pepe Escobar

Fonte: Asia Times
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23 agosto 2011
Traduzione italiana Comedonchisciotte
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Il Grande Gheddafi ce l’ha fatta a malapena a lasciare l’edificio, la fortezza di Bab-al-Aziziyah, e gli avvoltoi occidentali stanno già vorticando nel cielo; la lotta è per arraffare il "gran premio", le ricchezze di petrolio e gas della Libia [1].

La Libia non è altro che una pedina in una problematica scacchiera ideologica, geopolitica e geostrategica in una recita di moralità pedestre fatta passare per un reality show; i "ribelli" idealisti vincono contro il Nemico Pubblico Numero Uno. Una volta il nemico pubblico era Saddam Hussein, poi è diventato Osama bin Laden, oggi è Muammar Gheddafi, domani sarà il Presidente Bashar al-Assad in Siria, poi sarà la volta del Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Il nemico non è mai l’ultra reazionaria Casa di Saud.

Come la NATO ha vinto la guerra

Malgrado la spettacolare riapparizione del figlio Saif al-Gheddafi, la North Atlantic Treaty Organization (NATO) ha praticamente vinto la guerra civile libica (o "attività militare cinetica", secondo la Casa Bianca). Le masse di "gente libica" erano al massimo degli spettatori, o comparse sotto forma di alcune migliaia di "ribelli" armati di kalashnikov.

L’ordine del giorno era R2P ("Responsabilità di Proteggere "). Dall’inizio dell’R2P, gestito dalla Francia e dalla Gran Bretagna e appoggiato dagli Stati Uniti, è riuscito magicamente a rovesciare il regime. E questo ci porta a parlare delle stelle nascoste di questa produzione, gli occidentali e i “consiglieri” delle monarchie arabe", oltre ai "contractors" e ai "mercenari".

La NATO ha iniziato a vincere la guerra lanciando l’Operazione Sirena nell’Iftar – l’interruzione del digiuno del Ramadan – lo scorso sabato sera, ora libica. "Sirena" era il nome in codice per un’invasione di Tripoli. E si è trattata della mossa di forza finale – e disperata – della NATO, dopo che i confusi "ribelli" non era riuscito ad andare da nessuna parte dopo cinque mesi di combattimenti con le forze di Gheddafi.

Fino ad allora, il piano A della NATO era di cercare di uccidere Gheddafi. Quello che le majorette dell’R2P – di sinistra e di destra – etichettavano come una "continua guerra di logoramento della NATO" si restringeva all’auspicio di tre risultati; Gheddafi ucciso, Gheddafi si arrende, Gheddafi se ne va.

Questo non ha poi impedito alla NATO di far piovere i bombardamenti su case private, università, ospedali e anche nei pressi del Ministero degli Esteri. Tutto e tutti erano nel mirino.

"Sirena" poteva vantare di un cast pittoresco di "ribelli della NATO", fanatici islamisti, giornalisti creduloni a rimorchio, folle di teledipendenti e la gioventù della Cirenaica, manipolata dai disertori opportunisti del regime di Gheddafi che buttavano l’occhio sui grassi assegni dei giganti petroliferi Total e BP.

Con "Sirena", la NATO ha fatto uscire i suoi cannoni in modo (letteralmente) accecante; gli elicotteri Apache hanno sparato senza soluzione di continuità e i jet hanno bombardato tutto quello che sono riusciti a inquadrare. La NATO ha supervisionato lo sbarco di centinaia di soldati da Misurata sulla costa a est di Tripoli mentre una nave da guerra NATO distribuiva armamenti pesanti.

Solo di domenica ci sono stati 1.300 morti tra i civili a Tripoli, e almeno 5.000 feriti. Il Ministero della Salute ha annunciato che gli ospedali non avevano più posto. Tutti quelli che hanno creduto che il bombardamento senza sosta della NATO non avesse niente a che fare con l’R2P e la Risoluzione 1973 delle Nazioni Unite ora sono in un reparto di cure intensive.

