Un percorso democratico per la Bolivia

Dichiarazioni di Manlio Di Stefano, sottosegretario agli esteri.
Dal suo profilo Facebook, 15 novembre 2019. Neretto nostro


Sia ben chiaro: non possiamo accettare l'escalation violenta e antidemocratica che sta vivendo la Bolivia negli ultimi giorni e non possiamo restare in silenzio di fronte all'aggravarsi degli scontri e della repressione che stanno facendo vittime innocenti e danni in tutto il Paese. Il 10 novembre scorso il Presidente indigeno Evo Morales ha deciso l'annullamento delle controverse elezioni presidenziali del 20 ottobre 2019 e l'organizzazione di una nuova consultazione, alla quale con tutta probabilità - e sperabilmente - non si sarebbe ricandidato.

   Nonostante questo gesto distensivo, in un indecente clima di terrore e caccia all'uomo tipico dei colpi di Stato, il Presidente Morales è stato costretto a rifugiarsi rocambolescamente in Messico per salvare la sua stessa vita, e come lui i suoi uomini più vicini.

   Nel frattempo, a La Paz, il potere rimasto vacante è stato occupato da Jeanine Aňez, Vicepresidente del Senato, autoproclamatasi Presidente ad interim. Nel 2009 la Bolivia, su spinta del Presidente Morales, ha approvato una nuova Costituzione fondata, in modo pionieristico e rivoluzionario, sull'armonia e l'equilibrio del rapporto tra l'ambiente e le attività umane, a partire da quelle economiche. Anche il Movimento 5 Stelle è nato nel 2009: queste idee provenienti da un lontano Paese del Sud America ci hanno sin da subito attratto a seguire da vicino le sue evoluzioni.

   Non dimentichiamo che la Bolivia è ricca di materie prime ed è il primo Paese al mondo per riserve di litio, l'oro del futuro, il principale ingrediente per la produzione di batterie elettriche.

   Nello spirito della sua Costituzione, il Presidente Morales ha gradualmente nazionalizzato i giacimenti di litio e impedito il loro sfruttamento indiscriminato per evitare speculazioni - soprattutto straniere - e far nascere un'industria nazionale delle batterie. Queste riserve hanno sempre fatto gola a tanti, troppi, ed è gravissimo il sospetto che dietro i fatti degli ultimi giorni ci sia anche la volontà di aggredire le risorse del Paese sottraendole alla collettività.

   Oggi, ciò che interessa al MoVimento 5 Stelle è salvaguardare la vita, il benessere e la stabilità dell'intero popolo boliviano da qualunque repressione interna e ingerenza estera. Per questo motivo, non riconosceremo formalmente la sedicente Presidente Aňez né altre presidenze (più o meno provvisorie) finché i boliviani, con un percorso costituzionale condiviso e nuove elezioni presidenziali libere e regolari da tenersi in un clima di pace sociale e rispetto dei diritti, non sceglieranno il proprio Presidente in modo democratico e, magari, con un monitoraggio dei preposti organismi internazionali.

   Accogliamo perciò con convinzione l'appello del Presidente Morales, che ha pregato la comunità internazionale di favorire un percorso di dialogo e non violenza tra le parti in lotta in questo osceno conflitto.

   Con lo stesso spirito con cui, qualche mese fa, abbiamo contribuito a evitare ulteriori spargimenti di sangue in Venezuela in un oceano di vergognosi incitamenti allo scontro finale e alla guerra civile, faremo tutto il possibile come Paese membro dell'UE e dell'ONU affinché la Bolivia possa, in questo momento così critico, restare in pace ed eleggere democraticamente un nuovo Capo dello Stato