8 Novembre 2016: e se fosse US-EXIT?

In previsione delle elezioni americane dell'8 novembre pubblichiano un contributo del compagno Luigi Ambrosi che mette lucidamente in evidenza il significato di rottura che la candidatura di Trump rappresenta negli Stati Uniti, anche se il personaggio è ancora da scoprire. Quello che è certo è che la sua eventuale vittoria porterà a mutamenti non indifferenti alla strategia americana. K(h)illary sappiamo già che cosa rappresenta.


L'US-exit potrebbe seguire la Brexit. La protesta popolare degli statunitensi, che ha dovuto ricorrere al candidato Trump e lanciarlo come una bottiglia molotov nel cuore della governance americana, ha fatto centro. Hanno detto BASTA quasi 100 milioni di americani fuori dal mercato del lavoro, 55 milioni ricorrenti ai Food Stamps mensili, almeno due generazioni di giovani a cui è stata tolta la certezza del futuro, milioni di giovani studenti insostenibilmente indebitati per proseguire gli studi, milioni di ex-lavoratori che hanno perso il posto con la de-localizzazione, milioni e milioni di salariati al limite della sussistenza a fronte di una ricchezza che si accentra sempre più in poche mani, decine di migliaia di senzatetto che assediano le città con le loro tendopoli, e milioni di americani preoccupati delle intenzioni guerrafondaie di Wall Street e dell'alleanza Democratici/Neocons.

Ora Wall Street trema, vacilla e con essa le Corporations, i Media, e tutti i loro rappresentanti lobbysti Repubblicani o Democratici e quel 1-10% che si è arricchito in questi decenni a spese del resto della popolazione. Trema anche il governo ombra americano che soprassiede ai governi USA.

I progetti di arrogante espansione imperiale con le guerre e le destabilizzazioni trovano un punto d'arresto. Sono stati sconfitti la Clinton, Bush, Mc Cain, Paul Wolwofitz, l'apparato e l'industria militare e tutta la canea guerrafondaia di Washington. Non è bastato al diavolo capitalista portare ai più alti livelli l'arte del travestimento: da donna, da minoranza etnica, da dirittoumanista; il suo volto, le sue intenzioni e i suoi precedenti risultavano palpabili: profitto per pochi, miseria e guerra per tutti gli altri.

E' uno STOP alla globalizzazione ed a decenni di liberismo sfrenato: una pausa di riflessione che le società occidentali chiedono e necessitano dopo trent'anni di devastazione e peggioramento delle condizioni di vita e lavoro. E' la logica dei bisogni del popolo che si ripresenta a contrastare la logica del profitto.

E' un voto di protesta popolare che ha dovuto ricorrere ad un candidato discutibile a causa dell'ennesimo tradimento della socialdemocrazia occidentale e della sua totale cooptazione agli interessi del capitale.

E' uno STOP all'unilateralismo ed eccezionalismo americano verso i popoli della terra: ora dovrà essere riconosciuta la realtà multipolare, la presenza degli altri popoli nella governance mondiale, con rispetto delle sovranità di ogni Stato. I popoli del mondo hanno per ora evitato il peggio, gli avversari più pericolosi e più mortiferi. Sfuma nell'immediato anche il pericolo di un confronto nucleare.

Milioni di americani, insieme a gran parte del mondo, sanno ormai che il governo degli Stati Uniti ha massacrato milioni di abitanti in sette Stati sulla base di menzogne, rovinando non solo i Paesi e le vite di milioni di persone, ma sprecando migliaia di miliardi di dollari americani necessari per il benessere degli americani stessi. Saddam Hussein non aveva armi di distruzione di massa. Assad non ha utilizzato armi chimiche. Gheddafi era innocente di tutte le accuse assurde che Washington ha utilizzato per distruggere la Libia. La Russia non ha invaso l'Ucraina. I talebani non avevano nulla a che fare con il 9/11.

E' un pugno nello stomaco e alla credibilità dell'intero apparato mediatico americano e occidentalista, pesantemente schierato a sostegno della candidatura Clinton con bugie ed omissioni senza precedenti.

Non interessa per ora sapere cosa farà Trump, basta accontentarsi di sapere cosa nonon potrà fare la Clinton, i Neocons, Wall Street. Godiamoci questo trauma storico della elite americana, o, come ha detto il regista Michael Moore, il più grande vaffan.... della US storia.

Se non sarà così, sarà perchè Wall Street ha truccato le elezioni.

Luigi Ambrosi
29 ottobre 2016