A proposito di onorificenze agli "infoibati"...

... uno dei "premiati" è Vincenzo Serrentino, con queste motivazioni:

Ultimo prefetto di Zara italiana, recatosi a Trieste per continuare ad espletare la sua attività istituzionale di Capo della provincia, venne ivi arrestato il 5 maggio 1945 dai partigiani titini. Fu poi deportato ed imprigionato in varie carceri della Croazia. Fu condannato a morte per fucilazione a Sebenico (Dalmazia) il 15 maggio 1947.

Nel sito Crimini di guerra www.criminidiguerra.it/TribunaleStraDalm.html troviamo il seguente testo in proposito.

Il Tribunale Straordinario della Dalmazia

Venne istituito con ordinanza n. 34 dell'11 ottobre 1941 dal Governatore Giuseppe Bastianini

Era composto da tre militari:

Generale  MAGALDI Gherardo (presidente)
Ten.Col.  SORRENTINO Vincenzo
Ten.Col.  CARUSO Pietro.
Il sottotenente Centonze Francesco era il pubblico ministero.

Questo tribunale doveva essere mobile, ovvero di spostarsi nei vari luoghi dove occorreva processare dei sospetti ribelli, in modo da svolgere i procedimenti giudiziari ed emettere le sentenze in tempi brevissimi. Un precedente lo si può trovare nel corso della campagna di riconquista della Cirenaica una decina di anni prima. Lo stesso gen. Graziani ricordava come "la Giustizia scende dal cielo", quando atterrava l'aereo che trasportava il tribunale volante pronto a giudicare sommariamente i cittadini libici colpevoli di non accettare l'occupazione italiana.

Venne accusato dalla Commissione di Stato jugoslava di avere emesso numerose condanne a morte e all'ergastolo, senza prove oggettive a carico degli imputati.

Conferme a queste accuse erano arrivate anche da parte italiana; il Procuratore militare in Dalmazia, ten. generale della Giustizia Militare Umberto Maranghini, in una sua relazione (acquisita dalla Commissione d'inchiesta per i presunti criminali di guerra), definisce questo tribunale come arbitrario sia nella legittimità formale sia nel funzionamento e sostiene che la difesa dell'imputato vi era facoltativa: ”Esso girava per la Dalmazia, e dove si fermava le poche ore strettamente indispensabili per un frettoloso giudizio, pronunciava sentenze di morte; e queste erano senz'altro eseguite. Il suo presidente pare fremes se d'impazienza per aver gente da giudicare ("Prefetto, non avete da mandarmene altri?" aveva telefonato un giorno, sedendo a Spalato, a quel Prefetto, che mi riferì il truce aneddoto) né sembra ne avesse mai abbastanza (a Cattaro, a un Colonnello, che credo comandasse quel presidio, fece una partaccia, perché gl'imputati erano soltanto sei e, mi diceva questo colonnello, ancora stupefatto, il presidente gli aveva gridato che lui, per meno di dieci uomini non si muoveva; e non vorrei essere inesatto specificando che, come pur mi sembra, non alludesse a dieci imputati, ma a dieci fucilazioni)”.

Questo tribunale non venne mai abolito, ma di fatto sostituito nelle sue attività dal Tribunale Speciale della Dalmazia.

I suoi membri compaiono come deferiti negli elenchi della Commissione d'inchiesta per i presunti criminali di guerra istituita presso il Ministero della Guerra italiano, ovvero avrebbero dovuto essere sottoposti a giudizio da parte della Magistratura militare italiana.

Questo processo per crimini di guerra non ebbe mai inizio.

Documenti:

- VJESNIK, Notiziario del Fronte Popolare Croato, Zagabria, 13 marzo 1946.
- Stralcio della relazione della Commissione Croata per l'accertamento dei crimini dell'occupatore e dei suoi satelliti.
- Stralcio della relazione sull'attività svolta dal Procuratore Militare (italiano) in Dalmazia.

Pietro Caruso dopo questa esperienza fu nominato questore di Roma agli inizi del ‘44, dopo essere stato questore a Verona. In precedenza era stato comandante della Milizia Portuaria di Trieste ed aveva diretto il rastrellamento dell’oro per conto dell’allora Prefetto Tamburini, che era stato tanto soddisfatto del suo lavoro da segnalarlo, quando divenne Capo della Polizia della RSI dopo l’8 settembre, quale persona degna di fiducia a Mussolini. Caruso fu perciò incaricato di procedere, a Roma al rastrellamento dell’oro bloccato con d.l. 3/9/41, operazione che condusse tra settembre e dicembre 1943. Nelle operazioni di polizia egli approfittò spesso dei servizi della famigerata “banda Koch”, squadra che, stando a quanto sostenuto da lui stesso, sarebbe dipesa direttamente dal Ministero dell’Interno più che non dalla Questura e diretta dall’ex ufficiale dei granatieri Pietro Koch che fu fucilato come criminale di guerra dopo essere stato processato dall’Alta Corte di Giustizia a Roma. Anche Caruso fu condannato a morte (in Italia).

Un tanto per la conoscenza storica, alla quale tanto tiene il nostro Presidente. Saluti resistenti

Claudia Cernigoi


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