11 settembre: chi copre e chi scopre

Giulietto Chiesa

Fonte: Megachip, da Galatea, ottobre


In tutto il mondo, a partire da Ground Zero, è stato appena celebrato il quinto anniversario dall'11 settembre. Data talmente fatidica che non è più nemmeno necessario appiccicare l'anno alla data. Resterà nella storia, in molti sensi, in tutti i sensi probabilmente. Sono già usciti almeno quindici film di grandi e piccoli autori, celebrazioni infinite della tragedia e, come sempre accade nelle grandi tragedie, degli eroismi di piccoli uomini che le fronteggiano. Da cinque anni tutti (quando dico tutti intendo dire l' immensa maggioranza degli abitanti dell'occidente) sanno che “è stato Osama bin Laden”. In italiano sono cinque parole, come quegli anni….

Ma, con ogni probabilità, questa versione è falsa. E, se lo si ammettesse, per un attimo, anche solo per prova - come i matematici fanno quando dimostrano teoremi difficili, e ricorrono ad un'ipotesi assurda, per poi ricavarne la verità, dimostrandone appunto l'assurdità – si scoprirebbe subito che tutto ciò che è accaduto da allora non sarebbe accaduto affatto. Cioè si scoprirebbe, con palmare evidenza, che è stato proprio l'11 settembre a provocarlo.

Allora la seconda domanda, quella che viene subito dopo, inesorabile, sarebbe la seguente: chi ha raccontato il falso? E dare questa risposta non sarebbe difficile, perché lo sappiamo. Non è stato Osama bin laden a dirci come sono andate le cose, anche perché nessuna delle sue apparizioni successive è stata dimostrata autentica, e le versioni che egli stesso, o la sua immagine, ci hanno fornito sono state incoerenti, difformi, strane, contradditorie, ambigue e reticenti. Senza tenere conto del fatto che nessuno lo ha mai più rivisto di persona a partire da quella data fatidica in cui avrebbe concertato, da una grotta afgana, l'operazione militare più colossale della storia moderna, cioè l'attacco, vittorioso, contro la maggiore potenza mondiale, condotto sul suo territorio, cosa anch'essa senza precedenti, salvo che per l'attacco giapponese contro Pearl Harbor, che “costrinse” il presidente Franklin Delano Roosevelt a entrare in guerra contro il Giappone, sebbene la maggioranza degli americani fosse ostile al coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto mondiale.

Ma Pearl Harbor era comunque qualche migliaio di miglia lontana dai confini statunitensi. E gli americani videro quell'evento solo dopo, quando arrivarono i filmati dei rari operatori dell'epoca, quando ancora non esisteva la televisione.

Invece l'11 di settembre tutta l'America, anzi tutto il mondo, videro in ripresa diretta, live come si usa dire, l'evento. Quelle immagini davvero sconvolgenti, in tutti i sensi, veicolarono le loro emozioni, simultaneamente, colpirono come un maglio gigantesco la mente di sterminate platee attonite di fronte all'impossibile. La spiegazione di quell'evento fu data subito, e s'infisse nella mente di tutti, come quei traumi che decidono per il resto della nostra vita i comportamenti, le reazioni, le scelte dei nostri amori e dei nostri odi, i nostri tic, le nostre preferenze alimentari.

E, dunque, chi ha raccontato la “versione che tutti conosciamo”? Non c'è dubbio che è stata l'Amministrazione degli Stati Uniti d'America e la commissione speciale d'inchiesta da essa costituita oltre due anni dopo la tragedia.

Se perciò noi procedessimo per assurdo, come quei matematici, una volta accertato che la versione ci è stata data dall'Amministrazione e che essa è falsa, dovremmo porci un'altra domanda: perché lo hanno fatto? Formulare una tale domanda equivale ad affacciarsi su un abisso di cui non si vede il fondo. E si capisce dunque, perfettamente che per molti, per “tutti”, finisce qui la dimostrazione “per assurdo”. Si chiude il libro e si spegne la luce, si cerca di dormire, si pensa ad altro. E, quando capita che qualcuno, insonne, voglia cercare di dimostrare il teorema per assurdo, cioè voglia scrutare in fondo a quell'abisso (anche perché intuisce che laggiù si trovano verità molto importanti che concernono la sua propria esistenza), ecco nascere immediatamente l'insofferenza, l'intolleranza che si prova verso i disturbatori della quiete.

Sfortunatamente per i dormienti, in questi anni i disturbatori della quiete si sono moltiplicati, a partire dagli stessi Stati Uniti. Sul web circolano centinaia di materiali, di prove, di indizi, di ricostruzioni, di documenti originali, di testimonianze, che ormai dimostrano – a mio avviso incontrovertibilmente – che la versione ufficiale è falsa, pur senza poter estrarre una ricostruzione completa e attendibile della verità.

