La missione ONU in Libano:
la guerra che viene chiamata pace

Confederazione COBAS

27 agosto 2006


In una clima di unità nazionale, centrosinistra e centrodestra hanno deciso di inviare circa 3.000 militari in Libano in ottemperanza alla risoluzione 1701 dell'ONU che, a dir loro, promuoverebbe una "missione militare di pace".

Dalla "riduzione del danno" del rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, alla "svolta di portata storica" della politica estera italiana, come pomposamente si affanna ad affermare Rifondazione Comunista. In realtà, l'invio del contingente ONU in Libano è solo la nefasta conclusione della criminale guerra di aggressione da lungo pianificata e scatenata da Israele con il via libera degli USA.

Una guerra che ha già causato oltre un migliaio di vittime civili tra le popolazioni palestinese e libanese, la distruzione delle infrastrutture, un milione di sfollati in Libano. Questo è il prezzo pagato per il "nuovo Medioriente" sognato da Bush dove la guerra permanente e lo "scontro di civiltà" mirano nella sostanza ad ottenere il controllo totale delle risorse energetiche. Ieri Afghanistan e Iraq, oggi Palestina e Libano, domani Siria e Iran.

Ma l'esercito israeliano ha perso questa guerra, la resistenza libanese ha per ora infranto il disegno imperialista di Bush di allargare il conflitto anche all'Iran. E perciò, per la prima volta, il governo israeliano (che non ha mai rispettato le decisioni dell'ONU circa il ritiro dai territori palestinesi) accetta la risoluzione ONU 1701 confezionata da Francia e USA.

Questa stabilisce che gli unici aggressori sono gli Hezbollah (i quali, al di là delle loro posizioni politiche, ben lontane dalle nostre, sono stati i soli che hanno difeso la sovranità libanese) e che pertanto vanno disarmati, al contrario di Israele che detiene centinaia di testate nucleari; sancisce che la forza militare multinazionale non crea una fascia smilitarizzata tra i due stati Israele e Libano in conflitto, ma va a dare "il cambio" alle truppe israeliane nei territori del Libano del sud; non affronta la questione dei prigionieri palestinesi e libanesi detenuti nelle carceri israeliane; tace completamente sulla questione palestinese, dalla cui positiva soluzione dipende qualsiasi prospettiva di pace in MO. Di fatto, oltre al cessate il fuoco, già peraltro gravemente violato dalle truppe israeliane - non c'è null'altro di positivo.

In realtà, le truppe "pacifiste" sotto la bandiera ONU saranno chiamate a gestire una situazione esplosiva solo per garantire la "sicurezza" di Israele a danno della libertà e dell'indipendenza del popolo libanese. In realtà, nessuna pace sarà possibile in MO se non sarà garantita una patria e la libertà al popolo palestinese e finché Israele non restituirà i territori occupati alla Siria e al Libano.

La linea del governo Prodi-D'Alema (tra i più impegnati in quest'avventura guerrafondaia e che avrà sicuramente una ricaduta nefasta sulla spesa pubblica e sul DPEF) della "guerra concertata e multilaterale" dell'ONU è di fatto complementare a quella della guerra infinita e unilaterale di Bush.

In tale contesto, la scelta di Rifondazione, Verdi, PdCI di appoggiare la decisione di invio delle truppe in Libano, addirittura alla guida del contingente ONU, è profondamente sbagliata. Riteniamo assai velleitaria, se non suicida, la presa del "palazzo di vetro" dell'ONU da parte del movimento pacifista, un palazzo storicamente asservito ai potenti della terra.

Il movimento contro la guerra ha invece la vitale necessità di ribellarsi contro la truffa della "missione militare di pace" in Libano e di non farsi assolutamente irretire dalla logica ipocrita del "male minore". Anzi, va rilanciata con forza la mobilitazione internazionale contro la guerra, per il ritiro delle truppe da Afghanistan, Iraq, Libano, la chiusura delle basi militari USA e NATO, il disarmo nucleare, la libertà dei popoli palestinese e libanese.

Su queste basi e raccogliendo l'appello lanciato dal Social Forum Europeo di Atene del maggio scorso, costruiamo una grande manifestazione nazionale contro la guerra per fine settembre a Roma.

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