Foibe. Un solo responsabile: il fascismo

di Massimo Ciusani, segretario Sezione D. Ibarruri PdCI -Torino
Fonte: Resistenza_Partigiana
23 gennaio 2007


La legge del 30 marzo 2004 che istituì il “Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata”, è un altro drammatico episodio di una più ampia campagna revisionista ed eversiva che da anni ha messo radici nel paese e per la quale i riformisti e i revisionisti portano sulle spalle colpe e responsabilità gravissime.

La giornata del 10 febbraio è volta proprio a celebrare quell’Italia fascista e imperialista uscita sconfitta dalla guerra. Nella campagna di menzogne e propaganda portata avanti mano nella mano dalla destra fascista ed eversiva e da riformisti e revisionisti si è andati veramente oltre. Le vittime sono trasformate in carnefici e i veri carnefici in vittime.

E’ però utile chiedersi come mai l’intera vicenda sia rimasta un capitolo oscuro, rimosso per tanto tempo. Chi ha avuto interesse a lasciarlo nel buio? La risposta è: gli angloamericani. Quando infatti nel 1948 si consuma la rottura tra Tito e il fronte del socialismo e del progresso, rappresentato dall’Unione Sovietica di Stalin, i paesi imperialisti guardano alla Jugoslavia come a un possibile prezioso alleato contro l’Urss e le Democrazie Popolari e viene lasciata così cadere ogni idea di approfondire i fatti del 1945.

A proposito di foibe bisogna innanzitutto valutare cosa c’è stato prima, durante ed infine cosa è successo dopo, ovvero come la propaganda reazionaria e revisionista è riuscita a costruire il caso foibe.

Prima delle foibe ci furono vent’anni di fascismo, con violenze, snazionalizzazioni forzate, repressione feroce, disprezzo razzista, una guerra d’aggressione che coinvolse anche le popolazioni civili che furono sterminate e deportate.

Come si sono svolti i fatti “durante”? Ovvero la “contabilità degli infoibati”. Si tratta di ristabilire semplicemente la verità storica - quella di un fenomeno limitato - di fronte alle cifre iperboliche inventate dai circoli fascisti e revisionisti. Nel 2004 Fassino parlò di 2.000 infoibati a Basovizza (mentre ce ne fu solo uno, un tale Mario Fabian noto per le atrocità commesse durante gli interrogatori), l’allora ministro Gasparri parlò di “milioni di infoibati solo perché italiani”.

Bisogna fare chiarezza storica su quelle morti e si deve dire chi è morto e perché è stato ucciso, che cosa realmente ha fatto in vita; perché gli innocenti sono innocenti, però i criminali di guerra e i collaborazionisti non lo sono. Nel suo libro “Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione” Claudia Cernigoi dimostra che dall’attuale provincia di Trieste nei fatidici “40 giorni” sono scomparse 517 persone, suddivise per categorie: militari, polizia (compresi i membri delle SS), collaborazionisti e spie. Il curriculum di squadristi, aguzzini e spie, nonché la presenza tra gli uccisi di diversi sloveni, smentisce la tesi degli infoibati uccisi solo in quanto italiani e chiarisce il vero motivo del fenomeno foibe. Non si può certo parlare di genocidio, né di pulizia etnica.

Al contrario i popoli della Jugoslavia pagarono un altissimo tributo di sangue, circa un milione di morti, per le criminali azioni degli invasori nazifascisti; mentre altre 700.000 furono le vittime della lotta di Liberazione e della guerra.

Immediatamente dopo l’8 settembre i tedeschi assumono direttamente il controllo delle zone occupate precedentemente dall’Italia. Fu questo uno dei momenti più tragici e sanguinosi del conflitto, con una violenza spaventosa perpetrata contro la popolazione civile con la partecipazione attiva dei fascisti italiani.

La classe operaia e le masse popolari guidate dal Partito Comunista seppero organizzare una attiva e forte resistenza agli invasori, iniziata già nell’estate del 1941. Fu una vera e propria guerra di popolo il cui esercito di uomini, donne e giovani arrivò a superare le 800.000 unità.

Fu proprio nei giorni precedenti gli accordi del 12 giugno 1945 tra il nuovo governo jugoslavo e gli alleati, che stabilirono il controllo delle cosiddette Zona A e Zona B, che si acutizzò lo scontro delle forze ostili al nuovo governo rivoluzionario nel tentativo di mettere in discussione la nascita della nuova Jugoslavia. E fu questo il momento in cui i fascisti, i nazisti, i collaborazionisti di ogni sorta e i controrivoluzionari dovettero assumersi la piena responsabilità della loro politica e delle loro azioni. In questa azione di giustizia tanto necessaria quanto difficile, saranno sicuramente stati emessi verdetti errati per alcune persone come si saranno verificati casi di vendette personali. Ma questo non può assolutamente costituire un fattore di alterazione e di falsificazione di quegli avvenimenti.

Vi è una connessione stretta e ineludibile, un filo conduttore che lega le foibe, la detenzione dei prigionieri di guerra, il cosiddetto esodo degli italiani dall’Istria, alla politica fascista della snazionalizzazione, all’aggressione nazifascista della Jugoslavia, all’occupazione militare italiana, alla persecuzione antifascista.

E’ necessario ribadire con forza verità e responsabilità sugli avvenimenti di quegli anni, fuori dall’ottica delle falsità prodotte dalla propaganda fascista e ora revisionista. Le foibe non rappresentano affatto il simbolo del genocidio della popolazione italiana, ma una comune rivolta contro gli aguzzini fascisti, nazisti, ustascia e collaborazionisti macchiatisi di ogni sorta di crimine. Le foibe non furono che l’espressione dell’odio popolare compresso in decenni di oppressione e di sfruttamento, che esplose con la caratteristica violenza delle insurrezioni di popolo.

Una guerra di popolo che seppe sviluppare, attraverso la lotta di Liberazione, il processo rivoluzionario che portò il 29 novembre 1945 alla proclamazione della Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia.

Una lotta di Liberazione contro la barbarie nazifascista e per la riappropriazione della libertà e dell’indipendenza nazionale. E l’esempio principale è dato proprio dalla lotta unitaria dei diversi popoli, dalla lotta unitaria delle diverse organizzazioni e formazioni partigiane, dall’aiuto generoso dato dalle popolazioni slave a migliaia di soldati italiani in rotta dopo l’8 settembre e braccati dai loro ex alleati tedeschi. Soldati italiani che erano invasori ma che devono la loro salvezza e la loro libertà al popolo jugoslavo e quanti, mettendo a repentaglio la loro stessa vita, li hanno sottratti alla vendetta nazista. Altro che genocidio contro gli italiani!!!

E’ nostro dovere impedire a chiunque di gettare fango sulla lotta di Liberazione e sui partigiani. Gli ideali e i valori della Resistenza e dell’antifascismo sono e devono rimanere un patrimonio indelebile della nostra storia, del nostro popolo e dell’intera umanità.

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