Ma la logica matematica ci spiega che, anche se non è possibile sempre dimostrare la verità di un assunto vero (perché, come afferma il teorema di Godel, esistono al mondo più verità di quelle che sono effettivamente dimostrabili) è possibile dimostrare la falsità di un assunto falso. Che è il caso in questione, poiché nella versione ufficiale vi sono tali e tante falsità, incongruenze, aperte menzogne, mescolate a impressionanti omissioni, da rendere addirittura impossibile credervi.

Ma questa constatazione degl'insonni non ha potuto, in questi cinque anni, giungere all'attenzione dei dormienti, perché il grande sistema della informazione-comunicazione, la Grande Fabbrica dei Sogni e della Menzogna (GFSM) , ha impedito che ciò avvenisse. Perché?

Anche qui la risposta è complessa, ma si può riassumere in poche parole, per i dormienti che volessero ascoltarla: la GFSM lavora perché milioni e miliardi sappiano solo ed esclusivamente ciò che i potenti del mondo desiderano che essi sappiano. Ma questo è un altro assunto che andrebbe dimostrato con cura, e qui è impossibile farlo.

Torniamo dunque al vero e al falso, con un piccolo esperimento per il lettore. Tratto dalla stessa commissione d'inchiesta, ma mai giunto all'attenzione critica vigile di milioni di spettatori. Se prendiamo i quattro voli che si schiantarono la mattina dell'11 settembre e andiamo a verificare le liste dei passeggeri, scopriremo che la somma dei passeggeri di ognuno dei quattro voli, più i membri degli equipaggi, non corrisponde, in nessuno dei quattro aerei, alla somma delle vittime dichiarate ufficialmente. Scopriremo anche che in nessuna delle quattro liste di passeggeri, consegnate dalle due compagnie aeree (American Airlines e United Airlines) alla Commissione Ufficiale d'Inchiesta vi sono nomi arabi, cioè nomi dei presunti dirottatori.

Vediamo nel dettaglio: Volo AA11 (il primo, quello che colpirà la Torre Nord); numero delle vittime: 92; passeggeri più equipaggio: 86. Mancano sei persone dalla lista. I dirottatori (versione ufficiale, erano cinque, ma non appaiono sulla lista della compagnia aerea. Hanno fatto il check in? Se sì, perché non risultano? In ogni caso il conto non torna.

Volo UA175 (il secondo, colpirà la Torre Sud); vittime dichiarate: 65; passeggeri più equipaggio: 56. Mancano nove persone. I terroristi non figurano dalla lista del check-in e, sempre secondo la versione ufficiale, erano cinque. In ogni caso il conto non torna perché mancano quattro persone.

Volo AA 77 (il terzo, colpirà il Pentagono); vittime dichiarate 64; equipaggio più passeggeri: 56. Mancano otto persone alla lista. I terroristi (secondo la versione ufficiale) erano cinque, anche loro assenti dalla lista del check-in. Ma il conto non torna comunque perché mancano tre persone.

Volo UA 93 (il quarto, ufficialmente precipitato in Pennsylvania); vittime dichiarate 45; passeggeri più equipaggio: 33 mancano 12 persone alla lista. I terroristi dovevano essere quattro, ma anche in questo caso non figurano al check-in . Dove sono le otto vittime mancanti?

Ecco - piccolo dettaglio - sono passati cinque anni e ancora non ci hanno spiegato dove sono finite 16 persone che figurano da una parte e non figurano dall'altra. Ammettiamo la distrazione, dovuta all'emozione del momento. Ammettiamo che il numero delle vittime sia stato dato per errore. Ma la Commissione d'Inchiesta aveva tutto il tempo per verificare l'errore e correggerlo. O almeno indicare che l'errore era stato fatto, e spiegarlo. Leggi e rileggi le pagine del volume e non trovi niente. Non se ne sono accorti?

E come mai gli arabi non figurano mai ai check-in? E' normale che, in tutti e quattro i voli, il check-in sia stato clamorosamente irregolare? Proprio in quei voli? E, non essendoci i nomi dei dirottatori, chi e come è riuscito a darci la lista completa dei dirottatori, aereo per aereo? Da dove la CIA e l'FBI hanno scoperto, per esempio, che sul volo UA 93, c'erano Saeed Alghamdi, Ahmed Ibrahim A. Al Haznawi, Ahmed Alnani, Ziad Samir Jarrah? E, si tenga conto, ce lo ha detto poche ore dopo l'attentato, non mesi dopo, ma subito.

Si potrebbe continuare per ore, con altre domande del genere. Tutte senza risposta. Bisogna scomodare Godel e il suo contrario per uscirne senza vertigini, chiudere il libro e spegnere la luce.

Invece, chi prova a dire queste cose, magari in tv, come è accaduto a chi scrive, nel corso di due trasmissioni di Matrix sfuggite al “rumore di fondo” della GFSM, viene bollato da Mario Pirani, su Repubblica, con l'epiteto di “tele-monatto”.

Poi esce fuori “Diario” di Deaglio, che dice che noi siamo complottatori e che è “tutta una boiata pazzesca”. E, dietro di lui, in fila indiana, a lodarlo, il Corriere e Repubblica.

Buona notte.

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