Il piano di attacco israeliano contro l’Iran
Un caso di manipolazioni mediatiche

Jonathan Cook

15 Ottobre 2006
Fonte: Z-Magazine
Traduzione a cura di ZNET-it


Il Medio Oriente e forse il mondo intero, sono sull’orlo di una terribile deflagrazione visto che Israele e gli Stati Uniti sono pronti ad occuparsi delle presunte ambizioni dell’Iran di procurarsi armi nucleari. Israele, ogni giorno diventa più chiaro, vuole usare la propria forza aerea per sferrare un colpo contro Teheran. Non si sa se in questo attacco utilizzerà armi convenzionali o testate nucleari. In questo momento potenzialmente catastrofico della politica globale, è bello vedere che una delle emittenti televisive più importanti del mondo, la BBC, ha deciso di trasmettere questa settimana un documentario dal titolo “Israele bombarderà l’Iran?” Questa domanda è sulle labbra di tutti e senza dubbio, con l’imprimatur della BBC, il programma si venderà in tutto il mondo.

Comunque le buone notizie finiscono qui. Perché il programma non fa alcun riferimento alle questioni più importanti sollevate dall’atteggiamento sempre più bellicoso di Israele nei confronti di Teheran. Non spiega che, senza una risoluzione dell’Onu, un attacco militare contro l’Iran per eliminare il suo programma di ricerca nucleare sarebbe una grave violazione delle leggi internazionali. Non chiarisce che il grande arsenale nucleare di Israele è stato sviluppato in segreto e senza alcun controllo da parte dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Nucleare, o che è percepito dai suoi vicini come una minaccia e potrebbe alimentare la corsa agli armamenti in Medio Oriente. E nemmeno spiega le conseguenze di un attacco israeliano sull’instabilità e sulla violenza in tutto il Medio Oriente, compreso l’Iraq, dove si trovano l’esercito inglese e quello americano come forze di occupazione. Non si tiene in alcuna considerazione di come nel lungo termine un’azione unilaterale da parte di Israele, con l’implicita ratifica della comunità internazionale, provocherà sicuramente un grande aumento della jihad globale contro l’Occidente.

Al contrario il programma dedica 40 minuti di ripresa alle gesta eroiche dei Top Gun dell’aviazione israeliana, e ai ricordi di piloti che hanno effettuato un simile “ardito” attacco contro i reattori nucleari iracheni nei primi anni ’80; alle minacce di colpire a distanza gli impianti iraniani di ricerca nucleare; alle interviste di tre ex primi ministri israeliani, di un ex capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, di vari ufficiali dell’intelligence e di un professore che disegna progetti per l’arsenale militare israeliano.

Tutti dicono la stessa cosa: Israele sta per essere “cancellato” dalle armi nucleari iraniane e deve difendersi “qualunque siano le conseguenze”. A tutti è stato dato ampio spazio televisivo per ripetere senza contrasto la logora propaganda che Israele sta diffondendo sui propri media, che è stata amplificata con credulità dai media internazionali: cioè che l’Iran è governato da un fanatico anti-semita che, come Adolf Hitler, ritiene di poter compiere un genocidio contro il popolo ebraico, ma questa volta per mezzo di un olocausto nucleare. Altra cattiva informazione israeliana, cui non viene dato credito dagli analisti seri, viene diffusa in modo acritico dai produttori del film: vale a dire che Hezbollah in Libano è un fantoccio dell’Iran, in attesa di aiutare il suo padrone nella distruzione di Israele; che tra qualche mese l’Iran sarà in grado di creare armi nucleari, un “punto senza ritorno”, come avverte il programma, e che un “fragile” Israele è sotto costante minaccia di annientamento da parte di tutti i suoi vicini arabi.

Ma il tema principale del programma – che fa eco alla stessa agenda di Israele –inequivocabilmente è che il presidente dell’Iran, Mahmoud Amadinejad, è determinato a distruggere Israele. I produttori del film considerano seriamente, al limite del reverenziale, i ridicoli commenti dei leaders israeliani a proposito di questa minaccia. Shimon Peres, il veterano ambasciatore itinerante del governo israeliano, pretende, per esempio, che l’Iran abbia fatto un’incitazione “al genocidio” contro Israele, e paragona la bomba nucleare iraniana a “un campo di concentramento volante” sottolineando che “nessuno vorrebbe vedere ritornare i tempi dei nazisti”.

Il ministro Avi Dichter, ex capo dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interna, crede che Israele si trovi di fronte a una “minaccia esistenziale” da parte dell’Iran. E Zvi Stauber, già figura di rilievo dei servizi segreti militari, paragona la situazione di Israele a quella di un uomo il cui vicino “ha una pistola e ogni giorno dice di volerlo uccidere”. Ma il posto d’onore va a Binyamin Netanyahu, ex primo ministro e attuale leader dell’opposizione. Lui dichiara ripetutamente che l’unica ragione possibile per cui l’Iran e il suo presidente potrebbero volere un arsenale nucleare è per “sterminare” Israele “se può farla franca, lo farà.” “Gli ayatollahs con le bombe atomiche costituiscono una minaccia tremenda per tutti noi” Un Iran con il nucleare “è una minaccia che non abbiamo mai visto prima. Va oltre la politica” – a quanto pare peggiore degli stati nucleari della Corea del Nord e del Pakistan, quest’ultimo una dittatura militare ed amico degli Stati Uniti, che apertamente ha dentro i propri confini alcuni dei movimenti jihadisti più fanatici del mondo. A parte la comparsa di un diplomatico iraniano, nel programma della BBC non sono state ospitate opinioni contrarie; solo l’esercito israeliano e la leadership politica hanno potuto parlare.

