La diplomazia sporca di Frattini
ed i bambini della Palestina

Giancarlo Chetoni

Fonte: byebyeunclesam
2 febbraio 2010


Sappiamo per certo che nella sesta tappa della trasferta africana il ministro degli Esteri Frattini ha promesso al Cairo al suo omologo Abul Gheit un ragguardevole ma non ancora precisato contributo dell’Italia per allungare l’estensione del muro d’acciaio che Mubarak sta facendo costruire sul confine della Striscia di Gaza, con l’assistenza finanziaria del Dipartimento di Stato e di ingegneri USA.

Un progetto che prevede la messa in opera di una condotta d’acqua parallela con prelievo dal mare prospiciente la costa mediterranea per allagare, con conseguenti frane, eventuali gallerie che dovessero essere scavate a profondità superiori allo sbarramento in putrelle di acciaio (spessorato), destinate ad essere inserite nel terreno fino a una profondità di 30 metri. Con l’espressione da parte italiana di un particolare ringraziamento per “l’azione intrapresa dal governo egiziano contro l’organizzazione terrorista di Hamas“, accusata per l’occasione da Frattini di usare gli attraversamenti sotterranei per contrabbandare armi leggere e pesanti dal Sinai con la complicità di Sudan, Eritrea ed Iran.

Un contrabbando – avrebbe sottolineato il titolare della Farnesina – suscettibile di incrinare i rapporti del Cairo con Gerusalemme sulla frontiera tra i due Stati ed attentare alla sicurezza di Israele.

Frattini avrebbe parlato con Abul Gheit anche della minaccia del governo Netanyahu, fatta trapelare dai quotidiani israeliani, di occupare militarmente un fascia di 1 km di territorio egiziano in corrispondenza del valico di Rafah per “stroncare l’approvvigionamento illegale di armi offensive, in particolare di razzi con una gittata superiore ai 30 km“.

Nell’agenda di Frattini anche l’invito al ministro degli Esteri Abul Gheit ad incrementare le pressioni su Hamas per la liberazione del soldato Shalit, uno scambio di opinioni sulla possibilità di rafforzare la presenza navale del Cairo in prossimità del Golfo di Aqaba e nello Stretto di Bab el-Mendeb, la possibile partecipazione di un contingente militare egiziano all’AMISOM (ormai asserragliata a Villa Italia) a Mogadiscio.

Altro argomento dei colloqui è stata la stabilità interna del regime egiziano minacciato, si è sostenuto concordemente, dall’insediamento nel Paese del Nilo di nuclei terroristi di Al Qaeda che potrebbero agire in collaborazione con i Fratelli Musulmani per avversare il passaggio della consegna dei poteri tra l’attuale presidente Mubarak ed il figlio Gamal, un ricchissimo uomo d’affari con le mani in pasta in banche, appalti e concessioni di Stato, al momento di un grave impedimento o della morte della “vacca che ride“.

Un azzeccatissimo nomignolo affibbiato dagli egiziani al Rais, che la dice lunga sulla popolarità del padre-padrone dell’ Egitto con le mani lorde di sangue.

Il 4 maggio 2009, Hosni Mubarak ha festeggiato il suo 80° compleanno in una clinica di cura negli Stati Uniti e nel 2011, quando ci saranno le nuove “elezioni presidenziali“, ne avrà 83 dopo aver “acquisito“ con un’altra elezione farsa il 5° mandato nel settembre 2005 ed essere ininterrottamente al potere dal 1981, reduce da una guarigione causata da ferite multiple da arma da fuoco il 6 ottobre 1981, per essere stato a fianco come capo di Stato maggiore dell’aeronautica al pagliaccio Sadat, colpito a morte dalle raffiche di AK-47 di Khalid al-Islambuli.

Tre in meno dell’invadente ed ormai schieratissimo (con le guerre di USA, Israele e NATO) presidente della Repubblica delle Banane Giorgio Napolitano, meglio conosciuto come “O’ Sicco“.

Anche se le agenzie di stampa, i quotidiani e le tv glissano sul “problemino”, Mubarak tiene in galera da 29 anni un numero variabile ma enorme di avversari politici appartenenti per lo più alla Lega dei Fratelli Musulmani, che godono di un larghissimo consenso politico e sociale in un Paese ormai ridotto alla fame e dilaniato da una ciclopica corruzione.

Un Paese scosso da ricorrenti manifestazioni popolari e sindacali represse, ogni volta nel sangue dalle forze speciali antisommossa. La sola “rivolta del pane” del 21 marzo 2008 ha lasciato sul terreno nell’intero Egitto centinaia e centinaia di morti e migliaia di feriti. Sui promotori delle manifestazioni si è scatenata una brutale e protratta repressione giudiziaria, anche con condanne all’ergastolo od alla pena di morte.

Eppure… quando arriva in Italia Mubarak è sempre un ospite graditissimo sia a Palazzo Chigi che al Quirinale.

Le istituzioni dell’Italietta sanno fare fuoco e fiamme per i “domiciliari“ di San Suu Kyi in Myanmar ma non muovono foglia per Abu Omar sottoposto a carcere duro e torture in Egitto.