La NATO ha preceduto "Sirena" con un massiccio bombardamento su Zawiya – la città chiave delle raffinerie di petrolio 50 chilometri a ovest di Tripoli. Questo ha interrotto le linee per la fornitura di benzina di Tripoli. Secondo la stessa NATO, almeno la metà delle forze armate libiche sono state "degradate", gergo Pentagono/NATO per i morti o i seriamente feriti. Si parla quindi di decine di migliaia di persone. Ciò spiega la misteriosa sparizione di 65.000 soldati incaricati di difendere Tripoli. E spiega anche bene perché il regime di Gheddafi, in carica da 42 anni, è crollato in meno di 24 ore.

Il canto della Sirena NATO– dopo 20.000 sortite e più di 7.500 bombardamenti contro obbiettivi sul terreno – poteva essere promosso solo da una decisione fondamentale presa dall’amministrazione Barack Obama all’inizio di luglio, rendendo possibile, come riportato dal Washington Post, "la condivisione dei materiali più sensibili con la NATO, tra cui le intercettazioni di immagini e segnali che si potrebbero fornire alle truppe scelte britanniche e francesi presenti sul terreno in aggiunta ai piloti nello spazio aereo".

Di questo si tratta, senza le conoscenze senza pari del Pentagono sulla potenza di fuoco, i satelliti e i droni, la NATO sarebbe ancora coinvolta nell’Operazione Pantano Infinito, e l’amministrazione Obama non potrebbe mungere una grande vittoria da questo dramma "cinetico".

Chi sono queste persone?

Chi sono queste persone che si sono date improvvisamente alla pazza gioia sugli schermi delle televisione europee e americane? Dopo i sorrisi alle telecamere e i kalashnikov che sparavano al cielo, attendiamoci qualche fuoco d’artificio fratricida.

I problemi etnici e tribali sono pronti a esplodere. Molti dei berberi delle montagne occidentali, che sono entrati a Tripoli dal sud nella scorsa fine settimana, erano salafiti radicali. Lo stesso vale per la nebulosa della Fratellanza Musulmana e dei salafiti dalla Cirenaica, che è stata istruita dagli agenti sul posto della US Central Intelligence Agency (CIA). Per quanto questi fondamentalisti abbiano "usato" gli europei e gli americani per avvicinarsi al potere, questa potrebbe diventare una guerriglia fastidiosa se verranno marginalizzati dai nuovi padroni NATO.

La vasta "rivoluzione" partita da Bengasi venduta all’occidente come un movimento popolare è sempre stata un mito. Solo due mesi fa i "rivoluzionari" armati forse arrivavano a 1.000. La soluzione della NATO era quella di costruire un esercito mercenario - mettendoci individui sgradevoli di tutte le sorte, dagli ex membri degli squadroni della morte colombiani ai reclutatori dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti, che hanno individuato un sacco di tunisini disoccupati e di membri di tribù infuriate con Tripoli. Tutti questi a seguire la pattuglia di mercenari della CIA – i salafiti di Bengasi e di Derna – e quella della Casa di Saud, la gang della Fratellanza Musulmana.

Non è complicato ricordarsi la cosca della droga dell’UCK nel Kossovo, nella guerra che la NATO "vinse" nei Balcani. O anche i pakistani e i sauditi, con l’appoggio degli Stati Uniti, che armarono i "combattenti per la libertà" nell’Afghanistan degli anni ’80.

Poi abbiamo il cast di personaggi dell’inaffidabile Consiglio Nazionale di Transizione di stanza a Bengasi.

Il leader, Mustafa Abdel-Jalil, Ministro della Giustizia sotto Gheddafi dal 2007 fino alle dimissione del 26 febbraio, ha studiato sharia e codice civile all’Università della Libia. Questo gli avrebbe potuto offrire la possibilità di incrociare le spade retoriche con i fondamentalisti islamici di Bengasi, al-Baida e Delna, ma avrebbe potuto utilizzare le sue conoscenze per favorire i loro interessi in un nuovo accorso per la condivisione del potere.

Per quanto riguarda Mahmoud Jibril, il direttore del tavolo direttivo del Consiglio, ha studiato all’Università del Cairo e poi in quella di Pittsburgh. È il collegamento chiave con il Qatar, essendo stato coinvolto nella gestione degli averi della sceicca Mozah, l’ultra-prolifica moglie dell’emiro del Qatar.

