Afghanistan: una guerra privata

In questo conflitto il Pentagono impiega più contractors (104mila) che militari in divisa (68mila).

I 33mila nuovi soldati Usa che verranno inviati in Afghanistan
rappresentano solo una parte del 'surge' ordinato dal presidente. Obama.

Enrico Piovesana

Fonte: peacereporter.net
Link: http://it.peacereporter.net/articolo/19490/Afghanistan%2C+una+guerra+privata
23 dicembre 2009


Secondo il Congressional Research Service, il centro studi del parlamento degli Stati Uniti, il Pentagono ha ricevuto ordine di inviare al fronte almeno altrettanti mercenari, o contractors, in un numero compreso tra i 26mila e i 56mila uomini.

'Soldati' più convenienti. I contractors sono 'soldati' anche loro, nel senso stretto del termine, in quanto al soldo del Dipartimento della Difesa, esattamente come i militari di Esercito, Marina e Aviazione. Ma più convenienti dal punto di vista economico, poiché contrattualizzati a termine, e soprattutto da quello politico, dato che il loro impiego non ha un impatto sull'opinione pubblica (nonostante siano comunque a carico dei contribuenti). Almeno fino a quando questi mercenari non combinano qualche guaio, come torturare prigionieri o sparare alla cieca sui civili.

Più i mercenari che i militari. Se i rinforzi pubblicamente annunciati dal presidente Barack Obama porteranno il contingente dei militari Usa in Afghanistan a oltre 100mila uomini, i contractors alle dipendenze del Joint Contracting Command del Pentagono in quel paese, che già oggi sono 104mila, saliranno a 130-160mila. Insomma: in questa guerra ci sono più mercenari che militari. In Afghanistan, scrive Congressional Research Service, "si registrano le percentuali di contractors utilizzati dal dipartimento della Difesa più alte che in ogni altro conflitto della storia degli Stati Uniti".

Guerra in appalto. Ma chi sono questi mercenari che vanno in guerra per contro del governo di Washington? E cosa fanno? Dei 104mila contractors attualmente operativi in Afghanistan, quasi 10mila sono statunitensi, circa 16mila sono stranieri e il resto sono locali. Le loro mansioni abbracciano l'intero spettro operativo di una missione militare di guerra: dalla costruzione delle basi e degli alloggiamenti alla loro sorveglianza, dal trasporto del carburante per carri armati ed aerei alla loro manutenzione, dagli interrogatori dei prigionieri di guerra alle scorte dei convogli, dall'attività d'intelligence alle operazioni militari segrete. Insomma: tutte cose che in passato facevano i soldati in divisa.

Soldati senza regole. Gli effetti del loro impiego è spesso drammatico e controproducente, come osserva lo stesso Congressional Research Service ricordando le stragi di civili e gli abusi sui prigionieri commessi dai mercenari Usa in Iraq. "I locali possono non distinguere tra contractors e militari Usa, quindi gli abusi commessi dai contractors rischiano di rafforzare gli insorti antiamericani, come è risultato evidente dalle proteste seguite a questi incidenti". Questo accade perché, sottolinea il centro studi parlamentare, il Pentagono assume questi mercenari ma non è in grado di imporre loro il rispetto delle linee di condotta che invece i militari sono tenuti a seguire (almeno in teoria, aggiungiamo noi).

La privatizzazione della guerra. L'Afghanistan oggi, come l'Iraq ieri, sono la dimostrazione che le guerre moderne sono sempre di più appaltate dagli Stati ai privati. Dopo la privatizzazione delle poste, delle ferrovie e dei servizi pubblici, l'Occidente a guida Usa ha intrapreso anche la privatizzazione della guerra, con l'inevitabile corollario della 'deregulation'. La guerra come business senza regole, in cui a guadagnare sono aziende private legate ai governi, e a pagare sono i cittadini, con le loro tasse, e gli abitanti dei paesi occupati, con la loro vita.

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