Anzi fanno di più e di ben peggio per coprire la faccenduola.

Ricorrono al segreto di Stato prima con l’Ulivo-PD di Prodi e poi con il PdL di Berlusconi.

Per la “vacca che ride“ tappeti rossi e guanti bianchi. Per la sofferenza che si legge negli occhi od il dolore che esce dalle labbra di un solo bambino palestinese denutrito, malato od amputato da sostenere, curare o riabilitare al Mayer di Firenze od al Gaslini di Genova, c’è ormai da anni una gelida, raccapricciante indifferenza sia della “politica” che delle “istituzioni”. Un’Italia alla bancarotta etica, sociale ed economica, sempre più vicina al baratro dell’irrilevanza, della marginalità.

Una rimozione suggerita dalla vigliaccheria che un gesto di solidarietà, di genuina umanità, possa essere interpretato da “Israele“ come “iniziativa non gradita“? O cos’altro di inconfessabile?

I bambini di Haiti, e ne siamo felici, avranno un piano di vasta tutela della Protezione Civile di Bertolaso; quelli di Gaza terremotati, travolti dalle bombe degli F-15 e degli F-16 non potranno usufruire, in eguale stato di urgente necessità, di una sola ospedalizzazione disposta da Palazzo Grazioli. Pur destinando 2.800 milioni di dollari all’anno al Cairo in aiuti finanziari ed economici e 1.400 in un assistenza militare “drogata“ finalizzata a mantenere inalterata la schiacciante superiorità di Gerusalemme sul Cairo (stampare carta moneta costa poco o nulla), gli Stati Uniti non riescono a ridurre il rischio di un passaggio traumatico dell’Egitto nel fronte delle Nazioni autenticamente Libere.

Sia Washington che Bruxelles considerano Mubarak un alleato indispensabile in Medio Oriente per mantenere intatta la sicurezza di “Israele“ sul fronte del Sinai e Frattini fa quello che può per tenere in piedi la precarissima stabilità della baracca del Rais.

Stando a quanto esce dalla Farnesina, il (nostro) ministro degli Esteri avrebbe assicurato che in caso di disordini su ampia scala in Egitto, fomentati da organizzazioni interne ostili al governo del Cairo, l’Italia si attiverà anche a livello mediatico, europeo ed ONU per contribuire al ristabilimento della “sicurezza internazionale“.

Egitto ed Italia sono inoltre completamente d’accordo nel valutare preoccupante il “change“ avvenuto nella struttura di comando dei Fratelli Musulmani, che è passata il 25 gennaio dall’“attendista“ Muhammed Mahdi Akef all’“estremista“ Muhammed Badee.

Un nuovo Capo Supremo totalmente sganciato da qualsiasi condizionamento politico sul piano interno egiziano ed in aperta rotta di collisione con l’Occidente.

A quanto pare, Frattini avrebbe promesso ad Abul Gheit di adoperarsi a Bruxelles per diminuire l’importo dei finanziamenti che l’Unione Europea destina alla popolazione della Striscia di Gaza con finalità “umanitarie“, a facilitare in ogni modo possibile un canale diplomatico per il rilascio del soldato Shalit integrando, se necessario, la trattativa portata avanti dalla Germania e dall’Egitto, chiudendo naturalmente un occhio sui 18.500 detenuti palestinesi, dai 14 ai 75 anni, reclusi in condizioni di carcere duro nelle galere dell’“unica democrazia realizzata del Medio Oriente”, come ci ha anticipato e fatto sapere Berlusconi prima di volare a Gerusalemme per una “visita storica“.

Il blocco delle forniture di gasolio per la centrale di Gaza che fornisce elettricità al 70% di 1.5 milioni di abitanti è ormai esecutivo e, a quanto sembra, irreversibile. Un nuovo embargo dopo quello alimentare, di materiale sanitario ed edile finalizzato a scatenare il malcontento tra la popolazione e l’implosione organizzativa, politica e militare di Hamas legittimata al governo da elezioni apparse agli osservatori internazionali libere e del tutto trasparenti.

Intesa di Frattini con Gheit anche per la continuazione della gestione dei fondi dell’Unione Europea ad “Israele“ che li taglieggia senza controllo e impone arbitrariamente tempi biblici per convogliarli a destinazione attraverso i valichi di frontiera, stabilendo arbitrariamente cosa del necessario e dell’indispensabile debba essere trasferito o no al martoriato lembo di terra di Gaza.

Libri, quaderni, cd, materiale da cancelleria e didattico per gli alunni di scuole elementari e medie palestinesi sono soggetti ad embargo totale dalle autorità sioniste con la motivazione, accettata dall’Unione Europea, che possa servire ad Hamas per… costruire campagne di odio contro Gerusalemme. Per capire la portata dei crimini contro l’umanità attuati da “Israele“ contro la popolazione della Striscia di Gaza e nella Cisgiordania Occupata è sufficiente consultare, giorno per giorno, ora per ora infopal.

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