Imbroglio e ancora imbroglio

Il finto digrignar di denti del ministro degli esteri D'Alema di fronte all'ambasciatore USA per la lamentata ingerenza dei sei ambasciatori negli affari italiani avrebbe dovuto comportare, almeno per far finta di non esser finto, una sospensione temporale della decisione del governo sulla base di Vicenza: in attesa delle doverose scuse. Invece di queste, l'ambasciatore, come lo stesso Dipartimento di Stato, hanno riaffermato il diritto USA a tenere quei comportamenti. Ma la cosiddetta sinistra radicale si contenta del digrignar dei denti.

E procede di cedimento in cedimento. No alla partecipazione di ministri, poi no a quella di sottosegretari. E per i dirigenti di partito? Staremo a vedere. Certo, se vi saranno, manifesteranno contro le direttive che daranno ai propri parlamentari quando chiamati al voto o comunque contro l'acquiescenza alla decisione governativa.

Tutto in nome della asserita insostituibilità del presente governo e della sua maggioranza. E per evitare la trappola di farsi escludere da questa. Ma non si tiene presente che la tenaglia è duplice: dall'altro lato vi è la pressione perché la cosiddetta sinistra radicale ceda sempre, accetti tutto, e quindi si autodistrugga presso il proprio elettorato.

Le condizioni che costoro pongono ai moderati del governo sull'Afghanistan sono ridicole. Sostituzione di un impegno civile a quello militare, conferenza di pace, questione dell'oppio afgano. E' chiaro che tutto ciò, fra l'altro, porrebbe problemi di sicurezza e quindi di maggiore impegno militare. Ma, al di là di questo, il punto centrale dell'imbroglio, che tale è e tale resta, consiste nell'iscriversi tutto nella logica di un'occupazione, contro la quale si ha una resistenza afgana assolutamente legittima in nome dell'autodeterminazione e dell'indipendenza, assolutamente legittima anche nei confronti di un'illegittima azione targata, almeno in parte, ONU. Il carattere quisling del “governo” Karzai è incontestabile e insuperabile. Siamo quindi, con le tre condizioni, al gioco di parole, per non dire schiettamente alla truffa.

Aldo Bernardini
15 febbraio 2007


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