Il documentario fornisce ulteriore credito alle opinioni dell’establishment della sicurezza israeliana, dando ampia rappresentazione ad un discorso di Amadinejad – discorso che le autorità israeliane e i suoi alleati a Washington hanno continuato ad usare con malizia – in cui il presidente iraniano ripete una dichiarazione di un ex leader spirituale iraniano, l’Ayatollah Khomeini, che non era stato notato quando fu pronunciato la prima volta. Nel programma della BBC, Amadinejad viene citato per aver detto che: “Il regime che occupa Gerusalemme dovrebbe essere eliminato dalle pagine della storia”. Questo almeno rappresenta un miglioramento della sua originale traduzione, ripetuta spesso nel programma da Netanyahu ed altri, cioè che “Israele dovrebbe essere eliminata dalle carte geografiche.”

Ma per qualche strana ragione chi ha realizzato il programma deduce dalla loro traduzione più accurata lo stesso diabolico intento da parte di Amadinejad suggerito dalla versione falsificata di Netanyahu. Le armi nucleari dell’Iran, ci viene detto dal programma come se già esistessero, hanno “mostrato ai leaders di Israele un nuovo tipo di minaccia.” Facendo il suo discorso, dice il film della BBC, Amadinejad “ha decretato una sentenza di morte contro Israele.” Ma come è stato sottolineato in varie circostanze (comunque chiaramente non abbastanza perché la BBC lo abbia rilevato) Khomeini ed Amadinejad si riferivano alla necessità di un cambio di regime, il porre fine ad un regime che occupa la Palestina in violazione delle leggi internazionali. Non hanno parlato, come pretendono Netanyahu ed i suoi, di distruzione dello stato di Israele o del popolo ebraico. Quel che implica il discorso è che l’attuale regime di Israele dovrà finire perché l’occupazione è illegittima ed insostenibile, non perché l’Iran sta pianificando di colpire con missili nucleari lo stato di Israele o di commettere un genocidio.

Sfugge agli artefici del programma il fatto che il “fragile” Israele sia attualmente l’unico paese del Medio Oriente munito di parecchie centinaia di testate nucleari, ed anche una delle più potenti forze militari del mondo, che con tutta probabilità fa sentire i suoi vicini “fragili”, con molte più ragioni. E visto che dobbiamo essere persuasi di quanto sia davvero “fragile” Israele, viene intervistato un altro ex primo ministro, Ehud Barak. “In definitiva siamo soli” dice, in un’evidente giustificazione di un attacco illegale e unilaterale. Gli impianti per la ricerca nucleare dell’Iran, avverte Barak, sono nascosti in profondità, così in profondità che “nessun arma convenzionale può arrivarci” lasciandoci inferire che in tali circostanze Israele non avrà scelta se non usare un attacco nucleare tattico di “auto-difesa”. E continuando di questo passo, Barak aggiunge che alcuni impianti sono in aree urbane ad alta densità “dove qualunque attacco potrebbe portare a danni collaterali sui civili.” Ma nonostante questo terrificante scenario evidenziato dai leaders israeliani, il sito web della BBC incoraggia Israele come fanno gli stessi artefici del programma, lasciando intendere che Israele ha il diritto di pianificare uno scontro di civiltà: “Con l’America poco verosimilmente incline a condurre un’azione militare, la pressione a sferrare un raid sta aumentando per i leaders israeliani.”

Come dovrebbe ormai essere chiaro, le impronte del governo israeliano sono dovunque in questo “documentario” della BBC. E non è affatto sorprendente perché l’uomo che sta dietro la sua produzione “indipendente” è il regista israeliano Noam Shalev. Shalev, diplomato alla scuola cinematografica di New York, sta facendo una gran quantità di documentari tramite la sua compagnia di produzione Highlight Films, con sede a Herzliya, vicino a Tel Aviv, che è coccolata dalla BBC e da altre emittenti straniere. Con il marchio di approvazione della BBC è facile per Shalev vendere i suoi film al mondo intero. Shalev che pretende di “non sposare una causa politica” ha iniziato la sua carriera realizzando documentari su soggetti meno controversi. Ha prodotto films sugli immigranti etiopi che arrivavano in Israele, e sull’organizzazione Zaka, fondamentalisti religiosi ebrei che vanno sulla scena degli attacchi suicidi e nel vero senso della parola raccolgono i pezzi delle spoglie umane. In passato i suoi film sono riusciti ad eludere la riluttanza delle emittenti come la BBC ad avviare un discorso sul soggetto scottante del conflitto israelo-palestinese al di fuori dei notiziari, toccando l’argomento indirettamente. Comunque i film di Shalev umanizzano sempre i suoi soggetti israeliani, mostrandoli come esseri complessi, emotivi e premurosi, mentre ignorano ampiamente i milioni di palestinesi che governo israeliano ed esercito stanno opprimendo.

