Il pericolo che gli USA attacchino l'Iran è reale

L'imperialismo Usa si prepara ad attaccare l'Iran: nel suo minaccioso discorso del 5 settembre Bush ha dichiarato che non permetterà a quel paese di avere la bomba atomica. Washington intende lanciarsi in questa nuova avventura dopo aver manipolato ben bene l'opinione pubblica americana la quale ultima (grazie ad un continuo, massiccio trattamento di lavaggio del cervello cui viene sottoposta, trattamento che e' divenuto implacabile soprattutto da quando e' apparso il comunismo nel mondo) non è contraria alla guerra in quanto tale ma critica le guerre solo quando sono gestite male dai ministri della “difesa” (ieri McNamara, oggi Rumsfeld). È chiaro che se l'aggressione Usa avesse fatto dell'Iraq ciò che gli antichi romani fecero di Cartagine, cioè lo sterminio di un popolo e la conseguente impossibilità di una riscossa (che in termini moderni si chiama Guerra di liberazione nazionale e che l'imperialismo d'oltre oceano e i suoi tirapiedi europei di destra e di “sinistra” definiscono terrorismo), in quel caso Bush avrebbe raccolto un consenso quasi plebiscitario. Egli, allo scopo di fronteggiare le crescenti critiche, si è risolto a porre la questione nei termini ultimativi ed espliciti di una guerra ideologica di civiltà divenuta ormai non piu' procrastinabile: ieri - ha affermato - abbiamo sconfitto Lenin e Hitler (parallelo tanto falso quanto ridicolo perchè la principale forza di liberazione antinazista è stata l'Unione Sovietica, non certo gli Usa), oggi dobbiamo far fronte al fascismo islamico. La Rice colloca ancora più indietro nel tempo l'analogia storica: per legittimare le attuali guerre preventive anti “terrorismo”, ella non esita a paragonarle alla Guerra di Secessione la quale, pur con tutta la sua carica di violenza e di morte è valsa ad abolire la schiavitù nera (e non è un caso che sia proprio una ministra di colore a lanciarsi in questo improbabile, farneticante accostamento).

La strategia che l'imperialismo persegue è: isolare l'Iran per poi colpirla. Il cosiddetto nuovo Medio Oriente che gli Usa e il sionismo vorrebbero veder nascere è focalizzato al rovesciamento del governo dell'Iran (che è oggi, in quanto Stato sovrano, il principale baluardo antimperialista e antisionista nella regione) e la sua sostituzione con un regime fantoccio. Per raggiungere questo obiettivo, Israele, braccio armato sionista dell'imperialismo Usa, ha prima distrutto Gaza, e poi si è accinto a radere al suolo il Libano. C'è su internet un importante articolo sul sito “Dissident voice” (che consigliamo di consultare) firmato James Petras molto argomentato: già nel 2004 la risoluzione Onu 1559 voluta dagli Usa e cosponsorizzata dalla Francia imponeva “lo smantellamento e il disarmo di tutte le milizie libanesi”, e questa brutale intromissione negli affari interni di uno Stato sovrano ha certamente costituito l'antefatto dell'odierna aggressione, la quale è stata affrettata dietro istigazione del sionista Elliot Abrams (consigliere del presidente Bush per gli Affari del Medio oriente) che l'ha organizzata in stretto contatto con il Comando militare israeliano (chi guida questa Guerra, il nostro Comando militare o Condoleeza Rice? – disse un parlamentare d'opposizione alla Knesset). L'attacco al Libano ha causato la distruzione di Beirut e il massacro di oltre 1100 civili, ma è fallito nel suo obiettivo primario: l'eliminazione di Hezbollah (che ne è invece uscito rafforzato). Le agghiaccianti immagini delle distruzioni e stragi di donne e bambini libanesi in una Guerra d'aggressione a freddo, percepita dall'opinione pubblica mondiale come insensata e crudele, ha indotto le bestie feroci di Washington e Tel Aviv a cambiar rotta per meglio disorientare l'opinione pubblica, e a travestirsi da agnelli pacificatori in un gioco dei due compari in cui gli Usa facevano la parte dei promotori di un “cessate il fuoco” e Israele la parte di chi, malgrado-buongrado, lo accettava facendo finta di chinare la testa. Molti hanno abboccato all'amo. Ma che cos'è la famosa risoluzione Onu 1701 sul cessate il fuoco?

