Vigilia del 9 maggio a Mosca

Si avvicina il 9 maggio ed a Mosca si celebra il 60° anniversario della vittoriosa guerra patriottica. E' prevista una parata militare, come ai tempi dell'Urss, con la presenza di 53 capi di stato, compresi Bush e Berlusconi, costretti dalle circostanze delle loro relazioni con la Russia ad andare. Ma non è sulla presenza dei capi di stato che si vuole discutere, quanto su alcune prese di posizioni dei medesimi in occasione dell'importante avvenimento.

1) Cominciamo con quanto detto da Putin sulla più grande tragedia del XX secolo, la dissoluzione dell'Urss, sull'attuale condizione drammatica dei russi nei paesi ex-sovietici, sul ruolo importante avuto dall'Armata Rossa nella liberazione dell'Europa dall'occupazione nazista, nonché sulle responsabilità di America ed Inghilterra nella divisione della Germania. Stalin, come è noto, durante la conferenza di Potsdam non voleva la divisione della Germania, voleva soltanto la sua neutralità. Questo Putin, anche se direttamente non fa il nome di Stalin e parla in generale dei dirigenti sovietici, lo dice a chiare lettere in un'intervista congiunta con il cancelliere Schroeder ad un giornale tedesco di larga diffusione. E' un omaggio alla verità dimenticata dai mass media o da chi è impegnato nel revisionismo storico per ingannare le nuove generazioni. L'America e l'Inghilterra volevano la Germania divisa perché la volevano integrare nella loro strategia economica e militare e puntarla contro l'Urss, come è stato fatto poi con il piano Marshall e con la Nato. Schroeder, a sua volta, dice che l'8 maggio si deve considerare come il giorno della liberazione del popolo tedesco dalla dittatura nazista.

2) Bush presenzierà a Mosca alle celebrazioni, ma prima si appresta a visitare i paesi baltici (i cui dirigenti non partecipano alle celebrazioni, perché a loro dire "sono caduti in una nuova dittatura"), ed in un'intervista ad una rete televisiva baltica accusa la Bielorussia di essere "l'unico paese europeo sotto dittatura", sol perché il presidente Lukashenko viene eletto con una stragrande maggioranza e non rinnega la storia e i simboli dell'Unione Sovietica e non procede alla selvaggia privatizzazione del capitale pubblico, come fece Eltzin, mentre il candidato dell'opposizione prende pochi voti, perché nessuno lo segue, anche quando indice manifestazioni di protesta. Mille persone nella capitale Minsk non fanno certamente una manifestazione di massa, a differenza di quanto avvenuto alla fine degli anni '80 nelle altre capitali dell'est europeo, quando le manifestazioni di fatto reazionarie (anche se la volontà dei singoli partecipanti era variegata e non certamente tutta finalizzata a quello che poi è effettivamente accaduto!) erano purtroppo di massa. Conclusione: Lukashenko ha il consenso del suo popolo e gli americani non lo accettano e vorrebberlo eliminarlo.

3) In Russia, in occasione del 60° anniversario, saranno inaugurati monumenti dedicati a Stalin ed ai leader della coalizione antinazifascista. Non sappiamo cosa dirà Putin nel discorso che terrà l'8 o il 9 (fra qualche giorno lo commenteremo), ma una cosa è certa: non si può glorificare l'Armata Rossa e disconoscere il peso del suo comandante, Josif Dgiugasvili detto Stalin, nella guerra patriottica, non solo per i destini della Russia e dell'Urss, ma del mondo intero. Piaccia o non piaccia, cosi è. Sarebbe come esaltare l'unità d'Italia e disconoscere il ruolo principale di Garibaldi.

7 maggio 2005

G. A.


Ritorna alla prima pagina