E ai Fori Imperiali sfila la brigata Falluja

In corteo un battaglione aviotrasportato Usa di stanza a Vicenza e impiegato nel 2004 nell'attacco a Falluja

Manlio Dinucci

Il Manifesto 3 giugno 2007


Tra i reparti che hanno aperto la parata militare del 2 giugno ai Fori Imperiali ce n'era uno speciale: il 1° battaglione del 503° reggimento da assalto aereo appartenente alla 173a brigata Usa aviotrasportata di Vicenza. Un reparto distintosi nel 2004 in Iraq nell'attacco a Fallujah, nel quale sono state usate anche bombe al fosforo provocando una strage di civili. Non poteva essere scelto un simbolo migliore per mostrare che tra Stati uniti e Italia, come ha ribadito il presidente Bush nell'intervista a La Stampa, esistono «legami molto stretti».

Il 1° battaglione è stato trasferito da Camp Casey (Corea del sud) alla caserma Ederle di Vicenza nel giugno 2006. Esso è stato così riunito al reparto gemello, il 2° battaglione del 503° reggimento, inviato da Vicenza a combattere in Iraq e Afghanistan. Insieme ad altri reparti riattivati, ha contribuito alla trasformazione della 173a brigata di Vicenza in Squadra di combattimento 173a brigata aviotrasportata.

Il fatto che la Squadra di combattimento sia stata creata nel settembre 2006, per la maggior parte con nuovi reparti riattivati o trasferiti in giugno, dimostra che l'esercito Usa dava per sicuro di ottenere dal governo Prodi quella che il vicepremier Rutelli aveva già definito «un'idonea sistemazione logistica della 173a Airborne Brigade nella sua nuova configurazione».

Così è stato: nel gennaio 2007 Prodi ha annunciato il nullaosta del governo al raddoppio della base Usa di Vicenza. La Squadra di combattimento ha infatti bisogno di più spazio.

Essa è l'unica unità aviotrasportata e forza di risposta rapida del Comando europeo degli Stati uniti, la cui area di responsabilità comprende l'Europa, gran parte dell'Africa e parti del Medio Oriente.

Per di più il comando Setaf da cui dipende la Squadra di combattimento, il cui quartier generale è anch'esso a Vicenza, è stato trasformato da comando di appoggio logistico in comando di teatro, responsabile «del ricevimento, della preparazione al combattimento e del movimento avanzato delle forze che entrano nella regione meridionale per una guerra». La base allargata di Vicenza, collegata alle basi aeree di Aviano e Sigonella e a quella logistica di Camp Darby, sarà quindi trasformata sempre più in trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi. Contrariamente a quanto sostiene Prodi, che «per l'ampliamento di una base militare non si pone certo un problema politico», il raddoppio della base Usa di Vicenza ha riportato quindi in primo piano il problema politico nodale: il fatto che né il parlamento né il governo italiano hanno alcun potere decisionale sulle operazioni militari statunitensi che, partendo dal nostro territorio, coinvolgono il nostro paese nelle guerre condotte dagli Stati Uniti.

Chissà se qualcuno nella coalizione governativa si ricorderà di tutto questo, quando oggi il presidio permanente No Dal Molin di Vicenza manifesterà a Trento, dove si trova il presidente del consiglio Prodi, per ricordargli che, dopo aver più volte ripetuto di voler dialogare con le comunità locali, ha scavalcato tutti dando il nullaosta al raddoppio della base.

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