Innanzitutto, un paese che ne invade un altro provocando immensi danni alle infrastrutture e alla popolazione civile è considerato, dalla legge internazionale “paese aggressore”, per cui una zona di non belligeranza o di cessate il fuoco dovrebbe essere posta all'interno dei confini del paese che ha aggredito. Invece, la risoluzione Onu stabilisce che le sue truppe occupino territorio libanese, proprio allo scopo di eliminare la sua prima linea di difesa (costituita da tunnel e passaggi sotterranei che Hezbollah e la Resistenza libanese avevano organizzato per contrastare la forza d'urto del nemico sionista);

in secondo luogo, la risoluzione Onu obbliga non gli invasori, ma il paese che ha subito l'invasione a disarmare chi legittimamente si è difeso (Hezbollah);

in terzo luogo, mentre la risoluzione chiede il disarmo di Hezbollah, gli armamenti di Israele e le sue truppe d'occupazione restano all'interno dei confini libanesi pronti a bombardare e attaccare la resistenza libanese (come il primo ministro Olmert ha pubblicamente dichiarato e praticato in molte occasioni);

in quarto luogo, mentre Hezbollah ha accettato immediatamente il cessate il fuoco, Israele ha continuato a mantenere per giorni il blocco navale, che in base alla legge internazionale è un atto di guerra;

in quinto luogo, Israele ha insistito (e l'Onu l'ha accolto nella risoluzione) che le truppe libanesi pattuglino i confini e colpiscano e distruggano gli armamenti e gli attivisti di Hezbollah (cosa che non è riuscita agli invasori sionisti!) sperando di alimentare così una Guerra civile che porti alla frammentazione e alla disgregazione del Libano al posto dell'attuale governo di coalizione (che include anche Hezbollah), governo di coalizione che esisteva prima, durante e dopo l'aggressione sionista.

Insomma, questa risoluzione mira ad isolare la resistenza libanese dalla Siria e dall'Iran, nonchè ad indebolire ogni possible solidarietà nel mondo arabo se e quando l'Iran e la Siria saranno attaccate. Kofi Hannan, negli ambienti Onu, si è guadagnato il nomignolo 'the Gopher'. Kofi the Gopher lo chiamano, parola intraducibile, che può significare manovriero, fiancheggiatore (degli Usa) o anche faccendiere (ricordiamo che suo figlio è stato implicato in una lercia storia di corruzione relativa alla faccenda irachena oil for food). Ebbene questo signore, pedina manovrata da Washington, quando è andato in Medio Oriente per una “missione di pace”, invece di negoziare su un possible scambio di prigionieri Libano-Hezbollah e Israele, ha preteso il rilascio unilaterale dei due soldati israeliani prigionieri di Guerra, senza contropartite. Poi, però, per guadagnarsi l'ammirazione di tutti ha denunciato le bombe a grappolo israeliane.

È molto istruttivo, sullo sfondo delle ultime vicende di guerra mediorientali, vedere come si è comportata l'Italia ufficiale, l'Italia borghese, quella rappresentata dal governo Prodi-D'Alema. Ha colto a volo, astutamente, l'opportunità di condurre, da protagonista, il gioco della “pacificazione” in Libano per inseguire un prestigio internazionale (il lupo cambia il pelo ma non il vizio) attraverso l'uso incostituzionale –ormai consolidato- dell'Esercito inviato fuori dei confini del nostro Paese. E mentre continuerà a spendere milioni di euro per le sue “missioni di pace” in Afghanistan e in Libano, farà pagare amaramente –come sempre- alle classi lavoratrici i costi della sua insensata, ridicola e pericolosa velleità sub-imperialista. Soltanto gli ingenui e gli sprovveduti, e insieme a loro i due partiti “comunisti” che siedono in Parlamento (ma con meno ingenuità e più canagliesco spirito opportunista) possono dar credito alla favola grottesca delle “missioni di pace” italiane, siano esse di Berlusconi o di Prodi poco importa. D'Alema ha dichiarato, assumendo pose da “statista” colonialista, che se la Siria fornisce di armi Hezbollah “non staremo a guardare”. Che farà: spezzerà le reni alla Siria? E perchè non ha fatto lo stesso minaccioso proclama a Israele, perchè non ha detto che “non starà a guardare” se Israele violerà il cessate il fuoco (cosa che ha ripetutamente, e impunemente, fatto)?

