Chi è il vero razzista?

Alcenero

8 febbraio 2008
Fonte: Comedonchisciotte
Link: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4268

Scrivo di getto queste righe come riflessione spontanea e immediata alla notizia dell’oscuramento di un blog, accusato di avere diffuso "liste di proscrizione" contro insegnanti universitari ebrei. Voglio dire subito che scrivo perché temo che la gran cagnara che si sta facendo sui media nazionali sia in parte, artificiosamente, collegata alle ultime polemiche riguardanti la Fiera del Libro di Torino di cui si è avuto modo di parlare anche su questo sito [Il sito www.donchisciotte.org, NdR]. I miei sospetti sono in parte dovuti al fatto che il sito di Repubblica stamattina faceva in prima pagina un’associazione esplicita tra le due questioni.

Per vedere chiaramente la questione bisogna chiarire il significato dei due termini di "antisemitismo" e "antisionismo". E’ evidente a chiunque che stilare una lista di persone in modo da discriminarle in base ad una loro appartenenza etnica è, banalmente, razzismo. E’ evidente perché, per sua stessa definizione, il razzismo consiste nel discriminare persone in base alla loro origine, appartenenza etnica e/o religiosa, indicandole come diverse o inferiori. Temo però che la specifica questione di cui stiamo parlando possa essere più complessa.

Quando stamattina ho letto la notizia sono, con fatica, riuscito ad aprire il blog in questione: ho visto che si autodefiniva antinazista e antisionista e che sosteneva la soluzione di un "unico stato per due popoli" in Palestina-Israele. Vedo poi, ora, l’immagine messa sul sito di Repubblica della lista di docenti definita "black list" o "lista di proscrizione". Si vede subito che la realtà è più complessa delle accuse di razzismo mosse all’unanimità da stampa e politica. La lista è, infatti, l’elenco dei nomi dei firmatari di una petizione contro il boicottaggio accademico di Israele proposto da università inglesi (che sembra avere un discreto successo). E’ vero che, da quel poco che si riesce a leggere, il sito ‘incriminato’ risulta ambiguo, nel senso che, a prima vista, sembra davvero additare tali professori perché ebrei, o sembrerebbe quanto meno che il loro essere ebrei sia una qualche sorta di aggravante. Ciò, come detto, sarebbe razzismo. Se però l’intento del creatore di quelle pagine fosse stato, come pure sembrerebbe, solo di indicare i nomi di coloro che sostengono le politiche di Israele e l’ideologia sionista?

In tal caso sarebbe stato "antisionismo" e non certo "antisemitismo". Sarebbe reato se tale sito invitasse a compiere atti di violenza contro tali persone, sarebbe "istigazione a delinquere", suppongo, anziché "istigazione all’odio razziale". Ma se l’intento invece fosse stato solo di dire "queste persone sono filo-sioniste"? Sarebbe come dire che Giuliano Ferrara o Furio Colombo sono filo-sionisti, cosa che è vera e di cui, a quanto pare, i suddetti si vantano. Bene, c’è chi, come il sottoscritto e tanti altri più importanti di me[1], ritiene che essere "antisionisti" sia essere profondamente "antirazzisti", perché consiste nell’essere contro una forma di razzismo e discriminazione (data dal tentativo di creare con la violenza uno stato su base etnica) contro cui, attualmente, è molto difficile lottare. Non ultimo perché si tenta, dolosamente e artificiosamente, di confondere "antisionismo" e "antisemitismo", di equipararli, e perché si tenta, vilmente, di utilizzare i passati crimini razzisti subiti dalla popolazione ebraica in europa a protezione dei crimini razzisti attualmente perpetrati dallo Stato di Israele.

Bene, io sono antisionista, me ne vanto e ne vado fiero. Non sarò mai antisemita, o razzista nei confronti di nessuno, e proprio per questo mi oppongo all’utilizzo strumentale di questi termini per proteggere il fanatismo razzista di certi sostenitori di Israele. Chi è razzista deve essere isolato e convinto di essere profondamente nel torto, ed è per questo che sostengo il diritto a boicottare economicamente il sionismo come un tempo si boicottò l’apartheid sudafricano. Fermare una forma moderna di razzismo, e non resuscitarne una vecchia, è l’intento di chi propone di boicottare Israele.

Fermare le punizioni collettive, le quotidiane[2] umiliazioni, soprusi e crimini contro l'umanità subiti dalla popolazione palestinese, e chiedere che gli stati non diano diritti differenti, e criteri diversi di cittadinanza, a seconda di quale religione si professa o della provenienza dei propri genitori.

Per questo dobbiamo opporci al sionismo e rifiutare il tentativo, vile e strumentale, di accomunare l’antisionismo con l’antisemitismo, anche se ciò viene tentato quotidianamente dalla stampa e dalla politica di ogni ‘colore’, che sembrano, ancora una volta, non curarsi della libertà di espressione e piegare la realtà ai loro infimi scopi politici ed economici.

NOTE

[1] Ad esempio, giusto per fare qualche nome noto a tutti, Nelson Mandela, Desmond Tutu e Jimmy Carter hanno accusato apertamente Israele di praticare l’apartheid e la discriminazione razziale.

[2] Per farsi un'idea basti guardare a quanto è successo in questa ultima settimana, relativamente "tranquilla".

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