C’è anche il figlio dell’ultimo monarca della Libia, Re Idris, deposto da Gheddafi 42 anni fa (senza spargimenti di sangue); la Casa di Saud adorerebbe una nuova monarchia nel Nord Africa. E il figlio di Omar Mukhtar, l’eroe della resistenza contro il colonialismo italiano, un personaggio più laico.

Un nuovo Iraq?

E comunque credere che la NATO avrebbe vinto la guerra lasciando il controllo ai "ribelli" è una barzelletta. Reuters ha già riportato che giungerà a Tripoli una "forza supplementare" di circa 1.000 soldati dal Qatar, dagli Emirati e dalla Giordania per gestire l’ordine pubblico. E il Pentagono sta già pubblicizzando che le forze armate USA saranno schierate per "aiutare a gestire le armi". Un pensiero gentile che già implica chi sarà davvero al potere: i neo-colonialisti "umanitari" con i loro tirapiedi arabi.

Abdel Fatah Younis, il comandante "ribelle" ucciso dai ribelli stessi, era un agente dell’intelligence francese. È stato ucciso dalla fazione della Fratellanza Musulmana, proprio quando il Grande Liberatore Arabo Sarkozy stava cercando di negoziare la fine della partita con Saif al-Islam, il figlio di Gheddafi formato alla London School of Economics or ora resuscitato.

E allora i vincitori alla fine sono Londra, Washington, la Casa di Saud e i Qatarioti (hanno inviato jet e "consiglieri", hanno già intavolato trattative per le vendite di petrolio). Con una speciale menzione per l’organismo Pentagono/NATO, considerando che l’Africom finalmente costruirà la prima base africana sul Mediterraneo e la NATO potrà essere un passo più vicino a poter dichiarare il Mediterraneo "un lago della NATO".

Islamismo? Tribalismo? Questi potrebbero essere acciacchi più lievi paragonati alla terra di fantasia spalancata al neo-liberismo. Ci sono pochi dubbi che i nuovi padroni occidentali non tenteranno di rinvivire una versione amichevole della nefasta e rapace Autorità Provvisoria della Coalizione (CPA) dell’Iraq, trasformando la Libia nel sogno assoluto neo-liberista del 100% di proprietà dei beni libici, il totale rimpatrio dei profitti, le multinazionali occidentali con gli stessi obblighi legali delle ditte locali, le banche straniere che comprano le banche del posto, e basse imposte sui redditi e sulle aziende.

Nel frattempo, la profonda frattura tra il centro (Tripoli) e la periferia per il controllo delle fonti energetiche si acuirà. BP, Total, Exxon, tutti giganti petroliferi occidentali saranno molto riconoscenti al consiglio di transizione, a detrimento delle compagnie cinesi, russe e indiane. Le truppe della NATO schierate sul terreno aiuteranno certamente a tenere informato il consiglio.

I dirigenti petroliferi ritengono che ci vorrà almeno un anno per far tornare la produzione ai livelli pre-guerra civile di of 1,6 milioni di barili al giorno, ma dicono anche che i profitti annuali dal petrolio potrebbero riversare ai nuovi comandanti di Tripoli qualcosa come 50 miliardi di dollari l’anno. Molte stime collocano le riserve petrolifere a 46,4 miliardi di barili, il 3% delle riserve mondiali e qualcosa come 3,9 trilioni di dollari al prezzo corrente. Le riserve di gas conosciute sono di circa 5 trilioni di metri cubi.

Quindi alla fine l’R2P vince. L’umanitarismo vince. L’umanitarismo imperialista vince. Le monarchie arabe vincono. La NATO come poliziotto globale vince. Il Pentagono vince. Ma anche questo non è mai abbastanza per i soliti sospetti imperialisti, che già chiedono lo spiegamento di una "forza di stabilizzazione". E questo mentre gli ignari progressisti delle più varie latitudini continuano a inneggiare alla Santa Alleanza del neocolonialismo occidentali, alle ultra-reazionarie monarchie arabe e ai salafiti radicali.

Ma la fine dei giochi arabi non è ancora arrivata. Comunque, prossima fermata: Damasco

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