Un discorso a parte merita il pacifismo: come mai Rossanda, Parlato, Gagliardi, Bertinotti (e i loro giornali il Manifesto e Liberazione) hanno letteralmente inneggiato all'Onu (e anche a D'Alema) felici e soddisfatti che finalmente “la politica” aveva ceduto il posto alla guerra (come se la Guerra non fosse anch'essa una “politica”, come se la “politica” del cessate il fuoco in Libano non fosse la premessa di altre guerre)? Come è possible che la marcia della pace Perugia-Assisi sia stata aperta da uno striscione con su scritto forza Onu? È tanto difficile capire che finchè vi sarà una iperpotenza che sopravanza in armamento tutto il resto del globo qualsiasi istituzione mondiale tipo Onu è sistematicamente votata al fallimento nella determinazione delle grandi questioni che riguardano la Guerra e la Pace? Questo scandaloso e apparentemente insensato appigliarsi all'Onu trova evidentemente la sua spiegazione nel fatto che il pacifismo proprio dall'intervento dell'Onu si vede rilegittimato come teoria giusta, come teoria storicamente e politicamente praticabile. Avete visto? –sembrano dire I suoi fautori, che è possible indurre pacificamente I guerrafondai, attraverso le Nazioni Unite, a sostituire la Guerra con la politica? E perchè mai, se oggi l'Onu ha fermato la guerra, non dovrebbe essere possibile domani e sempre?

Ma di fronte ad un imperialismo Usa via via più arrogante, violento e aggressivo, che ormai minaccia apertamente l'uso dell'arma atomica, il pacifismo (che non significa amare la pace, ma illudersi che alzare le mani in segno di resa basti a commuovere la belva imperialista e ad indurla a non scatenare guerre) rivela come non mai la sua natura di teoria di cartone, di teoria che fa acqua da tutte le parti, di teoria controrivoluzionaria e antimarxista tanto più falsa quanto piùincombono i pericoli di una terza guerra mondiale.

Un'altra caratteristica del pacifismo è che non ama parlare di imperialismo Usa, preferisce l'espressione generica di “impero”, non ama parlare di guerra Usa, preferisce l'espressione “Guerra infinita”, “Guerra preventiva” guardandosi bene dall'aggiungere l'aggettivo “statunitense”. Insomma, non disturbate l'America, che è pur sempre una grande democrazia che potrà essere ricondotta alla ragione. È un caso che dell'ultima minaccia di Bush all'Iran non vi sia traccia sul Manifesto e Liberazione? Non costituirebbe quest'ultimo discorso del presidente Usa un ulteriore calico nel sedere al pacifismo e alle illusioni che esso alimenta?

Bisognerebba evitare di attribuire all'imperialismo Usa il buon senso di una persona normale ed equilibrata, pensare cioè che poichè esso è impantanato in Iraq e l'avventura libanese si è risolta in un nulla di fatto, per questi motivi non attaccherà l'Iran. Il pericolo di allargare la sfera del suo intervento militare deriva proprio dal fatto che gli Usa sono in crisi. Chi prende molto più sul serio dei pacifisti e dei “comunisti” che siedono nel nostro parlamento i pericoli derivanti dagli Usa, è uno scienziato Americano (Matthias Rath) che il 7 settembre scorso si è comprato mezza pagina del New York Times per denunziare Bush e Rumsfeld. Vi si legge: “Mai il mondo è stato così vicino ad un olocausto nucleare come in questo periodo che da ora ci separa dalle prossime elezioni di novembre”. Ovviamente tutto il mondo spera ardentemente che cupe previsioni del genere non si avverino. Ma che gli Usa si siano messi sulla via di preventivare una Guerra termonucleare è una realtà mostruosa e terribile che nessun pacifismo al mondo potrà esorcizzare.

Amedeo Curatoli

10 settembre 2006


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