La guerra di conquista coloniale in Afganistan

James Coogan

Fonte originale: www.wsws.org/articles/2009/jul2009/pers-j10.shtml
Traduzione di Rolando M. per Uruknet
ripreso da Arianna
13 Luglio 2009


Nella provincia meridionale afgana di Helmand e’ attualmente in corso la piu’ vasta operazione militare da quando Obama e’ entrato in carica. Circa 4.000 Marines stanno cercando, insieme a centinaia di soldati britannici, di assumere il controllo di una popolazione afgana di etnia Pashtun la quale si oppone alla occupazione capeggiata dagli Stati Uniti sin da quando l’invasione del 2001 rovescio’ il governo talibano e insedio’ al suo posto un governo fantoccio.

Contemporaneamente il governo pachistano, costretto in sostanza dalle coercizioni finanziarie e politiche di Washington, ha dovuto impegnare il suo esercito in una brutale offensiva contro la popolazione Pashtun del Pakistan del nordovest, il cui crimine e’ quello di avere in comune storia, lingua e cultura con i Pashtun dell’Afghanistan e di appoggiare percio’ l’insurrezione talibana lungo tutto il mal definito confine fra i due paesi.

Il costo umano di tale operazione e’ gia’ impressionante. Con una selvaggia azione punitiva collettiva l’esercito pachistano ha scacciato dalle loro case almeno 2 milioni e mezzo di persone in zone tribali come quelle di Bajaur e Mohmand e nel distretto della Vallata Swat della provincia di frontiera del nordovest. Gli Stati Uniti si stanno associando all’assalto con l’effettuare, particolarmente nelle zone meridionali e settentrionali del Waziristan, incursioni aeree quasi quotidiane contro le case di supposti capi pachistani dell’insurrezione. Soltanto in questa settimana i missili americani hanno ammazzato almeno 80 persone fra uomini, donne e bambini.

Dopo circa otto anni di combattimenti nell’Asia Centrale Obama ha ora elevato il conflitto a un nuovo e piu’ sanguinoso livello – la cosiddetta Guerra AfPak – che viene combattuta su entrambi i lati del confine fra Afghanistan e Pakistan, e per la quale non e’ in vista alcun termine. David Kilkullen - l’ex consigliere del generale David Petraeus che ha contribuito alla stesura dei piani per l’incremento di truppe sia in Irak che in Afghanistan - ha cosi’ riferito questa settimana al giornale inglese Independent circa quanto viene apertamente discusso alla Casa Bianca e a Downing Street: "Prevediamo per l’Afghanistan nel migliore dei casi 10 anni come minimo, almeno la meta’ dei quali riguarderanno combattimenti abbastanza importanti. Questo e’ l’impegno che risulta necessario e questo e’ cio’ che occorre dire alla gente in America e in Gran Bretagna, e le va anche detto che questo comportera’ un certo costo".

La verita’ è che i governi americano, inglese, e degli altri paesi che partecipano a questa guerra stanno cercando di dire ai loro popoli il meno possibile su questo argomento, favoriti da una organizzazione dei mezzi di informazione corrotta che acconsente a venire controllata e che quindi diffonde unicamente servizi giornalistici sterilizzati al massimo. I giornalisti britannici che sono stati "sistemati" entro le forze armate della NATO in Afghanistan hanno detto il mese scorso al giornale Guardian che i servizi sulla quella guerra "fanno pena", e che sono "oltraggiosi" e "inammissibili". Thomas Harding del Telegraph ha riconosciuto: "Ci viene continuamente ripetuto che in Afghanistan tutto sta andando liscio e per il meglio, mentendo cosi’ tanto a noi che al pubblico" (vedi l’art. "Deficienza di servizi").

Un esempio tipico delle menzogne ufficiali e’ stata la dichiarazione del comandante americano in Afghanistan generale Stanley McChrystal riportata dal giornale USA Today, e cioe’ quella che le truppe americane sono andate a Helmand per "creare un’atmosfera nuova in un posto dove la gente rifiuta i Talibani e la loro cultura di paura e di intimidazione".

Ma resta il fatto che – come il New York Times ha riconosciuto la settimana scorsa – i Talibani stanno sempre piu’ guadagnando consensi a causa dell’odio esistente nei confronti degli occupanti americani e della NATO e del loro governo fantoccio di Kabul. Il 3 Luglio scorso la corrispondente Carlotta Gall ha messo in rilievo che "in alcune parti dell’Afghanistan meridionale l’atteggiamento degli afgani si e’ trasformato in aperta rivolta" e che "la gente ha preso le armi contro i soldati stranieri per proteggere le proprie case o perche’ furibonda per aver perso dei parenti in seguito alle incursioni aeree".

