Alcune organizzazioni comuniste hanno partecipato alla campagna di boicottaggio delle elezioni per il parlamento dell'Europa imperialista, in sintonia con il sentimento di decine di milioni di cittadini e di cittadine europei che si sono resi conto che la farsa elettorale serve ai governi per raggiungere l'obiettivo di una maggiore capacità di penetrazione del capitalismo continentale sui mercati mondiali e di maggiore coordinamento militare. Tutto ciò non ha nulla a che fare con gli interessi dei lavoratori e della maggioranza dei cittadini europei.
Anche la popolazione di paesi come il Potogallo e la Repubblica Ceca si sono astenute in massa. In Portogallo il 65% dei potenziali elettori ha disertato le urne e il 7,5% ha annullato la scheda. Nella Repubblica Ceca l'82% degli elettori non ha votato. In tutta l'Europa le astensioni hanno superato il 50%.
In Italia i votanti sono diminuiti dell'8% rispetto alle precedenti elezioni europee, superando di poco il 50%. Tutto ciò è avvenuto purtroppo in assenza di una indicazione chiara di quelle che si definiscono organizzazioni comuniste, le quali hanno preferito continuare a seguire la linea del cretinismo parlamentaristico vantando successi laddove la maggioranza della popolazione si sente estranea alla UE.
A nostro parere, continuare a dare credito ad un parlamento europeo privo di effettivi poteri e col ruolo di copertura delle lobby economico-imperialiste vuol dire, aldilà dei discorsi, rafforzarne la credibilità. Tutto questo in un momento in cui si è aperta una fase di disgregazione dell'UE dentro cui i comunisti debbono svolgere un ruolo rivoluzionario.
In assenza di una capacità di chiarezza e di impegno dei comunisti, chi trarrà vantaggio dalla nuova fase saranno i movimenti antieuropeisti della destra, di cui la Francia e la stessa Grecia sono il segno, con Le Pen e Alba dorata, oppure le forze neosocialdemocratiche e riformiste che tendono a socializzare gli effetti della crisi illudendo i popoli che l'Europa di Bruxelles si possa modificare.
Al contrario, è compito e dovere dei comunisti europei impegnarsi perchè dalla crisi di questa costruzione europea a servizio della finanza, del grande capitale e dell'imperialismo occidentale, e attraverso un processo rivoluzionario di massa, si esca
dalle alternative poste dalle destre nazionaliste o dalla neosocialdemocrazia di cui Tsipras e consimili sono espressione.
Noi del Movimento per la Pace e il Socialismo italiano ci auguriamo che dopo l'esperienza delle elezioni del 25 maggio si apra una fase di riflessione collettiva tra i comunisti europei e si possa uscire dalla logica della vuota retorica e dell'elettoralismo. Su questo siamo disponibili a un confronto tra comunisti che condividono questa nostra posizione.
Movimento per la Pace e il Socialismo
Italia