Chi sono i “neocolonialisti” in Africa?

Fonte: People’s Daily Online
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Il “Quotidiano del Popolo” risponde alle accuse che i media occidentali avanzano alla politica africana della Cina.

Negli anni più recenti, la Cina e i paesi africani hanno profuso intensi sforzi per stabilire una nuova partnership strategica basata sulla parità politica e sulla reciproca fiducia, sulla cooperazione economica e gli scambi culturali. Entrambe le parti hanno ottenuto risultati senza precedenti, attraverso una reciproca e fruttuosa cooperazione. Malgrado ciò, alcuni media occidentali hanno cercato di gettare discredito sulle relazioni cino-africane, propagandando una versione africana della “teoria della minaccia cinese”.

Tra l’altro, essi sostengono che la Cina starebbe tentando di imporre una sorta di neocolonialismo in Africa, con l’intento di saccheggiare le risorse del continente. E’ un tentativo di introdurre un cuneo tra la Cina e l’Africa. Tali affermazioni non hanno alcun fondamento storico e non riflettono la realtà. Il loro vero obiettivo è quello di impedire alle imprese cinesi di accedere al mercato africano e di salvaguardare gli interessi dei paesi occidentali in Africa.

E’ noto che, sfruttando l’Africa, le potenze coloniali occidentali hanno commesso numerosi crimini, compresa la schiavitù. Alla Conferenza di Berlino del 1885, le potenze europee si spartirono segretamente l’Africa e ridisegnarono la carta del continente, creando circa 50 colonie e protettorati. Con il controllo militare e commerciale, le potenze europee trasformarono gradualmente i paesi africani nei loro fornitori di materie prime e in mercati di sbocco. Ciò ha avuto conseguenze nella creazione di strutture abnormi in molti paesi, con un impatto di lungo termine nello sviluppo economico di queste nazioni.

Le potenze coloniali europee hanno anche introdotto nuove lingue ed esasperato i contrasti tribali in Africa, che hanno provocato conflitti etnici e dissidi religiosi, minando l’ordine sociale ed economico tradizionale. Il risultato è stato che i paesi africani si sono venuti a trovare in uno stato di povertà e arretratezza sin dal momento della loro indipendenza. Anche oggi, le attività di maggiore importanza per i paesi africani, come l’industria pesante e manifatturiera e l’estrazione mineraria, sono manipolate dalle corporazioni multinazionali occidentali. Fin dal 1840 anche la Cina ha dovuto subire l’aggressione coloniale, e ciò l’avvicina molto ai paesi africani. La Cina e l’Africa non sono mai entrate in conflitto. Al contrario, conservano una tradizione di amicizia e cooperazione.

I fatti contano più delle parole. Sono state le potenze occidentali a colonizzare brutalmente e a saccheggiare le risorse africane.

Dall’attacco dell’11 settembre, i paesi occidentali hanno riscritto le loro politiche nei confronti dell’Africa. Hanno iniziato ad attribuire maggiore importanza ai paesi africani, in ragione della consistenza delle loro ricchezze. La quota di petrolio africano importato dagli Stati Uniti è cresciuta del 16% e si prevede che aumenterà del 25 % a partire dal 2015. La Nigeria è il principale produttore africano di petrolio e il sesto esportatore mondiale. Il 95% della sua produzione giornaliera è sotto il controllo di compagnie petrolifere occidentali.

Allo scopo di massimizzare i profitti nelle aree petrolifere del Delta del Niger, le principali compagnie occidentali hanno ridotto al minimo le spese per la costruzione di infrastrutture. Le frequenti falle negli oleodotti hanno provocato la combustione spontanea delle perdite di petrolio. Grandi aree di terreni agricoli e foreste sono state ridotte in cenere. Il denso fumo ha generato un pesante inquinamento dell’aria, del suolo e dei fiumi. I residenti locali non possono addirittura bere acqua pulita. Lo sfruttamento di lunga data da parte delle compagnie occidentali ha provocato una ricorrente ondata di violenza nell’area. Dalla seconda metà dello scorso anno, la precaria situazione in questa regione è diventata la ragione principale della crescita dei prezzi del greggio nel mercato internazionale. Lo sfruttamento predatorio delle risorse africane da parte delle corporazioni transnazionali occidentali è un eloquente esempio del cosiddetto “colonialismo economico” dell’Africa, di cui i media occidentali pretendono di incolpare così enfaticamente la Cina.

Nei 50 anni passati da quando la Cina e le nazioni africane hanno stabilito relazioni diplomatiche, queste si sono svolte all’insegna della ricerca di uno sviluppo pacifico, della democratizzazione nei rapporti internazionali, e in coerenza con i principi del rispetto della sovranità, della pari dignità e del mutuo beneficio.

La Cina ha sempre fornito assistenza all’Africa senza imporre vincoli politici o esigenze particolari. La Cina ha sempre rispettato la sovranità delle nazioni africane. Ciò è stato accolto con favore dai paesi e dai popoli africani. Oggi, la ragione principale, che ha permesso alla Cina e ai paesi africani di diventare amici e partner sinceri, risiede nel fatto che essi conoscono bene le sofferenze che arreca il colonialismo e ritengono importante lottare contro di esso. La storia ha dimostrato che la politica della Cina in Africa differisce in modo marcato da quella dei colonialisti occidentali, del passato e del presente. Commentando le insinuazioni diffuse dai media occidentali, il premier cinese Wen Jiabao in visita in Africa ha affermato: “Nessuno può sostenere che la Cina stia praticando il neocolonialismo in Africa”.

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