Batture ... napolitane

I detti memorabili dalle alte sfere cominciano ad essere numerosi.

Sui fatti di Ungheria del 1956 aveva ragione Nenni e torto completo chi sceglieva il proprio lato della barricata (e qui converge il memorabile detto di un alto scranno della Camera dei deputati, per cui “i vinti di ieri sono i vincitori di oggi”). Su questi detti dovremo tornare con più calma, notando per ora semplicemente che è stato un vero peccato, soprattutto per i lavoratori dei paesi socialisti orientali, ma anche per i nostri, che la NATO si sia estesa all’Est solo dopo più di altri trenta anni.

Ancora: su certe questioni di diritti civili (PACS, ecc.), per le quali personalmente non abbiamo una particolare inclinazione, la memorabile affermazione è che occorra trovare una sintesi con la Chiesa cattolica. E tutti a richiamare l’art. 7 della Costituzione, voluto anche da Togliatti. Ma quell’articolo, pur discutibile e problematico, sancisce l’indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa “ciascuno nel proprio ordine”. Il potere legislativo sulle cose umane è solo dello Stato, non vi può essere mezzadria con la Chiesa di Roma.

Particolarmente stupefacente l’equiparazione dell’antisionismo all’ antisemitismo. Va anzitutto notato l’abuso, certo ormai diventato uso corrente, della parola “antisemitismo”, dato che secondo la tradizione biblica anche gli arabi sono semiti. A parte ciò, il nucleo fondante dell’ideologia del sionismo è “una terra senza popolo per un popolo senza terra”. Quindi, la Palestina secondo tale ideologia sarebbe stata una terra deserta, a disposizione del popolo ebraico. Ciò lascia immaginare quale considerazione si avesse dei palestinesi, che infatti sono soggetti ad una vera pulizia etnica e per qualche verso, almeno potenzialmente, al genocidio.

Sostenere che il sionismo è la base fondante dello Stato di Israele equivale con assoluta chiarezza ad affermare la necessità inevitabile del rifiuto di tale Stato. Non si tratta infatti di un’entità storicamente già presente nella regione medio-orientale con le sue caratteristiche e la sua cultura, la sua religione e così via, bensì di un corpo inserito forzosamente dopo la seconda guerra mondiale, con la giustificazione che sarebbe stata fornita dalla tragedia ebraica, la Shoa. Ma il popolo palestinese che responsabilità ha avuto nella tragedia? Forse è stato più sincero il destrorso ex premier spagnolo Aznar, che in un articolo sul nostro “Messaggero” ha confessato che l’esistenza di Israele è necessaria all’ Occidente come sua propaggine nel Medio Oriente. Cioè, una nuova impresa coloniale, proprio quando il colonialismo appariva superato nel resto del mondo. Ma se antisionismo è uguale ad antisemitismo (cioè, antiebraismo), che dire dei numerosissimi ebrei che sono decisamente antisionisti? Ah, le meravigliose virtù del pensiero unico, che fornisce occasione alle preziose battute “napolitane” che abbiamo spigolato!

Aldo Bernardini
31 gennaio 2007

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