Per sopprimere la resistenza il Corpo dei Marines sta imponendo "un regime di terrore e di intimidazione" sui 250 mila abitanti della valle del fiume Helmand. La tattica ordinata dal generale McChrystal e’ modellata sui metodi anti-insurrezionali da lui applicati nelle zone rivoltose dell’Irak. Le citta’ principali sono gia’ state messe sotto comando militare. Qualunque spostamento della popolazione verso i mercati, i negozi e gli ospedali viene controllato e monitorizzato attraverso coprifuochi, posti di blocco, continue perquisizioni e interrogatorii stradali. I maggiorenti locali vengono forzati a dare informazioni sugli insorti, i quali sono poi presi di mira, per essere catturati o assassinati, da squadre della morte di unita’ speciali che i mezzi di informazione definiscono poi opportunamente come "pattuglie di ricognizione armate".

E’ poi cosa singolare che, pur avendo il governo Obama incrementato questa guerra, esso ha virtualmente lasciato cadere il pretesto originale che la giustificava. E cosa ne e’ stato di Osama bin Laden? Adesso si parla di lui solo raramente o mai, e quanto ad Al Qaeda, la propaganda ufficiale e i resoconti dei mezzi di informazione la relegano sempre piu’ in secondo piano.

E non si tratta di cosa da poco. Infatti la base legale ostentata per giustificare la presenza delle truppe americane in Afghanistan e’ costituita dalla "Autorizzazione all’uso della forza militare", deliberazione congiunta approvata dal Congresso degli Stati Uniti il 18 Settembre 2001 - una settimana dopo gli attentati dell’Undici Settembre – la quale autorizzava l’impiego della forza militare finalizzato alla cattura o distruzione della dirigenza di Al Qaeda, a cominciare da bin Laden, onde evitare ulteriori attacchi terroristici.

Adesso, dopo quasi otto anni, il pretesto che i soldati americani stiano in Afghanistan per scovare Al Qaeda e’ stato quasi abbandonato. In sua vece si dichiara ora che la guerra viene fatta contro "i Talibani", etichetta applicata indistintamente a qualsiasi afgano che resista alla occupazione capeggiata dagli Stati Uniti. E si noti che i Talibani non sono mai stati accusati di aver avuto un ruolo negli attentati dell’Undici Settembre. La giustificazione del governo Bush per dare addosso al governo islamico di Kabul era che esso aveva respinto l’ultimatum di consegnare agli Stati Uniti i capi di Al Qaeda. Il fatto che il pretesto originale per l’invasione dell’Afghanistan sia stato lasciato cadere pone la domanda: con quale pretesa giustificazione legale il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno continuato la guerra in Afghanistan e la stanno ora intensificando? La verita’ e’ che non ne esiste nessuna: resta solo la cruda realta’ di una guerra imperialista di saccheggio e di dominazione. L’occupazione dell’Afghanistan capeggiata dagli Stati Uniti e la tremenda violenza che sta ora sommergendo il Pakistan sono il vertice di 30 anni di intrighi imperialisti americani nell’Asia Centrale miranti a stabilire un dominio strategico ed economico su quella zona ricca di risorse.

Dal 1979 i successivi governi americani hanno foraggiato economicamente e rifornito l’insurrezione islamica allo scopo di rovesciare il governo afgano sostenuto dalla Unione Sovietica. Negli anni ’90, all’epoca di Clinton, la Casa Bianca spinse il Pakistan suo alleato a favorire l’insediamento a Kabul dei Talibani nella convinzione che il loro governo sarebbe stato favorevole alle aspirazioni delle compagnie americane miranti al controllo dei grossi progetti del petrolio e del gas nel Kazakhstan e in altri stati dell’Asia Centrale e alla costruzione di oleodotti attraverso l’Afghanistan. Quando la guerra civile e la conseguente instabilita’ impedirono la realizzazione di questi piani, venne tirata fuori, circa intorno al 2000, la presenza di Al Qaeda per iniziare le preparazioni di un’immediata conquista del paese da parte degli Stati Uniti.

Gli attentati dell’Undici Settembre furono il pretesto per rendere operativo questo progetto. Oltre ad un potenziale accesso alle risorse dei paesi vicini, l’occupazione dell’Afghanistan fornisce agli Stati Uniti ed ai loro alleati NATO una base strategica avanzata per azioni di forza contro dei loro rivali che mirano a un’influenza in quella zona, come la Russia, la Cina, l’India e l’Iran.

La cosiddetta "guerra AfPak" non e’ quindi una guerra contro il terrorismo o una guerra per la democrazia, o per aiutare il popolo afgano che soffre da tanto tempo, ma e’ invece un’indefinita guerra coloniale il cui scopo fondamentale e’ quello di rendere l’Afghanistan uno stato clientelare degli Stati Uniti e garantire che il Pakistan rimanga fermamente sotto l’influenza geopolitica di Washington.

Tutti i lavoratori del mondo devono percio’ esigere l’immediato e incondizionato ritiro dal Pakistan di tutte le truppe americane e straniere e la cessazione delle operazioni militari imperialiste nell’Asia Centrale, e il diritto dei popoli afgano e pachistano a determinare da soli il loro futuro.

Ritorna alla prima pagina