Secondo un profilo di Shalev pubblicato dai media israeliani nel 2004, il suo successo deriva dall’aver sviluppato una “pubblicità suggestiva” che mostra Israele in una buona luce senza “far ricorso a una diretta “hasbara” (propaganda) che spieghi la situazione di Israele che il Ministero degli Esteri israeliano deve diffondere ai media europei ed americani.” Secondo quanto afferma un dirigente israeliano di relazioni pubbliche, Shalev ha la capacità di raccontare la storia di Israele con modalità apprezzate dalle emittenti internazionali: “ (Shalev) mostra anche le cose dalla parte di Israele, non è uno di quei traditori che vendono per denaro la propria ideologia. Lui ha la capacità di portare nel mercato queste cose nel modo in cui all’estero si vogliono vedere e questo è un aspetto molto importante.” Ma recentemente Shalev è diventato tanto sicuro da tentare una pubblicità aggressiva per Israele, a quanto pare sicuro che la BBC e le altre emittenti straniere continueranno a comprare i suoi film. Questo succede perché Shalev offre loro qualcosa che gli altri produttori cinematografici non possono offrire: l’accesso esclusivo alle forze di sicurezza israeliane, area questa off-limits per i suoi concorrenti.

Prima del disimpegno da Gaza lo scorso anno, per esempio, Shalev ha realizzato un indulgente documentario, trasmesso dalla BBC, sulla vita quotidiana di un soldato israeliano che a Gaza prestava servizio. Il film teneva ampiamente nascosto il contesto che avrebbe dovuto rendere consapevoli gli spettatori del fatto che il soldato stava imponendo un’occupazione illegale su Gaza che dura da quarant’anni, o che la Striscia è una prigione a cielo aperto in cui migliaia di palestinesi vengono uccisi dall’esercito israeliano e in cui la maggioranza degli abitanti vivono in miseria. Intervistato a proposito del documentario Shalev aveva detto: “L’esercito è davvero molto, molto attento. Non si spara in modo indiscriminato. Ho visto, e non si trattava di uno spettacolo allestito per noi, che prima di sparare un colpo ci doveva essere la conferma che nessuno fosse davanti o dietro l’obiettivo. L’esercito è davvero molto attento a non far fuoco deliberatamente.”

In altre parole il film di Shalev per la BBC non fa nessuna luce sul perché il fuoco “deliberato” di Israele ha ucciso centinaia di bambini palestinesi durante la seconda intifada o perché sono morti tanti civili per le armi da fuoco israeliane e per gli attacchi dei missili all’interno della Striscia di Gaza. All’inizio dell’anno Shalev ha girato un altro film per la BBC “The Hunt for Black October” per farlo coincidere con l’uscita del film Munich di Stephen Spielberg . “La BBC ottiene l’accesso esclusivo agli agenti segreti del Mossad incaricati di rintracciare il gruppo palestinese responsabile del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972” in questo modo la BBC è stata in grado di rendere incandescente il suo materiale promozionale.

L’ultimo film di Shalev, “Israele bombarderà l’Iran?” segue questo percorso già battuto. Arabi e musulmani sono ancora una volta privi di voce, visto che sono esperti non israeliani. Quindi come mai la BBC ha comprato questo pezzo di lampante propaganda? Questi sono alcuni indizi. Il film di Shalev include:

* riprese realizzate all’interno dei bunkers Hezbollah sotto la supervisione dell’esercito israeliano mentre occupava il sud del Libano
* “una visione rara” dell’interno della stanza di controllo satellitare dell’esercito israeliano, che spia i vicini arabi di Israele e l’Iran e che, secondo il programma, è “incredibilmente protetta nei suoi sistemi di sicurezza” * l’esclusiva partecipazione dell’ex capo di stato maggiore Moshe Yaalon che si dice si possa “intervistare raramente”
* un’occhiata all’interno dell’impianto di costruzioni di armi di Rafael, che il programma ci dice essere “filmato raramente “

In altre parole la BBC e le altre emittenti che trasmetteranno questo “documentario” nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sono stati abbagliati dalla capacità di Shalev di mostrarci il mondo segreto dell’esercito israeliano. Così abbagliati, si direbbe, da dimenticare di controllare – o peggio, semplicemente non se ne sono curati – che tipo di messaggio stava inserendo Shalev fra le sue esclusive riprese. A qualcuno della BBC sarebbe dovuto venire in mente di chiedere come mai Shalev abbia queste opportunità di mostrare cose che a nessun altro è consentito far vedere. Forse quel settore di “hasbara” del Ministero degli Esteri israeliano è diventato molto più sofisticato di prima?

Il governo israeliano sta forse usando Shalev, consapevolmente o no, e lui a sua volta usa la BBC per diffondere la propaganda israeliana? Propaganda che presto potrebbe spingerci verso lo “scontro di civiltà” che la leadership israeliana desidera tanto.

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